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Intervista con il vice ministro Nencini: “Trasparenza e certezza per rilanciare l’edilizia”

Riqualificare le periferie urbane, migliorare la viabilità e i collegamenti ferroviari, rimettere in moto l’edilizia sociale pubblica. Queste le priorità del Governo che con la legge di Stabilità ha stanziato risorse aggiuntive per 500 milioni di euro da destinare al recupero delle città. Ne abbiamo parlato con Riccardo Nencini, vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Questa intervista sarà pubblicata sul prossimo numero della rivista Civiltà del Lavoro

a cura di Silvia Tartamella

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Il vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Riccardo Nencini

Lo scorso 2 dicembre si è chiuso il bando relativo al “Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate”. Quali risultati?

Il lavoro di censimento è ancora in corso. Per il momento possiamo dire che su scala nazionale registriamo una discreta attenzione sulle città di medie dimensioni e ci sono buoni progetti che riguardano le periferie e i centri storici.

La somma a disposizione – quasi 200 milioni spalmati su tre anni – indirizza a progetti sì importanti, ma comunque di piccolo taglio.

È così, ma non si tratta delle uniche risorse messe in campo dal Governo. Nell’ultima legge di Stabilità abbiamo stanziato altri 500 milioni di euro per le periferie che saranno erogati nel corso dei prossimi anni secondo una scalettatura temporale da definire. Con l’Anci, invece, stiamo lavorando a un Protocollo d’intesa da inviare a tutti i Comuni italiani nel quale saranno indicati i criteri rispettando i quali ci si potrà definire smart city. Fino ad oggi, infatti, in Italia su un totale di poco più di 8mila Comuni, circa 3mila affermano di avere avviato interventi che possono essere riferiti al concetto di smart city. Riteniamo, tuttavia, che a parte città come Trento e poche altre, nella stragrande maggioranza si siano fatte piccole cose. È nostra intenzione, allora, fornire attraverso il Protocollo una mappa di criteri e di best practice ai quali fare riferimento per quanto riguarda la mobilità, gli spazi verdi, la sicurezza e così via.

Come rimettere in moto invece l’industria dei grandi interventi urbanistici ed edilizi nel Paese?

Nelle scorse settimane è stato approvato dal Senato in via definitiva il nuovo Codice degli appalti, che porterà semplificazione, trasparenza e certezza in tema di opere pubbliche. Sempre all’interno della legge di stabilità cito tutto il pacchetto degli eco-bonus e dei finanziamenti destinati all’edilizia sociale pubblica. Aggiungo anche, come terza misura, i maggiori finanziamenti per le Ferrovie dello Stato e per l’Anas. I primi serviranno a completare le ultime arterie dell’Alta Velocità: Napoli-Bari, Palermo-Messina-Catania, Milano-Venezia e i collegamenti con gli hub internazionali di Milano Malpensa, Fiumicino e Venezia. Una parte di questi interventi ha già superato il vaglio delle Commissioni di Camera e Senato e le tratte sono di prossima esecuzione da parte di Rete Ferroviaria italiana. Per quanto riguarda il sistema viario abbiamo raddoppiato i fondi fino a due miliardi e 800 milioni di euro per il completamento della strada statale Ionica e dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, che dovrebbe essere pronta – secondo quanto dichiarato dal ministro Delrio – tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2017. Entro il 2012 dovrebbero, invece, essere completate la Orte-Mestre e la Fano-Grosseto, per le quali sono aumentati i fondi.

Approfondiamo il caso Milano. A parte l’area Expo, vi sono aree dismesse appartenenti alle Ferrovie per un totale di circa 1,2 milioni di metri quadrati. A cosa potrebbero essere destinate?

Fermo restando che la decisione passa da un accordo diretto tra l’amministrazione comunale e le Ferrovie dello Stato e che ciascuna città ha esigenze diverse – abitative, commerciali, espositive – bisogna tenere presente la vocazione di Milano, che da qui al 2030 diventerà la città più giovane d’Italia a causa di migrazioni sia interne che esterne al Paese. Personalmente la immagino come una città a tre teste: finanza, conoscenza e creatività. A patto, però, di riuscire a relazionarsi bene con tutta l’area metropolitana. Già adesso Milano ha tutte le caratteristiche per confermare e rafforzare la propria posizione di capitale europea. Un ruolo che ci viene suggerito anche dalla storia. Quando nel Cinquecento l’imperatore Carlo V muore, lascia al figlio Filippo, a sua volta futuro imperatore, un testamento politico molto chiaro: raccomanda, in particolare, di non perdere mai la città di Milano perché Milano è il collegamento con l’Europa.

In generale, a quali funzioni sarebbe preferibile destinare le aree urbane da riqualificare? È possibile individuare una necessità nazionale prevalente?

In primo luogo, occorre una migliore e maggiore manutenzione della viabilità potenziando i collegamenti ferroviari con i porti e gli aeroporti e destinandoli al trasporto merci oltreché passeggeri. La “cura del ferro” è necessaria soprattutto in alcune regioni meridionali per ridurre il grande divario con il nord del Paese. A questo aggiungo che occorre riattivare il mercato immobiliare: servono abitazioni a un costo accessibile o a prezzo calmierato. Su questo fronte, inoltre, stiamo lavorando con Ance e con l’Ordine degli architetti per elaborare – solo con una revisione normativa e dunque a costo zero – un codice edilizio unico adottabile a livello di aree metropolitane: Comuni contigui applicherebbero la medesima normativa, o comunque molto uniformi. D’altronde oggi, in tempi di globalizzazione, se non si lavora su piattaforme autorevoli anche sul piano delle dimensioni si viene “spazzati via”.

Quando si parla di riqualificazione urbana vengono sempre citate le caserme dismesse. Cosa farne? 

Premesso che è materia sulla quale sono chiamati a intervenire il Ministero della Difesa e l’Agenzia del Demanio, a livello generale possiamo dire che le caserme rappresentano certamente un patrimonio di qualità grazie anche al fatto di essere ubicate il più delle volte nel cuore delle città. Vanno pertanto riutilizzate al più presto anche perché i costi di manutenzione sono molto elevati.

 

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