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Domenica con Francesco Starace – “Ridurre la dipendenza dal gas russo é possibile l’Europa può farcela”

13.03.2022

Francesco Starace si è laureato al Politecnico di Milano in ingegneria nucleare. Dal maggio 2014 è amministratore delegato e direttore generale di Enel, una multinazionale energetica che oggi è la società privata più grande al mondo nel campo delle rinnovabili.

Perché ha deciso di studiare ingegneria nucleare?

«A 18 anni volevo fare l’avvocato, ma dopo aver visto gli esami che avrei dovuto fare, ho fatto una ricerca su tutti i corsi universitari disponibili a Milano, dalla A alla Z, e ho scelto ingegneria nucleare. L’Italia era nel pieno di un grande progetto nucleare, si era appena usciti dalla crisi petrolifera del 1973/74, ma la mia scelta era dettata più dall’amore per la fisica che dal desiderio di fare l’ingegnere».

L’Italia non ha nucleare neanche oggi, che ne pensa?

«In retrospettiva, il risultato negativo del referendum del 1987 non era sbagliato, ma sarebbe stato più saggio mantenere gli impianti esistenti e bloccare i progetti nuovi. Dopo le tragedie di Chernobyl e Fukushima questa tecnologia è divenuta insostenibile. I costi sono diventati folli, i ritardi impossibili, non è più uno strumento economico per generare energia come era stato presentato alle origini».

Dopo la decisione di uscire dal nucleare cosa bisognava fare?

«Enel aveva deciso per il carbone e il petrolio, non propriamente una soluzione pulita. Poi, il petrolio venne sostituito dal gas a inizio anni 2000, quando entrai in azienda. Le tecnologie vanno a fasi, diventano obsolete o vengono sostituite da quelle migliori. Nell’ultimo decennio le rinnovabili hanno dimostrato che quello che sembrava un sogno poteva essere vero».

Quanta energia in Italia oggi dipende dal gas?

«Ne12021,1’Italiaavevaunaproduzione interna di 250 terawatt ora, di cui circa 120 dipendevano dal gas. Stiamo parlando solo di elettricità, poi il gas si usa anche per riscaldare le case e per i processi industriali. L’Italia è uno dei Paesi più dipendenti dal gas. Nel settore elettrico però potrebbe venire sostituito dalle rinnovabili in meno di 10 anni, o anche meno volendo».

Quanto l’Europa dipende dal gas russo?

«L’Europa è molto esposta, i mercati sono interconnessi, la Francia patisce la stessa crisi della Germania, con prezzi alti e problemi con le centrali nucleari. L’Europa dipende troppo dal gas, e ha quasi completamente esaurito le proprie risorse. L’Italia poi è estremamente dipendente, il 40% del gas che importa arriva dalla Russia e il resto viene dall’Algeria, dalla Libia, dall’Azerbaijan. Dobbiamo liberarci da questa dipendenza il prima possibile».
Quali sono le principali fonti di energia rinnovabile?
«L’idroelettrico è stato la prima forma di elettricità in Europa e negli Usa. Il Regno Unito con il carbone è stato un’eccezione». Possono le rinnovabili garantire il nostro consumo? «Non esiste un vero limite a quanta energia rinnovabile può venire immessa nel sistema, ma in passato questo non era molto evidente. Circa 15 anni fa gli operatori della rete tedesca hanno pubblicato uno studio secondo cui con i15% di rinnovabili la rete sarebbe stata instabile e ingestibile. Ora sono al 35% e al 40%; e nelle ultime settimane anche a più dell’80%. C’è bisogno però di digitalizzare la rete, cosa impossibile 10 o 20 anni fa, e di collocare più batterie per gestire i flussi. Oggi le rinnovabili sono competitive, è necessario promuoverle per ridurre la dipendenza dal gas».

Quanta energia produce Enel rispetto ai concorrenti?

«In termini di capacità rinnovabile, 5-6 anni fa abbiamo scoperto di essere la più grande azienda privata al mondo, e lo siamo anche oggi, oltre a essere quelli che crescono di più. Nel 2021 abbiamo installato più capacità rinnovabile di chiunque altro, così come avvenuto negli ultimi quattro anni».

Scegliamo le rinnovabili per combattere il cambiamento climatico?

«Le scegliamo perché sono meno care e più prevedibili. Il costo di produzione è più o meno fisso, un cambiamento enorme dopo che, dagli anni ’60 in poi vivevamo in una grande volatilità dei prezzi del petrolio. Ed è terribile dover pianificare l’economia su qualcosa fuori dal nostro controllo e totalmente imprevedibile».

Il mondo è pronto a cambiare tutti i trasporti e i sistemi di riscaldamento?

«È una transizione. Il mondo non è mai pronto per il cambiamento, eppure continua a cambiare, spesso senza che noi ce ne accorgiamo. Man mano che l’elettricità diventa decarbonizzata si fa anche più economica e meno volatile, e quindi ci si chiede se utilizzarla in modi fino ad allora inconcepibili. Oggi parliamo di trasporti, auto e camion, ma vedrete presto anche il riscaldamento e il raffreddamento, le pompe di calore elettriche sono molto meglio delle caldaie a gas. I processi industriali diventeranno sempre più elettrificati. Cosa vuol dire avere milioni di auto con le batterie da ricaricare? E milioni di pompe di calore? Come adattare la rete? Come fare in modo che questi cambiamenti siano sicuri e affidabili? Questo è il nostro lavoro».

Crede davvero che l’idrogeno verde sarà la fonte principale di energia pulita?

«L’idrogeno “verde” viene prodotto dall’elettrolisi, e quindi oggi è costoso rispetto a quello “grigio” derivato dal gaso dal carbone. Quello verde però non produce CO2, non ha un impatto sul clima. Potrebbe diventare competitivo? Ci sono due fattori. Il primo è che l’energia rinnovabile usata per produrlo deve costare sotto i 40 euro per megawattora, e ci siamo arrivati, e il secondo è che il costo dell’elettrolisi deve ridursi di un fattore di sei, il che è molto cospicuo, ma parecchi altri settori, incluso quello delle batterie, sono già riusciti a realizzare simili riduzioni nei loro costi».

Come si posiziona l’Europa nel settore dell’energia rispetto a Cina, America o Russia?

«Nella rivoluzione elettrica, l’Europa è molto avanti perché abbiamo investito nella combinazione di digitale ed elettrico molto prima. Il sistema europeo è il più solido, performante e attrezzato per il futuro».

Quante rinnovabili sono presenti oggi a livello globale in Enel?

«Quest’anno produrremo quasi i155% di energia da fonti rinnovabili. Ci aspettiamo un incremento annuo del 5%».

L’intelligenza artificiale sostituirà gli umani?

«No. La profonda trasformazione digitale ha un impatto, ma è positivo, permette di liberare risorse per altro. Per esempio, quando chiudiamo le centrali a carbone, gas e termiche, i loro dipendenti si trasferiscono sugli impianti rinnovabili. Avremo bisogno di più persone perché la crescita è molto rapida. Abbiamo un problema con le assunzioni, perché non è facile trovare persone specializzate in questo settore».

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Articolo pubblicato il 13 Marzo 2022 da Specchio

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