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Economia della salute, la svolta indispensabile

17.12.2020

Pubblichiamo l’articolo a firma del Cavaliere del Lavoro Gianfelice Rocca, Francesco De Santis e Sergio Dompè sul Corriere della Sera del 17 dicembre 2020


Caro direttore, le scienze per la vita sono al centro dell’attuale rivoluzione industriale. E da oltre dieci anni che i principali governi del Geo stanno realizzando importanti investimenti in questo ambito con una visione di lungo periodo capace di innervare l’intera filiera dalla ricerca nelle Università e nei centri di ricerca fino al trasferimento tecnologico compiuto nel sistema industriale. In questo modo si rimodella la società partendo da una economia trainata dalla conoscenza, con l’opportunità di progettare un futuro sempre più sostenibile.

Guardando i 17 obiettivi dell’Onu, non può sfuggire come questo approccio allo sviluppo rappresenti concretamente la via maestra per rendere l’equilibrio fra uomo e ambiente sostenibile ed equo. Il Next Generation Plan rappresenta per molti Paesi europei un’ulteriore opportunità per accelerare il percorso strategico, gestendo nell’immediato le drammatiche conseguenze sociali ed economiche della pandemia ancora in atto. L’Italia sembra rappresentare l’eccezione: gli investimenti nell’economia della salute rappresentano il fanalino di coda del nostro piano, con soli 9 miliardi previsti sui 209 complessivi destinati al nostro Paese.

Questo si somma al nostro pesante ritardo negli investimenti in ricerca rispetto al resto dei Paesi più avanzati, anche limitandosi alla sola Europa: negli ultimi dieci anni il nostro Paese dedica poco più dell’e% del Pil alla ricerca e all’innovazione, senza una vera strategia di’ allocazione delle risorse e un loro impiego mirato per rimodulare il nostro modello di sviluppo nel contesto internazionale. Questa posizione, se confermata, accentuerà ulteriormente il nostro ritardo competitivo e ci condannerà a un declino sempre più inesorabile. Un errore che graverà sul futuro delle prossime generazioni, senza neppure l’attenuante di risolvere i problemi nel breve periodo. Nei prossimi lo-15 anni in Italia ci saranno oltre tre milioni di over 65 in più e oltre un milione di over 8o; la società esprimerà un bisogno di salute influenzato dall’invecchiamento della popolazione e dall’aumento delle cronicità in cui prevenzione e assistenza territoriale saranno i pilastri. Una tendenza che richiede sistemi flessibili e aperti all’innovazione, valorizzando ancora di più il ruolo dei medici e di tutti gli operatori sanitari, insieme alla rete ospedaliera, che può contare su tante realtà di valore pubbliche e private. Chi svilupperà a pieno queste progettualità, si aprirà a prospettive e opportunità impensabili e traccerà uno spartiacque netto fra sviluppo e declino. Basti pensare alle potenzialità delle conoscenze geniche dalle terapie personalizzate all’editing genomico (crispr). Alle terapie cellulari come il Car-T che permette di re-ingegnerizzare le proprie cellule per contrastare i tumori o l’utilizzo delle cellule staminali.

Ai nuovi sistemi di diagnosi predittiva in grado di identificare possibili marcatori in una fase molto preliminare rispetto alla manifestazione di una patologia. All’ingegneria dei tessuti in vitro. Alla digitalizzazione dei genomi della popolazione. All’utilizzo dell’intelligenza artificiale per migliorare la capacità di individuazione di target molecolari specifici in breve tempo e a basso costo. D binomio tra ricerca e tecnologia ha rilanciato la ricerca in tutte le scienze della vita. Ad esempio nella farmaceutica da 36 nuovi farmaci ogni anno nel mondo dello scorso decennio, nei prossimi anni passeremo a 54 all’anno, per cure molto più personalizzate, che consentiranno sempre più di gestire le cure riducendo le ospedalizzazioni (ad esempio in oncologia in dieci anni i nuovi farmaci che possono essere assunti per via orale sono raddoppiati). Non investire in questa direzione, relegandola all’ultima voce del Next Generation Plan, significa che questa tragica pandemia non ci ha insegnato nulla e che in futuro saremo ancora più esposti sia sotto il profilo del sistema industriale sia sotto quello della sanità. Dobbiamo perseguire questa sfida con il massimo di concretezza. Non c’è altra opzione possibile.

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