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SINTESI IN PRIMO PIANO – 29 giugno 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Licenziamenti: resta il blocco per tessile e moda. Cashback sospeso.
– Conte sfida Grillo: Non sarò un prestanome del padre-padrone, la base voti sul mio statuto. Grillo non ci sta.
– Il vertice di Roma rilancia l’alleanza. Blinken rassicura Draghi sulla Libia “Gli Usa con voi per la stabilizzazione”.
– Il green pass cambia: una dose non basterà. La variante Delta corre e preoccupa il governo.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Il retroscena – 5S in pressing per l’intesa ma Beppe non ha gradito “Esibizione muscolare”
Tema: Conte sfida Grillo

Quel che Beppe Grillo non si aspettava, e che stenta ad accettare, è la sfida pubblica. Anche se Giuseppe Conte dice di voler andare avanti solo se ci sono la fiducia e l’entusiasmo del Garante. Anche se ha chiuso la sua conferenza stampa dicendo che affetto e rispetto resteranno in qualsiasi caso, c’è un elemento che è nuovo e che ha spiazzato il fondatore del Movimento. L’ex premier ha chiamato gli iscritti a votare il nuovo Statuto. A dire loro cosa ne pensano, facendosi soggetti attivi di un cambio d’epoca. Ha invocato la democrazia diretta e per farlo non ha aspettato la benedizione di Grillo. Ecco questo, nei 5 stelle, non era mai accaduto. Sulla carta, il reggente Vito Crimi — che l’avvocato ha elogiato e ringraziato più volte — potrebbe mettere in votazione la nuova carta dei valori e le nuove regole senza l’imprimatur dal fondatore. Non glielo ha chiesto esplicitamente, Conte. Ha anzi detto che manderà il documento finale a Grillo e a Crimi perché lo condividano con tutto il Movimento e lo mettano al voto. Ma è come se avesse evocato questa possibilità.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: La Nota – Un movimento che litiga, ma ha già perso la centralità
Tema: Conte sfida Grillo

Al Movimento Cinque Stelle non poteva capitare giornata più sfortunata, per sottolineare la sua deriva autoreferenziale e il distacco da una realtà che comunque va avanti. II premier Mario Draghi ha riunito il governo per definire i limiti e le condizioni del blocco dei licenziamenti. Poi si è incontrato con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, per discutere la situazione nel Mediterraneo, In particolare in Libia. Ma sullo sfondo ha aleggiato anche ciò che resta degli accordi sulla Via della Seta presi con la Cina dal governo precedente: quello presieduto dall’allora grillino Giuseppe Conte. Insinuare qualche dubbio sulla sua permanenza nell’orbita di Beppe Grillo ormai è giustificato. Lo scontro tra i due per la leadership del Movimento prosegue in uno scambio di accuse quotidiano e perfino stucchevole. La ragione è che fa emergere solo una mediocre lotta di potere tra oligarchi; e un narcisismo leaderistico tanto celebrato dai militanti nella fase del successo dei Cinque Stelle, quanto malinconico in una stagione di declino dell’armata populista.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Folli Stefano 
Titolo: Il punto – Ora sarà in salita il rapporto Pd-5S
Tema: Conte sfida Grillo

Una delle pagine più noiose della recente politica italiana, il litigio intriso di narcisismo tra Grillo e Conte, è ancora appesa al suo esito prevedibile: vale a dire nessun esito, nessuno sbocco chiaro. Né vera pace né guerra totale: come si conviene ai due galli in competizione di un movimento senza radici e oggi senza identità, al di là di alcune fumose parole d’ordine che rinviano a buoni propositi piuttosto che a un programma politico. Conte ha rispedito le carte (in senso tecnico: lo statuto, il progetto organizzativo, la scuola di formazione) nel campo dell’avversario, ma non è proprio un ultimatum. Grillo avrà tempo per pensarci su e decidere se vuole essere «un padre padrone», come tale esecrato, o invece un padre nobile – e quindi riverito – che lascia tutto il potere all’astuto giurista pugliese. Potrebbe scegliere di buttare all’aria il tavolo? Sì, naturalmente, ma è meglio non dimenticare che è lui, Grillo, al netto delle simpatie cinesi, il vero garante dell’appoggio dei 5S al governo di Draghi (ed è su questo punto che si salda il rapporto oggi ottimo con Luigi Di Maio.
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Testata:  La Verita’ 
Autore:  Belpietro Maurizio 
Titolo: Conte prova a scippare il M5s a Grillo – Giuseppi tenta di liquidare Grillo a colpi di retorica da vecchio dc
Tema: Conte sfida Grillo

Come per la caducazione della concessione di Autostrade, per la caducazione della leadership dell’ex avvocato del popolo ci vuole tempo. Se, il giorno dopo il crollo del ponte Morandi, Giuseppe Conte annunciava di non poter aspettare i tempi della giustizia, salvo poi aspettare quelli della politica che come si è visto sono risultati più lunghi di quelli della magistratura, ieri l’ex presidente del Consiglio ha fatto sapere di poter aspettare i tempi di Beppe Grillo, senza ignorare le offese che gli sono state rivolte dal garante dei 5 stelle, ma senza neppure sbattere la porta. Come al solito, la conferenza stampa dell’ex premier è stata ricca di ambiguità e ridondante di parole, ma povera di chiarezza, in quanto alla fine, nessuno o quasi dei presenti ha capito che cosa Giuseppi abbia in realtà intenzione di fare. Vuole fondare un proprio partito, convinto di poter riconquistare Palazzo Chigi chiudendo la parentesi di Mario Draghi? Vuole cacciare Beppe Grillo, elevandolo nel pantheon del movimento dopo avergli scippato la sua creatura? Oppure, semplicemente intende costituire una sua corrente rimanendo in attesa sulla sponda del fiume, cioè di espugnare ciò che resta dei 5 stelle? Alle domande, in realtà nessuno sa rispondere, perché in fondo il primo a non saperlo è lo stesso Conte.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: «Beppe? Ho raccolto alcuni suggerimenti altri proprio non posso Ma non voglio fare un partito personale»
Tema: Intervista a Giuseppe Conte – Conte sfida Grillo

