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Flick: “La cultura della reputazione e della vergogna per vincere la corruzione”

“Per vincere la corruzione, è utile anche alimentare la cultura della reputazione e della vergogna”. Riflessione a tutto campo, da Tangentopoli alla più recente inchiesta su Mafia capitale, sul fenomeno della corruzione quella offerta dal Presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, che martedì 20 ottobre ha incontrato gli studenti del Collegio universitario “Lamaro Pozzani”. Per l’ex ministro di Grazia e Giustizia del governo Prodi, che si è soffermato soprattutto sul concetto di criminalità economica, “la corruzione non è semplicemente un delitto che offende la pubblica amministrazione, ma una minaccia per la concorrenza e la libertà dei mercati”. Eppure gli interventi legislativi in materia – ha sottolineato – non sempre coerenti, a partire dal falso in bilancio, non facilitano la prevenzione del fenomeno.

Un punto di svolta è rappresentato, per Flick, dalla legge 190 del 2012: il riconoscimento della fattispecie della corruzione “privata” e non solo nei rapporti con pubblici funzionari va considerato un progresso importante. Questa trasformazione, proprio perché la corruzione è una malattia dalle radici profonde – ha spiegato richiamandosi alle parole citando Papa Francesco – ha bisogno per realizzarsi di una “cultura della reputazione, della vergogna e della legalità”. Attenzione, però, a “non perdersi nel sottobosco della burocrazia – il monito di Flick – come se il problema fosse semplicemente quello di produrre sempre nuove leggi, controlli adempimenti”. Per il Presidente emerito si tratta piuttosto di tornare alla limpida chiarezza dell’articolo 54 della Costituzione, che impone a tutti coloro ai quali sono affidate funzioni pubbliche il preciso dovere di adempierle “con disciplina ed onore”.

All’incontro al Collegio hanno partecipato anche i 25 Alfieri del Lavoro del 2015, che saranno premiati al Quirinale il 22 ottobre insieme con i nuovi Cavalieri del Lavoro.

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