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Bombassei: Ora rialziamo la testa

“Ho voglia di ricominciare. Non riesco a essere un quasi pensionato, lavoro da 50 anni”. Eppure non ha mai smesso, si è fatto installare l’ufficio in casa e nel mese e mezzo da recluso ha approfondito strategie, organizzato protocolli, scritto una lettera ai 3.200 dipendenti italiani, tenuto i rapporti con le grandi case tedesche (Bmw, Audi, Porsche, Volkswagen) che senza i suoi freni non vanno in strada. Dal primo giorno di lockdown, Alberto Bombassei sta preparando l’ultimo, quello della ripartenza. «Mi sono aggrappato alla speranza di un ritorno alla normalità, mentre fuori le sirene delle ambulanze erano ferite sull’anima della mia terra e sulla mia». Ora il grande bergamasco, presidente della multinazionale Brembo (25 stabilimenti in 15 Paesi), è nel suo ufficio al Kilometro rosso con vista su Città Alta al tramonto. Un’immobile, dolorosa meraviglia. La riapertura è vicina, la sezione Ricerca e Sviluppo è tornata all’operatività per non fermare progetti internazionali. È il primo segnale, il secondo è il protocollo per la sicurezza sanitaria, in attesa che arrivi il via libera per far ripartire i motori.

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