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Paolo Vitelli: “Ho conquistato il mondo con le barche anche se il Piemonte è senza mare”

03.11.2022

«Sono sempre stato sabaudo, nel modo di fare impresa e nella scelta di restare radicato alla mia città». Paolo Vitelli, fondatore di Azimut e presidente del gruppo Azimut Benetti, il più grande produttore al mondo di barche da diporto a motore, è il “Torinese dell’Anno 2022”. Il riconoscimento arriva dalla Camera di commercio, che come ogni anno insignisce un torinese di nascita odi adozione del mondo imprenditoriale, culturale, politico, scientifico. Cavaliere del lavoro da 26 anni, console di Norvegia per q4 anni, deputato nei governi Letta e Renzi, insignito della laurea honoris causa in ingegneria meccanica dal Politecnico di Torino, Vitelli verrà premiato il 29 gennaio «per la sua straordinaria storia imprenditoriale, che ha puntato con successo su un settore inedito per il tessuto economico torinese, grazie ad un attento connubio tra innovazione tecnica e design, posizionandosi ai più alti livelli internazionali e portando all’estero un’immagine di competenze e valori propri del nostro territorio».

Si ritrova nelle motivazioni della Camera di commercio?

«Mi fa piacere essere un torinese doc: sono nato in questa città, la mia famiglia è qui da generazioni. Per me Torino ha sempre rappresentato un riferimento importante: quando ho iniziato la mia avventura con la nautica facevo canottaggio sul Po. Il legame è profondo, la mia famiglia ha voluto che frequentassi le scuole pubbliche cittadine e mi ha cresciuto con rigore e disciplina. I principi savoiardi del rispetto e del dovere hanno animato la mia storia. Ecco perché mi fa grande piacere che ci sia un riconoscimento di questi principi».

Come è cambiata Azimut negli ultimi due anni?

«Ho fondato l’azienda da giovanissimo, 53 anni fa. Venivo da una famiglia di imprenditori ma ho voluto creare Azimut dal nulla, con mie risorse personali guadagnate quando ero studente. Ho iniziato dal piccolo, con l’orgoglio di partire dal nulla. Azimut ha avuto alti e bassi ma è cresciuta con una progressione pressoché continua. Siamo i primi al mondo negli yacht di lusso, chiuderemo il 2022 con 1,2 miliardi di fatturato. Negli ultimi due anni siamo stati aiutati da un mercato molto favorevole e ne abbiamo approfittato per consolidare l’azienda, sia rafforzando il management sia presentando nuovi prodotti, sempre più innovativi e tecnologici».

Come mai scelse di scommettere sulla nautica a Torino?

«Quando decisi di costruire barche ho voluto tenere l’epicentro dell’attività vicino a Torino, ad Avigliana. Anzi, all’inizio l’azienda era proprio in centro città ma quando abbiamo dovuto ampliare gli uffici ci siamo spostati di poco. Siamo una multinazionale, esportiamo il 97% della produzione, ma sono sempre stato un imprenditore con la valigetta che gira il mondo e poi torna a Torino perché qui ho le mie radici. Così è stato più difficile fare impresa, ma ora abbiamo più di mille dipendenti sul territorio».

Qual è la barca a cui è più legato?

«Quella che ho sviluppato recentemente. È la barca più innovativa ed ecologica del mondo e posso dirlo con orgoglio perché è stata premiata al Salone di Cannes come la barca più ecocompatibile. È orientata all’efficienza, al silenzio e alla riciclabilità. Ora che sto lasciando la gestione dell’azienda a mia figlia Giovanna ho più tempo libero, quindi mi sono potuto dedicare alla realizzazione di questa barca con grande passione».

Sta già pensando a nuove barche?

«Penso sempre alle imbarcazioni ma in questo momento mi sto dedicando soprattutto a completare la successione dell’azienda. Ho la fortuna di avere una figlia molto in gamba che ha preso le redini di Azimut con capacità. Sento un dovere sociale e un rispetto verso i dipendenti che mi spinge a garantire la continuità».

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Articolo pubblicato il 3 novembre da La Stampa di Torino

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