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Accelerare gli investimenti green farebbe risparmiare 600 miliardi

08.09.2022

L’Italia è al secondo posto in Europa, dopo Malta, per la dipendenza da gas naturale. Il suo indice di dipendenza (misurato moltiplicando il gas importato perla quota di gas nel consumo di energia) è pari al 41,2% (23% la media europea). La Spagna, invece, paese mediterraneo come la penisola italica, è all’ottavo posto (26,1%). E se l’Italia ha una dipendenza dal gas russo del 18 %, ed è al quarto posto per il livello di esposizione alla minaccia di una carenza di forniture di gas da Mosca, la Spagna si ferma al 3%, perché la presenza di numerosi rigassificatori le consente di diversificare i partner commerciali.

E ancora la penisola italiana è al quinto posto per indice di intensità di gas sul Pil, consumando più gas per milioni di euro di Pil «con un valore di 34,9 Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) per milione di euro, evidenziando così la dipendenza strutturale dell’economia dal gas naturale». I calcoli sono stati eseguiti nello studio “Net zero e-conomy 205o” condotto da Fondazione Enel e The European House-Ambrosetti che sarà presentato oggi a Cernobbio. L’analisi parte dall’assunto che l’Unione europea è in ritardo nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 (entro il 20301e emissioni di gas serra devono diminuire del 55% rispetto al 1990). Obiettivi accelerati dalla direttiva Fit for 55 (che prevede un aumento della quota delle fonti rinnovabili nel consumo complessivo dal 32 al 40%).

L’Europa dovrà spingere sull’acceleratore e i anche singoli paesi dovranno rivedere obiettivi e piani mettendo in campo ingenti investimenti. Anche Italia e Spagna sono in ritardo, ma secondo lo studio un’accelerazione verso gli obiettivi di transizione e di indipendenza energetica – puntando su elettrificazione dei consumi e dei trasporti, sviluppo di rinnovabili, efficienza energetica – potrebbe far risparmiare all’Italia 548 miliardi. L’analisi prevede die per raggiungere i target al 2050 la penisola italiana dovrebbe investire nel periodo 2021-50 migliaia di miliardi. Se il paese si limitasse a puntare agli obiettivi previsti dal piano nazionale di energia e resilienza (Pniec, in realtà scaduto da più d iun anno ), nel caso dunque di un LowAmbition scenario, dovrebbe investire 3.899 miliardi.

Se invece si puntasse a obiettivi che tengono conto del pacchetto Fit for 55 e della direttiva RepowerEu (Net Zero scenario) gli investimenti richiesti sarebbero 3.351, con il risultato di accelerare la riduzione della dipendenza energetica dal 68,7% del trend inerziale al 56,7% nel 2030 (63,5% dello scenario Low Ambition) e allo zero nel 2050 (contro il 57,9% del trend inerziale e il31,3%dello scenario Low Ambition). Per la Spagna il risparmio dall’accelerazione degli investimenti sarebbe di 546 miliardi. «Lo studio evidenzia come investire risorse per raggiungere le emissioni zero entro il 2050 non solo ci porterebbe più velocemente verso un futuro pulito, sostenibile e sicuro dal punto di vista energetico, ma garantirebbe un utilizzo più efficiente delle risorse, creerebbe più posti di lavoro e porterebbe risparmi più significativi rispetto al perseguimento di un percorso meno ambizioso dal punto di vista climatico.

Per ogni euro speso per raggiungere le emissioni zero entro il 2050 si genererebbero 1,64 euro in Italia e 1,28 in Spagna», ha osservato nella prefazione Francesco Starace, ad di Enel. Tra le iniziative per rendere più rapido il percorso verso un’economia a zero emissioni, si propone ad esempio per l’industria di sfruttare i quadri giuridici come l’Ets (lo scambio di quote di emissioni) per sostenere il passaggio tecnologico dell’industria verso soluzioni più verdi (idrogeno verde), ad esempio rafforzando gli schemi di quote gratuite di carbonio per le soluzioni più verdi. Per gli edifici si prospetta l’eliminazione graduale delle caldaie a combustibile fossile «tramite un quadro giusto, stabile e trasparente per quanto riguarda le pompe di calore».

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Articolo pubblicato il 3 Settembre da Il Sole 24 Ore

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