Il 12 agosto è scomparso a Napoli, all’età di 95 anni, il Cavaliere del Lavoro Alfredo Diana, Presidente emerito della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro. Figura di primo piano dell’imprenditoria agricola italiana e della vita associativa dell’Ordine, Diana ha guidato la Federazione dal 1981 al 2001, contribuendo a rafforzarne il ruolo nella società e a promuoverne i valori etici e civili.
Nominato Cavaliere del Lavoro nel 1975, si è distinto per l’innovazione nelle pratiche agricole: dal miglioramento genetico e razionalizzazione dell’allevamento bufalino, alla meccanizzazione dell’olivicoltura, fino a importanti opere di bonifica e al rinnovamento delle colture agrumarie. Coniugando competenza tecnica e visione strategica, ha contribuito in modo decisivo alla modernizzazione dell’agricoltura italiana.
Alla guida della Federazione, ha rappresentato con autorevolezza e spirito di servizio l’apporto dei Cavalieri del Lavoro alla vita economica e sociale del Paese, intervenendo anche sull’aggiornamento dell’ordinamento legislativo dell’Ordine “Al Merito del Lavoro” e rafforzando il senso di coesione della comunità degli insigniti.
Nel 2016 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il Collare per il ruolo di Decano dell’Ordine al Merito del Lavoro.
Accanto all’impegno imprenditoriale e associativo, ha ricoperto importanti incarichi istituzionali: Presidente di Confagricoltura, parlamentare europeo, senatore della Repubblica, Ministro dell’Agricoltura e delle Foreste nel I Governo Amato, Ministro per il Coordinamento delle Politiche Agricole e, successivamente, delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali nel Governo Ciampi.
Il Collegio Lamaro Pozzani: un’idea da portare avanti
Un capitolo centrale della sua presidenza è legato alla nascita e allo sviluppo del Collegio Universitario “Lamaro Pozzani”. In occasione del 50° anniversario della Residenza, Diana ricordò il dibattito che ne accompagnò la fondazione e il contributo generoso di molti Cavalieri del Lavoro. «Oggi per riuscire ci vuole una preparazione più solida, c’è più concorrenza», scriveva, sottolineando come il Collegio fosse una “buona idea che vale la pena di portare avanti”, capace di offrire ai giovani più meritevoli un bagaglio formativo e culturale all’altezza di una società in continua evoluzione.
Con Alfredo Diana scompare una figura che ha saputo unire la concretezza dell’uomo di impresa alla visione del dirigente e del servitore delle istituzioni, lasciando un segno profondo nella storia della Federazione e nella formazione di generazioni di giovani.