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Così Salini Impregilo salvò i templi di Abu Simbel

28.01.2019

I templi di Abu Simbel, costruiti da Ramses II nel XIII secolo A.C. sono tra i più grandi monumenti dell’antichità e testimonianza di uno dei periodi più splendidi della storia egiziana.

Quando venne decisa la costruzione della diga di Assuan, il cui invaso avrebbe sommerso i templi, l’UNESCO lanciò una campagna per cercare una soluzione che permettesse di salvarli e conservarli.

Impregilo ricevette l’incarico di smontare i templi, sezionati in 1.030 blocchi e di costruire la collina artificiale, simile all’originale, che sarebbe diventata la loro nuova dimora. I templi vennero così scomposti, stoccati, trasportati e ricostruiti fedelmente 65 metri più in alto e 280 metri più all’interno, conservando la loro orientazione originaria rispetto agli astri e al sole.

I lavori, avviati nel 1964, terminarono nel 1969 e impiegarono 2.000 uomini per 40.000.000 ore di lavoro.

Un intervento ingegneristico-archeologico straordinario che, in occasione del 50° anniversario della sua realizzazione, il Gruppo Salini Impregilo celebra nella pubblicazione “Nubiana”.

Il volume, curato dal Gruppo in collaborazione con il Museo Egizio di Torino, narra la storia della regione della Nubia e dell’operazione di salvataggio, attraverso immagini fotografiche e video multimediali inediti dell’archivio Salini Impregilo.

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