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Il Re dello spumante

14.11.2022

Il re dello spumante, così è stato definito per una vita intera Vittorio Vallarino Gancia, morto sabato notte a novant’anni appena compiuti, nella sua abitazione di Asti, assistito dalla moglie Rosalba e dai figli Maxe Lamberto. Re dello spumante non a caso, perché da imprenditore vitivinicolo è stato uno straordinario protagonista dell’industria italiana, guidando e portando a livelli internazionali per decenni la storica casa di vini e spumanti fondata da Carlo Gancia a metà Ottocento. Qui, nelle colline astigiane, nacque lo spumante italiano, l’eterno rivale dello champagne francese, antesignano della voglia delle bollicine che poi negli anni ha conquistato sempre più importanza, ma diventando per migliaia di famiglie italiane anche il “profumo del Natale”, perché tradizione voleva che si accompagnasse il dolce tipico delle feste —pandoro o panettone—con un bicchiere di Asti spumante. Un maestro di vita, lo racconta il figlio Lamberto, «ci ha saputo guidare con saggezza, ha dedicato molto tempo alla famiglia, dicendo sempre le cose che pensava. Il suo è stato un insegnamento fondamentale, ci mancherà moltissimo» spiega ricordando quando nel 1979 lo iscrisse all’Università di Davis, in California, «perché approfondissi le mie conoscenze in viticoltura ed enologia». Vittorio Vallarino Gancia ha guidato l’azienda Fratelli Gancia di Canelli, nell’Astigiano, fino al 1996, quando passò il testimone per diventarne presidente onorario. Cavaliere del lavoro, a lungo presidente dell’Unione italiana Vmi, cominciò giovanissimo a lavorare nell’azienda fondata dal bisnonno Carlo che nel 1850 produsse a Canelli il primo spumante metodo classico italiano con le uve Moscato. E dopo la laurea in Scienze politiche si dedicò subito al settore delle esportazioni, diventando
poi «protagonista del percorso che ha portato al riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità dei paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato – ricorda il sindaco di Canelli Paolo Lanzavecchia – sviluppando una realtà importante per il nostro tessuto sociale, in grado di portare occupazione e risorse».

Un «uomo di visione», lo definisce Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione italiana vini, «carismatico, con una visione internazionale del vino e della promozione del territorio che si sono dimostrate vincenti» le parole di Lorenzo Barbero, presidente del Consorzio dell’Asti. E al cordoglio degli imprenditori si aggiunge la politica, dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto a Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica amministrazione: «Perdiamo un imprenditore che ha portato il Piemonte nelmondo».

Della sua storia, della sua vita, non si può non ricordare quanto accaduto i15 giugno del 1975, quando venne sequestrato a scopo di estorsione dalle Brigate Rosse tra Canelli ed Acqui, nell’Alessandrino. Un sequestro lampo, una vicenda drammatica: durante lo scontro tra brigatisti e militari dell’Arma, persero la vita un carabiniere, Giovanni D’Alfonso, e la brigatista Mara Cagol, un caso riaperto di recente dalla procura di Torino per dare un nome a chi partecipò. Tra i fondatori del Consorzio d ell’Alta Langa e trai più convinti sostenitori dell’Asti spumante, nel 1980 creò anche il Pinot di Pinot, aprendo un nuovo e importante mercato riservato agli spumanti secchi. Da anni Vallarino Gancia aveva lasciato il timone dell’azienda (fra il 2011 i12013 il brand è stato acquisito dalla Russian Standard del magnate Rustam Tariko, che ha lasciato la produzione a Canelli) mane era rimasto punto di riferimento. Tra le ultime intuizioni il lancio, nel 2020 per i 170 anni della società, di uno speciale Alta Langa invecchiato 170 mesi, bollicine «eredi dell’intuizione di Carlo Gancia, a pensare questo prodotto fu Vittorio Gancia più di 14 anni fa» disse il presidente Alessandro Picchi, raccontando di «un’azienda che cerca di mantenere lo spirito delle origini: sperimentare, non avere paura di guardare all’estero per mantenere alta la qualità e con una storia straordinaria».

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Articolo pubblicato il 14 novembre dalla Stampa

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