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Intervista ad Enrico Loccioni: «Sostenibilità? È condizione per la salute dell’impresa»

28.09.2021

C’era anche il manager marchigiano partito dal nulla, Enrico Loccioni al convegno nazionale dei Cavalieri del Lavoro, ‘La grande transizione’, di sabato scorso al teatro auditorium Manzoni a Bologna. Partito dal nulla perché Loccioni, come racconta spesso, non voleva seguire la strada dei genitori contadini, «perché la terra è bassa e dura». Ha scelto di restare sulle sue amate colline e ha creato ad Angeli di Rosora, accanto al fiume Esino, il quartier generale di un’impresa internazionale che produce sistemi di controllo per impianti industriali. E ha successo in tutto il mondo. Oltre all’Harley Davidson, con cui va alla scoperta dei luoghi più inediti del suo territorio, la passione di Enrico Loccioni è conoscere le persone. Si interessa dei giovani, andando nelle aule delle scuole, per comprendere le loro motivazioni, le loro aspirazioni, per trasferire loro la passione per il lavoro. Si interessa dei «nonni», degli over 70 dalla vita intensa, che possono essere guide e ispiratori. E spesso il sabato, armato di cestini pieni di cose buone per la merenda accoglie giovani e meno giovani sotto il fienile dell’Abbazia di Sant’Urbano, creando questi ponti generazionali sempre con l’obiettivo di sviluppare lavoro e imprenditorialità nel territorio.

Il tema della grande transizione, da e verso cosa?

«Oggi si parla di transizione ecologica, di una massiccia e urgente riconversione di ogni settore verso un approccio sostenibile, spinti dall’urgenza del cambiamento climatico. In realtà credo che questa transizione sia iniziata molto tempo fa, da quando in dieci anni tra 1886 e il 1896 una combinazione di personaggi eccezionali tra cui Edison, J.P. Morgan, Westinghouse, Nicola Tesla, hanno innescato un processo che arriva ai giorni nostri e che si chiama elettrificazione. Da sempre l’energia è la fonte principale di sviluppo e innovazione e l’energia elettrica oggi può e deve essere pulita, affidabile, immagazzinabile, autoprodotta, autoconsumata, circolare. Nel nostro laboratorio a cielo aperto – la Leaf community – abbiamo dimostrato come si possa continuare a sviluppare, a crescere, a migliorare comfort e perfomance e nello stesso tempo azzerare le emissioni, l’impatto ambientale. Mettere in equilibrio l’attività e la vita dell’uomo con la natura, significa seminare bellezza per il futuro».

Sostenibilità e innovazione sono due cardini del Recovery fund. Cosa vi attendete?

«La nostra sfida per la sostenibilità – ambientale, economica, sociale – e la resilienza è iniziata tanto tempo fa, mettendo al centro le persone, i clientimercati e il territorio. La sostenibilità e l’innovazione passano attraverso questi tre elementi, fondamentali per la salute dell’impresa. Ben venga che l’attenzione e le risorse vadano in questa direzione, che sempre di più se ne parli, ma sono convinto la motivazione deve sempre venire dall’interno, dalla capacità degli imprenditori e di tutti coloro che operano sul mercato di guardare a lungo termine, di immaginarsi attori di uno sviluppo sostenibile e felice. La sostenibilità, prima di essere un’opportunità è una condizione necessaria per la salute dell’impresa, mentre l’innovazione è un comportamento. Il Governo attuale sicuramente gode di credibilità e credo ci siano persone di spessore. Ma molto dipende da tutti noi».

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