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C’è un’Italia che il mondiale l’ha già giocato (e vinto)

14.11.2022

Vincere il Mondiale senza andarci. Un sogno. Salire sul gradino più alto del podio senza passare attraverso la fastidiosa necessità delle qualificazioni, che ha escluso dalla rassegna in Qatar la nazionale italiana allenata da Roberto Mancini. Vincere, comunque, anche se non su un campo di calcio.

È quello che è riuscito a un manipolo di aziende italiane che saranno protagoniste in Qatar nelle prossime settimane. Certo, mancheranno alcune delle società più iconiche, quelle legate ai consumi di massa, ma la rappresentazione dell’Italia che lavora è già protagonista nel Paese che ospiterà le 32 squadre. Si nota soprattutto in due settori nei quali le imprese italiane sono protagoniste riconosciute in ogni angolo del mondo: la manifattura e l’ospitalità. La grande sfida dei Mondiali giocati a dicembre, a poche settimane dal Natale e per la prima volta in questa parte del mondo, è stata possibile anche grazie all’impegno delle grandi imprese italiane. È il caso di Webuild, che da due anni è il nome nuovo di Salini Impregilo, uno dei colossi mondiali nel campo dell’ingegneria e delle costruzioni. In Qatar Webuild è protagonista dal 2015, quando si aggiudicò la gara per la costruzione dello stadio Al Bayt con un contratto da 77o milioni di dollari, a cui sono seguite altre costruzioni importanti, dall’Abu Hamour hydraulic project, fondamentale raccordo idraulico per la penisola qatarina di poco meno di 9,5 chilometri di lunghezza, fino alla Red Line North della metropolitana,  un gigantesco progetto che ha visto scavi per 2,7 milioni di metri cubi di terreno e che ha contribuito a far vincere a Webuild il Sustainabilty Award nel 2017.

Alla costruzione della rete metropolitana del Qatar hanno contribuito anche altre aziende tricolori, Italiana Costruzioni su tutte: il gruppo romano ha realizzato sette stazioni della Red Line North e quattro della Gold Line. Anche Trevi, attraverso la controllata Swissboring Overseas è stata protagonista dei lavori della rete metropolitana, come OneWorks e Rizzani De Eccher, che è in Qatar da oltre vent’anni e che in passato costruì una base militare voluta dal governo locale e ora affittata alle forze armate statunitensi. Un progetto da 1,8 miliardi di dollari. Anche il gruppo vicentino Icm (Maltauro) è da tempo presente nella costruzione di infrastrutture militari. Fincantieri, dal canto suo, ha un accordo importante, del valore di oltre 4 miliardi di euro, con il governo qatarino: riguarda la fornitura di mezzi navali, anfibi, radar e nel campo della sicurezza.

Ma non ci sono solamente i grandi gruppi, quelli da sempre sono protagonisti della cantieristica mondiale, in Qatar. Ci sono aziende di piccola e media dimensione com’è il caso di Usi Italia, gruppo veronese leader della verniciatura industriale, oppure della vicentina Ariston Cavi, guidata da Leopoldo Destro, che con i propri prodotti ha contribuito a realizzare i backup dei generatori dei Lusail Stadium, che ospiterà io partite e dove si giocherà la Finale della Coppa del Mondo, fornendo complessivamente 130 chilometri di cavo. Inoltre, ha fornito tutti i cavi per le cabine delle stazioni, fino ai caricatori, per alimentare l’intera flotta di autobus elettrici che saranno utilizzati per la manifestazione con altri cento chilometri di cavi speciali. Una manifestazione sportiva di rilievo mondiale non può prescindere dalla fase di preparazione atletica, dove la romagnola Techogym è da tempo protagonista. «In 15 anni» dice Nerio Alessandri, presidente e ceo del gruppo «siamo diventati il brand di riferimento per il wellness in Qatar. Questo ci rende orgogliosi perché abbiamo portato il benessere, il design e la tecnologia italiana nei club e nell’hhtellerie. Il Qatar è un Paese che grazie agli investimenti è cresciuto e cambiato molto nell’ultimo decennio. In occasione del Mondiall abbiamo anche allestito il centro della preparazione atletica della nazionale brasiliana, una delle favorite, di cui siamo fornitori ufficiali da anni». La lista delle imprese italiane presenti in Qatar è lunga. Si va dalla Mapei a Marcegaglia, da Tim a Stellantis, dalle Poste a Eni, a Leonardo, coinvolta nella costruzione degli stadi, fino a Saipem e all’Anas, che si è occupata di pavimentazione stradale. A queste aziende, che si sono portate in Qatar in vista del Mondiale, si sovrappongono le presenze abituali: sono almeno quaranta, secondo una lista del ministero degli Affari Esteri le imprese italiane stabilmente in Qatar. Tra queste, Intesa Sanpaolo, BeB Italia, Mantovani, iGuzzini, a cui si è recentemente unita Venchi che, sfidando il caldo caratteristico di questa zona, ha aperto nella prima settimana di novembre un punto vendita del proprio cioccolato.

Ad affiancare le imprese italiane nell’avvicinamento a questo nuovo mercato di sbocco è stato il sistema bancario: oltre a Intesa, Unicredit, Banco Bpm e Crédit Agricole Italia sono stati gli istituti più attivi. In questa panoramica non poteva mancare il mondo dell’ospitalità, anche se stavolta è declinata in modo del tutto particolare da Msc. Il marchio della crocieristica italiana controllato dalla famiglia Aponte attraccherà la Msc Opera al porto di Doha dal tg novembre al 19 dicembre, trasformando le sue 65 mila tonnellate in un albergo a quattro stelle, con 1.075 cabine a disposizione dei tifosi che arriveranno in Qatar per il Mondiale.

Un’occasione unica. Msc sarà presente sulle coste del Mondiale con tre navi: oltre a Opera, ci saranno Poesia e la nuovissima World Europa, 216 mila tonnellate, che è stata varata il 13 novembre proprio a Doha e che sarà la prima nave della flotta Msc alimentata a gas natuale liquefatto (Gnl), quindi con bassissimo impatto ambientale. Msc è molto presente nel Golfo: anche per questo il gruppo italiano in occasione del Mondiale inaugurerà, in collaborazione con Qatar Airways, il nuovo Grand Cruise Terminal della città, a testimonianza della leadership nel settore crocieristico del gruppo Msc nell’area del Medio Oriente.

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Articolo pubblicato l’11 novembre da Economia

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