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Intervista ad Aldo Bonomi: “I miei 70 anni pieni di passione, tra famiglia, lavoro e sport”

14.10.2021

Aldo Bonomi oggi compie 70 anni. In questa chiacchierata non parla solo di industria e lavoro ma anche di amici e nemici, di gioie e rimpianti.

Bonomi, dia una definizione di se stesso.

Gliene propongo due: uomo fortunato e ottimista preoccupato.

Una spiegazione è d’obbligo. Partiamo dall’uomo fortunato.

Se non sono fortunato io, chi deve esserlo? Intanto la famiglia: i miei genitori, che mi hanno insegnato il valore del lavoro, dell’onestà intellettuale verso se stessi e gli altri. Mia moglie Eliana, fondamentale: mi ha permesso di fare quel che ho fatto crescendo magnificamente i miei figli Marta, Monica e Mario. Ragazzi seri e capaci, in grado di raccogliere il testimone in azienda insieme ai miei nipoti Massimo e Alessandra, i figli di mio fratello Carlo.

A proposito, Carlo avrebbe potuto diventare un calciatore professionista. Lei non ha mai avuto un sogno nel cassetto?

Avrei fatto volentieri il pilota automobilistico ma mio padre Massimo non me ne ha dato la possibilità.

Sta dicendo che il mondo dello sport con I fratelli Bonomi ha perso due potenziali campioni?

Per quanto mi riguarda, non lo so. Carlo, invece, a calcio era davvero bravo.

Non ha nemmeno una vena di rimpianto?

No, perché nel lavoro ho trovato la mia realizzazione. A scuola non ero uno studente-modello. Quando ho iniziato in azienda, temevo che il lavoro fosse una sofferenza come la scuola. Invece ho visto subito che mi piaceva. Ho iniziato a sgobbare, mi sono sposato a 24 anni. La mia vita è stata segnata: ho pensato alla famiglia, al futuro.

Bonomi Group quest’anno festeggia i 120 anni di attività. Nacque nel 1901 come Rubinetterie Bresciane Bonomi spa

Avevo la mia idea: ognuna delle famiglie (parlo di quella mia e dei miei cugini) doveva avere un’azienda da guidare. Avremmo dovuto stare uniti per crescere, per acquisire altre imprese. Non è andata così. Alla fine il gruppo è rimasto a me e a Carlo. Ma ho il rimpianto di avere speso gli anni e le energie migliori per non perdere le industrie, anziche per costruire qualcosa di bello per tutta la famiglia. Anziché ingrandirci, ci siamo separati.

Sente di avere sprecato troppo tempo?

Forse non è stato sprecato, visto quello che è diventato il nostro gruppo. Però allora c’erano le opportunità, e i soldi, che oggi non ci sono più. E se guardo a quel che ho fatto in questi 70 anni, sono felice ma di sicuro avrei potuto fare di più. Oggi ho più esperienza, ma meno energia.

Vorrebbe fermare il tempo?

Ah, sarei l’uomo più felice del mondo: ho ancora troppe cose da fare. E se lavoro, sono contento. Mi sento fortunato in tutto: non solo per la mia attività ma per la famiglia che ho, per gli amici, per le passioni. Certo, anch’io ho i momenti-no, i miei problemi, le mie arrabbiature. Ma fanno parte della vita.

Adesso spieghi la definizione di ottimista preoccupato.

Ottimista, penso che si sia capito.

E perché preoccupato?

Perché qualche volta non vedo il futuro. In Italia fare impresa è un’impresa.

Pero, adesso la ripresa è evidente soprattutto nel nostro Paese.

D’accordo, ma non è merito dell’Italia. Le faccio una domanda: le aziende italiane sono competitive? La risposta è no ed è un bel problema. Noi combattiamo nel mondo, ma non possiamo farlo ad armi pari. Se devo combattere a livello internazionale, devo avere uno Stato che mi permetta di stare in battaglia, di avere le stesse condizioni dei miei concorrenti stranieri. Se pago più tasse, come fanno le aziende serie, ho meno soldi per investire.

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