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Intervista ad Antonio D’Amato | Appello dei Cavalieri del lavoro: «Il Governo punti sui giovani per tornare competitivi nel mondo» – QN 7 ottobre 2019

07.10.2019

Intervista al Presidente della Federazione Cavalieri del Lavoro  Antonio D’Amato pubblicata su QN – Quotidiano Nazionale il 7 ottobre 2019


UN’ITALIA «autorevole e credibile», che sappia affrontare ritardi e contraddizioni nelle politiche di crescita e sviluppo, potrà contribuire a rilanciare il progetto di un’Europa unita, baricentro della stabilità e della prosperità mondiale, competitiva, area di opportunità di ripresa e occupazione. Da Napoli il presidente della Federazione nazionale dei Cavalieri del Lavoro, Antonio D’Amato, ha illustrato, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le difficoltà e, al tempo stesso, i punti di forra del Vecchio Continente concludendo il convegno «Europa: Radici, Ragioni, Futuro». A raccolta, nel Teatrino di Corte di Palazzo Reale, una fetta significativa dell’eccellenza del sistema produttivo del Paese. «L’Europa — sottolinea l’ex numero uno di Confindustria — non solo è la dimensione minima indispensabile per poter contare nei tavoli in cui si decidono le sorti del pianeta, ma è anche l’unica per competere a livello globale, assicurare crescita, sviluppo e benessere e, dunque, ridare vigore a quel ceto medio spina dorsale della nostra democrazia».

Guardiamo in casa nostra: da dove cominciare ora che c’è un nuovo esecutivo?

«Il nuovo governo dovrà rilanciare la competitività del sistema-Paese, rimettere in moto quel serio percorso di sviluppo indispensabile per creare le risorse da investire in equità, inclusione e opportunità di lavoro. Per creare sviluppo e lavoro, però, bisogna riuscire a rilanciare gli investimenti. E occorre realizzare quelle riforme indifferibili per attrarre investimenti anziché farli fuggire».

Non siamo più competitivi?

«Nonostante l’Italia sia un Paese ricco di imprenditori e ancora con una grande vocazione industriale, non siamo competitivi».

Dunque, riforme per attrarre e generare investimenti: ma quali riforme?

«Da una maggiore flessibilità del mercato del lavoro a una giustizia efficiente e veloce, dalla modernizzazione della Pubblica amministrazione a un fisco meno oppressivo e più trasparente. Occorre riprendere a investire su noi stessi, con un grande programma di potenziamento delle infrastrutture, dalla manutenzione e riqualificazione del territorio al risanamento ambientale e idrogeologico. Il Paese è a rischio dopo oltre due decenni di mancanza di investimenti. Anche se ritengo che il vero punto di partenza sia un altro».

Da dove cominciare?

«Dall’investimento sulla formazione dei giovani. L’education è sempre stata un’assoluta priorità del Paese ma da troppi anni viene compromessa da riforme inadeguate. Oggi, per fare dell’education un volano di sviluppo economico e crescita civile, va ricentrato tutto il sistema educativo su tre obiettivi fondamentali: merito, opportunità ed eccellenza».

Credibilità e autorevolezza sono presupposti anche per chiedere più Flessibilità all’Europa?

«Certo. Rigore e crescita non sono in contraddizione tra di loro. Quanto più saremo rigorosi sui nostri conti, tanto più potremo chiedere e ottenere maggiore flessibilità per gli investimenti e per sostenere quelle riforme che rimettano in moto il mercato del lavoro».

Lei è spesso in giro per il mondo. Qual è la percezione dell’Italia?

«L’Italia vive un deficit di credibilità e di reputazione che contrasta con la passione che il nostro Paese suscita a tutte le latitudini. Tutti vorrebbero mangiare italiano, vestire italiano, fare le vacanze nel nostro Paese, avere in casa design italiano, ma dall’altro lato continuiamo a non essere in grado di attrarre investimenti esteri con l’eccezione di quanti comprano marchi prestigiosi ma non investono sull’allargamento della base produttiva».

Che cosa ci penalizza?

«La mancanza di riforme strutturali che in altri Paesi sono state fatte da decenni. Ma anche il degrado che spesso mostriamo nella conservazione e nella manutenzione delle nostre città, del nostro patrimonio artistico e del nostro territorio, le gravi disuguaglianze sociali, a partire dall’elevatissima disoccupazione giovanile e femminile. Eppure».

Eppure?

«Eppure, noi abbiamo energie straordinarie, una grande capacità di lavoro, imprenditori coraggiosi che girano il mondo promuovendo l’Italia che produce. Dobbiamo impegnarci, responsabilmente, per recuperare i ritardi che ci stanno mettendo fuori gioco. Solo così sarà possibile riaprire una strada di sviluppo, di crescita e di benessere per noi, per le nuove generazioni e per la nostra Europa.

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