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Illy Andrea – La sostenibilità si raggiunge solo con la rigenerazione

29.05.2023

Ridurre i nostri consumi non è una soluzione credibile e sufficiente di fronte a una crisi di sistema che parte dal clima ma ha un impatto sulla vita nella sua interezza. È vero, la situazione è critica, ma questo non deve offuscare la capacità di pensiero per una risposta completa a questi rischi. E non è un caso che la Regenerative Society Foundation porterà questa visione al Festival dell’Economia di Trento, perché le imprese devono essere al centro di questo cambiamento. Nell’antropocene, l’attuale epoca geologica, abbiamo trascurato i servizi ecosistemici che producono le condizioni per la vita stessa: l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo, le difese che ci proteggono, le risorse che consumiamo e la stabilità climatica di cui godiamo.

Quando questa stabilità viene meno, ci troviamo di fronte a crisi come quella appena avvenuta in Emilia Romagna. Sostenibilità significa perpetuare la vita, e si può raggiungere solo attraverso la rigenerazione spontanea della biosfera. Questa capacità rigenerativa si basa sull’equilibrio tra la sua biocapacità (superficie e lima) e la nostra impronta ecologica. È tempo di pensare a questa sfida in un modo nuovo: ogni cittadino deve avere una quantità minima procapite di riserve naturali, che sono gli ecosistemi con la più elevata produttività di servizi ecosistemici. Spetta dunque agli Stati individuare delle regole perla conservazione di riserve naturali in dimensione proporzionale alla popolazione. Per fare tutto ciò servono risorse, ma non possiamo nasconderci dietro alibi di contabilità a breve termine: per conservare e in parte bonificare aree degradate è necessaria un’imposta ambientale (Payment for Ecosystem Services).

È fondamentale riconoscere la nostra traiettoria rispetto ai limiti del pianeta. La demografia globale ci dice che tra quarant’anni avremo il doppio dei consumi di oggi. Come arrivarci? L’impatto di alcune azioni umane è reversibile, quello di altre non lo è: dobbiamo agire per evitare di superare i punti di non ritorno, con un approccio sistemico: il cambiamento climatico, la gestione delle risorse idriche, la sicurezza alimentare e la salute sono sfide che richiedono uno sguardo integrato e una cooperazione internazionale senza precedenti nonostante le tensioni geopolitiche. Ma è un errore pensare che la soluzione stia banalmente nel ridurre i nostri consumi. Nell’equazione della sostenibilità sappiamo che la demografia non può essere toccata, dobbiamo dunque intervenire sull’efficienza: dalla cattura del carbonio alla biodiversità, dall’acqua ai rifiuti, la transizione a industrie cleantech deve avvenire con la massima urgenza, senza dunque attendere la fine del ciclo di vita della tecnologia installata. Per raggiungere questo traguardo è necessario una fase di investimenti sproporzionati, un salto tecnologico che ci permetta di superare gli ostacoli attuali.

Negli Stati Uniti, come ha ricordato pochi giorni fa Paul Krugman sul New York Times, una scelta spesso discutibile come quella dei sussidi sta funzionando meglio di tasse, sistemi di crediti o quote. I sussidi possono essere finanziati con onerose eco-tasse pagate da chi inquina, avviando così un altro incentivo a non inquinare. Creando industria in un modo nuovo e diverso, abbracciando la rincorsa rigenerativa, vengono creati posti di lavoro e la tecnologia fa dei passi in avanti che ci servirebbero ogni giorno. Pensiamo per esempio all’acqua e alla piaga della siccità: per ogni loo litri d’acqua immessi nella rete nel nostro Paese, 40 vengono persi. Certamente, i sussidi presentano dei rischi e accendono una competizione tra continenti, ma nel lungo periodo questa corsa sarà benefica. Krugman lo ha spiegato con una battuta sul paradosso delle regole. Nessuno di noi vorrebbe trovarsi a dire, tra qualche anno: «Beh, abbiamo rovinato il pianeta, ma se non altro ci siamo attenuti correttamente ai regolamenti dell’organizzazione Mondiale del Commercio». L’attività della Regenerative Society Foundation ha al cuore una visione pragmatica e imprenditoriale, figlia del percorso dei propri fondatori.

Di fronte a una sfida complessa, abbiamo scelto di puntare in primis sulle aziende, che possono convincere i loro clienti, i dipendenti, i fornitori, a far parte di un movimento. Con un focus chiaro sulla dimensione economica della sfida rigenerativa, potremo passare da un modello estrattivo a uno rigenerativo e raggiungere un nuovo equilibrio. Partiamo dalla conoscenza, per colmare le lacune cognitive esistenti, condividiamo buone pratiche per arrivare a definire assieme alle istituzioni dei nuovi standard in grado di indirizzare ricerca e investimenti. Siamo a un punto di svolta, ma possiamo agire, con coraggio. Trento è un’occasione preziosa di incontro: auspichiamo che tante altre donne e uomini, dalle imprese alla ricerca, scelgano di unirsi a noi in questa rincorsa.

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Articolo pubblicato il 27 maggio 2023 da “Il Sole 24Ore”

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