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Francesco Merloni presidente onorario del Gruppo Centrale

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Francesco Merloni

Francesco Merloni presidente onorario del Gruppo Centrale, Corrado Antonini past president, oltre al rinnovo del mandato, per il prossimo triennio, al consigliere Francesco Argiolas nonchè la cooptazione nel Consiglio del Cavaliere del Lavoro Giampietro Nattino, sono le deliberazioni più significative adottate dal Direttivo tenuto a Roma il 4 febbraio scorso e comunicate dal presidente Vittorio Di Paola all’apertura del primo incontro mensile del 2016. Un lungo e cordiale applauso ha accolto le proposte del Consiglio Direttivo, che segnano l’atto ufficiale della nuova presidenza del Gruppo. L’appuntamento romano ha registrato una folta presenza di colleghi: attestazione di amicizia e di simpatia per le quali il presidente Di Paola,rendendosi interprete anche della consorte signora Mimma, ha espresso gratitudine.

Il significato tutto particolare dell’incontro, ha osservato poi Di Paola, è stato evidenziato dalla partecipazione del presidente della Federazione Nazionale, Antonio D’amato, del quale i Cavalieri del Lavoro apprezzano, tra l’altro, la volontà di far sentire la loro presenza e la loro voce nell’ambito della società nazionale. Una testimonianza che si articola su iniziative di grande valenza, focalizzate sugli aspetti innovativi riguardanti il lavoro in una società in rapida evoluzione, sulla cultura intesa anche come volano fondamentale per l’economia nel nostro paese e sulla formazione dei giovani. Non meno rilevante, ha concluso Di Paola, l’impegno della Federazione e dei Gruppi riservato alla selezione delle candidature dei nuovi Cavalieri del Lavoro, un compito stimolante da un lato, ma complesso dopo otto anni di crisi e spesso ingrato per il dovere di rispettare severi criteri di selezione.

E proprio su questa particolare responsabilità istituzionale il presidente D’Amato ha richiamato l’attenzione dei colleghi, esprimendo compiacimento per la collaborazione del Gruppo Centrale. Individuare i candidati migliori, ha detto, è sempre più impegnativo in quanto la crisi , con la chiusura di molte aziende e le difficoltà economiche e gestionali con le quali evono confrontarsi gli imprenditori, hanno ridotto il numero delle potenziali candidature, sulle quale finisce così per accentuarsi, in talune circostanze, la suggestione del ricorso  a supporti di tipo politico. E’ quindi molto importante, ha sottolineato D’Amato, che la responsabilità degli organi preposti dalla Federazione, da tutti sentita a condivisa, prosegua su una linea rigorosa, dimostrando capacità di leadership nella società e volontà di mantenere all’onorificenza un livello di indiscussa eccellenza.

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Antonio D’Amato e Vittorio Di Paola

Il presidente D’Amato è quindi passato all’impegno altrettanto importante dei Cavalieri del Lavoro nei confronti del mondo della formazione, esplicato attraverso la Residenza Universitaria Lamaro Pozzani. Una istituzione di eccellenza che deve essere in grado di fornire modelli formativi competitivi e validi non solo nell’attuale contesto ma anche per il futuro. In questa ottica è impegnata l’apposita commissione di studio sulle attività formative, istituita per garantire e trasmettere ai giovani un patrimonio che rientra nella storia dei Cavalieri del Lavoro.

Non meno qualificante e ambizioso risulta, ha concluso D’Amato, l’impegno di portare all’esterno la presenza dei Cavalieri del Lavoro attraverso la promozione di progetti innovativi di grande respiro. In tale contesto si esprimono gli incontri incentrati sul tema della competitività, che con la collaborazione delle diverse categorie imprenditoriali che costituiscono i punti di forza caratteristici dei Gruppi che fanno capo alla Federazione nazionale, hanno dato vita a interessanti momenti di studio già tenuti a Napoli, Palermo, Venezia e Milano, ed ai quali seguirà un incontro a  Perugia dedicato alla cultura quale fattore di crescita e progresso.

Un concetto, questo, ripreso in chiusura del meeting romano dal Cavaliere del Lavoro Aurelio De Laurentiis, il quale dopo aver lamentato che in Italia spesso non sono state capite le reali potenzialità del paese sacrificandone così lo  sviluppo e la competitività, ha richiamato l’attenzione sullo stretto legame esistente tra cultura ed impresa e sulle importanti sinergie che da esse possono scaturire.

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