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Intervista ad Alberto Vacchi: «Clima, digitale e sociale: la transizione chiede etica»

28.09.2021

Transizione come capacità di affrontare il cambiamento e cogliere le occasioni. Alberto Vacchi, presidente e ad del gruppo bolognese Ima (1,5 miliardi di fatturato nel 2020), vede non solo necessità ma anche opportunità nell’insieme di rivoluzioni che stanno caratterizzando questa epoca e di cui si è parlato sabato al convegno nazionale 2021 dei Cavalieri del lavoro. A patto, ovviamente, di saperle cogliere.

Alberto Vacchi, cos’è per lei la transizione?

«È una realtà a cui non possiamo più sottrarci. Viviamo in una realtà in totale evoluzione. Abbiamo l’obbligo di declinare questo processo perché sia collegato a un percorso di crescita e non di degrado. È difficile farlo in una logica individuale, serve l’impegno di tutti. Veniamo dalla crisi economica del decennio scorso, di cui portavamo ancora i segni prima del Covid. Poi c’è stato il Covid e il tema della transizione è diventato epocale. Il concetto di transizione per me si coniuga con una logica di cambiamento e di cogliere le occasioni».

Può fare qualche esempio?

«L’esempio più evidente è dato dal Covid, con le occasioni e opportunità che, per esempio, la logica dei vaccini dà per combattere il virus. Poi ci sono le riforme che l’Europa chiede e che l’Italia sta avviando in maniera più veloce rispetto ai periodi precedenti, grazie a cui riusciremo a ottenere i fondi europei. Il cambiamento è anche figlio di una situazione senza precedenti: abbiamo un globo con 8 miliardi di abitanti, non è possibile costruire percorsi o modelli senza pensare a un’evoluzione o a una crescita».

Come si sta comportando l’Italia?

«Il Paese ha dato forti segni di reazione. La crescita anche durante il Covid, l’impennata che col governo Draghi c’è stata ed è migliore delle aspettative, è un indice di come siamo stati in grado di reagire a prescindere dalle critiche a cui siamo sempre stati assoggettati. Abbiamo dato un segnale importante. La sensazione è di un Paese in grado di saper riformare: abbiamo un’Europa più flessibile, ci auguriamo che la politica tedesca futura non si irrigidisca».

Oltre alle riforme, la transizione si declina in molti altri modi.

«C’è una transizione di tipo etico. Abbiamo visto cosa accade quando ci troviamo di fronte a transizioni repentine e non previste, come in Afghanistan. I cambiamenti velocissimi sono purtroppo all’ordine del giorno, senza una base di transizione etica credo che si faccia poca strada in generale. Poi i vari tipi di transizione necessaria. I cambiamenti globali sono una realtà: i vari negazionismi, dal punto di vista climatico o del Covid, sono perdenti alla luce delle evidenze».

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