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Ferrari, un mito nato in un sabato inglese

04.07.2021

Era di sabato, un sabato inglese come quelli dell’epoca, quando la domenica era nullafacente e il grande sport, pure la finale di Wimbledon, era prefestivo. Come il calcio che non era ancora sparpagliato notte e dì, calcio quotidiano: la Premier non si chiamava neppure così. Era ancora First Division. Era un sabato, il 14 luglio 1951: a Mosca c’era Stalin, a Pechino Mao, la Regina era ancora principessa ereditaria; il Governo Italiano, uno dei tanti a raffica della fresca Repubblica, sempre meglio che durare un ventennio durante il regno, proponeva per la prima volta una donna come sottosegretario (Angela Maria Cingolani Guidi all’Industria e Commercio); a Joplin, città del Missouri, veniva inaugurato, raccontano, il primo monumento a un afroamericano. La questione femminile e Black Lives Matter: nulla è ancora risolto settant’anni dopo.

Era di sabato, il giorno della “presa della Bastiglia”, e la Ferrari si prese il suo primo Gran Premio di Formula Uno. La storia in rosso decollò da Silverstone, che era stato un piccolo aeroporto a cavallo fra la contea del Northamptonshire e quella del Buckighamshi. Il pilota argentino era il terzo della scuderia, lo chiamavano El Cabezón come Sivori.

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