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Giulio Bonazzi – Dal Petrolio ai vegetali: il nylon verde ultima frontiera di Aquafil

02.05.2023

Agli ultimi Sustainable Fashion Awards 2022, l’evento della Milano Fashion Week che premia la moda italiana più virtuosa sul fronte etico e sostenibile, Aquafil c’era. Presente più che mai con il suo magico filo ECONYL®, ancora una volta scelto come ingrediente principale del sontuoso tappeto di 1.300 metri quadrati creato da Sit-in e installato in Piazza della Scala. Ma per trovare il capo di quel filo d’oro, oggi sempre più apprezzato dai grandi marchi della moda e dell’arredamento, dobbiamo fare un balzo indietro nel tempo e lasciare la Lombardia per raggiungere un paese del Trentino affacciato sul Lago di Garda.

«Aquafil è stata fondata nel 1965 ad Arco dalla mia famiglia. La prima produzione di nylon 6 è avvenuta quattro anni dopo, nel 1969, ma già nove anni prima aveva creato un’azienda che confezionava impermeabili di nylon» racconta Giulio Bonazzi, Ceo e presidente di un gruppo oggi quotato in borsa, che conta 20 stabilimenti sparsi per il mondo, oltre 2.800 dipendenti e un fatturato che nel 2021 si è attestato a 569,7 milioni di euro, segnando una crescita del 30%. D’altra parte Aquafil nasce da una famiglia che ha il nylon nel suo Dna. «La prima azienda dei miei genitori si chiamava Aquarama. A questa sono state poi affiancate Aquatex, dedicata alla produzione di tessuti, e Aquafil, per la produzione di filati. L’idea — spiega l’imprenditore — era integrare la filiera a monte, ricoprendo l’intero ciclo di produzione e riuscendo a produrre internamente il nylon». Un polimero sintetico, materiale non proprio amico dell’ambiente. La “conversione” al green matura nel 1998, quando Giulio Bonazzi viene invitato da Ray C. Anderson, fondatore e chairman di Interface, a partecipare a un viaggio aziendale molto particolare.

«L’imprenditore americano aveva deciso di condividere con noi il suo progetto Mission Zero 2020 per diventare entro quella data un’azienda sostenibile, attraverso una serie di attività condivise lungo tutta la filiera. Ho subito pensato che fosse un visionario — dice l’amministratore delegato — ma è stato lui a farmi capire che non ci sarebbe stata un’altra strada per il futuro nostro e di tutto il pianeta. Nasce da qui il mio interesse per la circolarità, l’ispirazione che ha portato al nylon rigenerato ECONYL®». Dalla teoria alla pratica non passa neanche un anno: risale a quell’illuminante 1998 il primo recupero dei cascami per la realizzazione di tecnopolimeri. Ma la vera svolta green avviene dieci anni più tardi, quando il gruppo è già sbarcato negli Usa, in Asia, in Cina e in Gran Bretagna. Nel 2008, infatti, viene creata un’unità operativa ad hoc — Energy & Recycling – per sviluppare tecnologie e competenze destinate a migliorare le performance ambientali sia delle merci sia dei processi produttivi. La culla ideale per hi nascita, dali a tre anni, del processo di rigenerazione ECONYL®, il modello produttivo che oggi permette ad Aquafil di trasformare i rifiuti in materia prima rigenerata.

«Quando vedo rifiuti, vedo un tesoro» sostiene da sempre Giulio Bonazzi. «È un’espressione paradossale, ma neanche tanto. Gettiamo in discarica tonnellate di materiali che potrebbero essere recuperati e anche generare valore economico. Noi raccogliamo in giro per il mondo tantissimi rifiuti: reti da pesca, tappeti dismessi destinati alla discarica, scarti industriali. La caratteristica comune che tutti questi rifiuti devono avere è che almeno una delle componenti sia il nylon 6», precisa l’imprenditore. È il grande ribaltamento del concetto stesso di rifiuto, che adesso può essere trasformato in materia prima rigenerabile quasi all’infinito. «Il nylon rigenerato di ECONYL® è realizzato usando solo scarti di produzione e articoli in nylon giunti a fine vita. Grazie al processo di depolimerizzazione, tutti questi materiali torneranno a essere materia prima indistinguibile da quella proveniente da fonte fossile».

Il cerchio si chiude per aprire un altro cerchio. Magie dell’economia circolare, uno dei pilastri di Aquafil. Insieme all’approccio di Life C,yrcle Tfi nkiig, che valuta l’impatto ambientale di un prodotto dalla culla alla tomba. «Siamo stati una delle prime aziende italiane ad analizzare il ciclo di vita dei prodotti partendo a monte e includendo tutti i passaggi necessari per la produzione della materia prima. E abbiamo scoperto che la maggior parte delle emissioni è concentrata nella prima fase, quella petrolchimica, non presente nel sistema ECONYIS», aggiunge l’imprenditore. E se con il nylon 100% riddato l’impatto ambientale viene abbattuto a monte, il progetto ECQNYL® Qualified del 2015 punta a rendere meno inquinante l’intera filiera, agendo anche sulle fasi del processo produttivo non controllate direttamente da Aquafil. Che non si ferma, anzi galoppa. Nd 2018 apre negli Stai Uniti il primo impianto di riciclo industriale per recuperare vecchi tappeti destinati alle discariche e due anni dopo nasce la società dedicata al recupero di tappetini e moquette, mentre proseguono gli sforzi dell’azienda per ridurre l’impatto ambientale di plastica e microplastiche.

Che la preoccupazione per la salute del pianeta sia la priorità di Aquafil è dimostrato anche dalla fondazione di Healthy Seas, il programma che da anni recupera e ridda in ECONYL® le tonnellate di reti fantasma che inquinano gli oceani. E il futuro? È verde speranza. Con il progetto Effective, portato avanti insieme all’azienda di bioingegneria Genomatica, siamo già riusciti a produrre capi di abbigliamento e un tappeto a partire da materia prima di origine vegetale. Ma è ancora troppo presto per parlarne!».

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Articolo pubblicato il 29 aprile da Il Settimanale di PMI

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