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Cosa ci ha insegnato Leonardo Del Vecchio (di Enrico Zobele) | L’Arena – 30.06.2022

30.06.2022

Riportiamo l’articolo a firma di Enrico Zobele, Presidente Gruppo Triveneto Cavalieri del Lavoro, pubblicato su L’Arena il 30 giugno 2020


Non ho, purtroppo, mai conosciuto personalmente Leonardo Del Vecchio. Ci sono però delle persone, talmente immortali, che ti sembra di conoscerle da sempre. E Del Vecchio è senza dubbio una di queste. Per ironia della sorte, qualche settimana fa è uscita in libreria la sua biografia che ho terminato di leggere da pochi giorni: un testo che racconta la storia di una persona che ha dedicato la sua vita al lavoro e all’azienda. Leggendola, non ho potuto fare a meno di riflettere su quanto Del Vecchio non solo abbia saputo costruire un impero in pochi decenni, ma abbia anche costruito un mondo. Un mondo fatto inizialmente di sogni, ma che nel corso del tempo ha rivoluzionato tutti i modelli di business, facendone una scuola, creando squadre vincenti, dando opportunità prima di tutto alla sua terra e ai giovani e meno giovani. Un imprenditore illuminato, un Cavaliere del Lavoro, un uomo che ha vissuto mille vite, che ha fallito e poi ha conquistato tutto quello che ha voluto. Della sua voglia di riscatto se n’è abbondantemente parlato. Personalmente la lezione più importante che mi lascia è quel suo inesauribile desiderio di non smettere mai, di crederci sempre.

E tutte le cose che stava facendo in questi ultimi mesi, testimoniate perfino dalla foto che lo immortala assieme a Zuckerberg, patron di Facebook, mentre prova un prototipo di interfaccia da polso con cui controllare gli smart glasses,
di certo non lasciavano presagire che presto ci avrebbe lasciati. Più soli e privi della sua caparbietà indistruttibile. Leonardo del Vecchio è stato un gentiluomo visionario che ci lasciala consapevolezza che questo Paese, se vive di lamentele è morto, ma se pensa al futuro, ai giovani, alla tecnologia è un Paese che può competere con i più grandi.

Il suo è un insegnamento che non va perduto: è il “fare” il cuore dell’imprenditoria storica italiana, il provarci, il non curarsi delle cose così come stanno, l’agire. Se ne va un campione del Made in Italy, che ci ha lasciato con la sua vita una grande esempio. Grazie a lui, Agordo, cinquemila abitanti tra le montagne bellunesi, è diventata la capitale mondiale dell’occhialeria. Una storia che ci insegna che se non abbiamo paura di affrontare il cambiamento, possono accadere cose incredibili. Ci mancherà molto.

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