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Cerimonia Festa del Lavoro 2022, l’intervento del Presidente Maurizio Sella

01.05.2022

Signor Presidente della Repubblica, Signor Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Autorità, Signore e Signori,

Buongiorno.

 

Il lavoro, che oggi celebriamo in forma solenne, è la condizione essenziale per l’affermazione della dignità della persona e della sua libertà. Il buon lavoro, insieme alla buona impresa, è un formidabile strumento di progresso sociale, civile ed economico e, perciò stesso, un importante strumento di pace.

 

Solo un anno fa eravamo ancora nel pieno dell’emergenza sanitaria, eppure grazie al lavoro della comunità scientifica, dei medici, del personale sanitario, presentivamo di essere a una svolta. Svolta che effettivamente c’è stata. La campagna di vaccinazione è stata condotta egregiamente: siamo passati da essere uno dei Paesi più colpiti dall’emergenza a un esempio virtuoso di ripresa.

 

A rinsaldare il nostro ottimismo si aggiungeva anche l’avvio del Pnrr, un’opportunità di sviluppo irripetibile per l’Italia. E il Governo e il Paese non hanno deluso le aspettative. Come noi tutti sappiamo, il 2021 ha fatto registrare numeri straordinari, con una crescita del 6,6%.

 

Oggi le inevitabili incertezze collegate ai preoccupanti scenari internazionali non possono che gravare sulla ripresa.

 

Quel che sta accadendo nel cuore dell’Europa ci costringe a fare i conti con una realtà del tutto inaspettata. Come Lei stesso Signor Presidente ha recentemente sottolineato: “Questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non soltanto per l’Ucraina ma per tutti gli europei”. E come espressione del mondo dell’impresa, noi Cavalieri del Lavoro condanniamo l’aggressione di uno stato libero e manifestiamo il più assoluto rifiuto di ogni forma di sopraffazione.

 

L’incertezza impone di essere prudenti. Ma questo non vuol dire guardarsi indietro e temere il futuro. Tutt’altro. Agiamo e agiremo con determinazione nella consapevolezza che in gioco è il destino del nostro Paese, il suo ruolo in Europa e nel mondo.

 

I dati sull’occupazione ci mostrano un mercato del lavoro reattivo. Dopo la forte diminuzione del 2020, il tasso di occupazione è salito al 58,2% (+0,8 punti percentuali in un anno) recuperando circa la metà del calo registrato nel 2020 sul 2019. Si tratta di un indicatore importante, che evidenzia l’efficacia delle azioni messe in campo dal Governo per arginare le difficoltà della fase post-pandemica.

 

Dobbiamo fare di più per la sicurezza sul lavoro. I dati Eurostat prepandemia (quelli del 2019, i più recenti a disposizione), vedono l’Italia al secondo posto nel numero di decessi sul lavoro, dopo la Francia e prima della Germania. Senza sicurezza non c’è dignità, e come Cavalieri del Lavoro siamo molto impegnati su questo fronte, con investimenti continui per tutelare sia i dipendenti nelle nostre aziende, sia i terzi fornitori impegnati nei siti aziendali. Servono regole, certo, occorrono controlli, certo, bisogna mettere in atto una forte crescita dell’attenzione e di una determinata cultura della sicurezza, che veda molto più attivamente coinvolti sia gli imprenditori e sia i lavoratori.

 

Desidero portare qui la testimonianza di un recente rapporto elaborato da Crif Ratings, agenzia specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business information, su tutte le imprese dei Cavalieri del Lavoro. Anche in un anno di forte crisi come il 2020, viene segnalata una significativa propensione agli investimenti: oltre il 4% del fatturato rispetto a una media nazionale inferiore all’1%. Non solo, in un anno in cui la sostenibilità finanziaria delle imprese italiane è stata messa a dura prova dal contesto pandemico, le imprese dei Cavalieri del Lavoro hanno mostrato una tenuta migliore in termini di metriche creditizie, di sostenibilità del debito, di patrimonializzazione e di occupazione. A fronte di un calo nazionale del numero dei dipendenti delle aziende private del 3,7, le imprese dei Cavalieri del Lavoro sono rimaste in territorio positivo (+0.1%).

 

Sono dati notevoli, perché le aziende sane non solo contribuiscono a rendere più solido e fertile il tessuto produttivo in cui operano, ma concorrono a migliorare la tanto importante reputazione internazionale del Paese.

 

Di fronte al mondo del lavoro e delle imprese si pone la sfida del clima. L’ambiente, la biodiversità e la tutela degli ecosistemi sono opportunamente entrati nella nostra Carta Costituzionale. Non solo come cittadini ma come uomini di impresa accogliamo con grande favore questo passaggio. La sostenibilità è infatti un obiettivo ineludibile. Ma per riuscire in questo percorso serve andare molto veloci e, per questo, occorre prima di tutto insistere sulla strada della sburocratizzazione, a cominciare dalle autorizzazioni.

 

Il mondo si sta digitalizzando, il lavoro assume forme del tutto inedite e nuove competenze si affacciano sul mercato. Anche in questo caso, occorre andare più veloci. Duole registrare – ed è opportuno farlo oggi in questa occasione – che il nostro Paese è uno nei quali è più alta la percentuale di popolazione di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione: il 29% contro una media europea del 17%. Si tratta di 2 milioni di giovani. Avvertiamo forte il dovere morale di non perderli, di non lasciarli fuori, non solo dal mercato del lavoro ma dal loro stesso futuro: nella società della conoscenza la formazione, unita a una sana cultura del fare e del lavoro, è infatti il primo viatico a ogni forma di autentica cittadinanza.

 

Alle sfide poste dal presente, dobbiamo rispondere assumendo iniziative concrete per guardare al futuro con ottimismo. Bisogna fare bene. E bisogna fare il bene. Nell’interesse di tutti, così com’è nello spirito della Festa del Lavoro.

 

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