La conferenza stampa al Tempio di Adriano è finita da pochi minuti, l’ex presidente del Consiglio raggiunge a piedi la sua casa nel centro di Roma e trova ad aspettarlo un gruppetto di fan. Una ragazza pugliese con la t-shirt delle «bimbe di Conte» chiede un autografo e una signora di Genova con la figlia per mano si mette in posa per un selfie: «Presidente mi raccomando, non ci abbandoni, non lasci la politica». 11 ragionamento del leader in pectore del Movimento parte da qui, dalla promessa che, comunque vada, lui resterà in campo: «Io ci sono. Una mano l’ho sempre data e continuerò a darla, in qualsiasi veste». Giuseppe Conte si dice «sereno», ma tra una foto e una dedica ai passanti la delusione e l’amarezzavengono fuori. Più volte ripete di aver lavorato quattro mesi alla rifondazione del Movimento e *** di aver risolto il nodo intricato del rapporto con Casaleggio e «le ambiguità con Rousseau». Traguardi che sperava gli venissero riconosciuti, mentre in cambio ha avuto da Beppe Grillo giudizi per nulla lusinghieri che, per quanto si dica «dotato di ironia», di certo lo hanno offeso. E deluso il giurista pugliese, amareggiato, ma anche determinato a tenere il punto su quelli che ritiene argomenti e valori non negoziabili: «Lei mi chiede se ci siano in corso mediazioni e trattative, ma qui non è questione di compromessi, stiamo parlando di principi, di cose serie, di passaggi cardine. Su cosa dovremmo trattare?».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Dai 5 Stelle a Pd e Lega, tutte le transizioni in corso
Tema: Il Pd

Dopo l’aut aut di Conte a Grillo che mette fine al Movimento delle origini per il solo fatto che viene sfidato il suo fondatore, tutti i fari sono puntati sui 5 Stelle, sulle lacerazioni e sulla credibilità di una transizione politica ma in realtà le trasformazioni sono anche altrove. In ballo c’è pure il Pd e non solo perché gli effetti collaterali di quanto sta accadendo si sentiranno dalle parti del Nazareno ma anche perchè c’è una discussione rimasta in stand by visto il modo in cui è avvenuto il cambio del segretario, benedetto da un’assemblea ma scelto in una forma e secondo procedure meno trasparenti. Una soluzione in corsa ma che ha messo sotto traccia una riflessione su quella che è stata la strategia Dem dell’ultimo periodo. Innanzitutto, dal punto di vista elettorale perché in questi ultimi anni alcune Regioni sono passate agli avversari, perché il partito continua a girare intorno alla percentuale della sconfitta renziana del 2018, perché si attende di capire quale assetto prenderà la galassia grillina. Dunque, prima o poi anche al Nazareno toccherà un confronto sul senso di marcia e su quale sia la rappresentanza politica che, per il momento, continua a oscillare come un pendolo tra l’ala di sinistra e quella più liberal.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: Letta adesso teme «l’assist alla destra»: se si sfaldano a rischio il voto sul Colle
Tema: Letta su la Conferenza stampa di Conte

Sono le cinque e mezzo del pomeriggio, Enrico Letta ascolta le parole di Giuseppe Conte. E non si tranquillizza. Per niente: «Sono preoccupato per gli effetti di una potenziale deflagrazione dei gruppi parlamentari dei Cinque Stelle nell’elezione del presidente della Repubblica. Così si complicherebbe la vicenda del Quirinale. Si darebbe un assist alla destra». Già, non sono le regionali calabresi a impensierire il leader del Partito democratico. E nemmeno le elezioni amministrative, dal momento che i grillini hanno deciso di correre sia a Napoli che a Bologna per un candidato del Pd. Esattamente ciò che voleva Letta :i dem sono «la guida» della coalizione anti-destra che verrà. I suoi timori riguardano un’altra partita, quella del Quirinale, quella che conta sette anni e vale per questa e per la prossima legislatura. Il segretario dem non ama lasciare nulla (o, meglio, troppo) al caso. Sa bene che quella e la partita con la P maiuscola. Sognava, per l’elezione del capo dello Stato, una maggioranza Ursula che prefigurasse i contendenti delle prossime elezioni: togliere Forza Italia al centrodestra sarebbe un’operazione vincente
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Di Caro Paola 
Titolo: Sull’omofobia Salvini attacca Letta Lui: confronto solo in Parlamento
Tema: Il Ddl Zan

Resta altissima la tensione nella maggioranza sul ddl Zan contro l’omotransfobia, con Pd, M5S, Leu e solo in parte Italia viva (che lavora ad una difficile mediazione) ferme sulla difesa del testo, e Lega e Forza Italia che insistono perché venga modificato in più punti. È ancora muro contro muro tra Matteo Salvini ed Enrico Letta. II primo da giorni ha chiesto, pubblicamente e con messaggio privato, al leader del Pd di incontrarsi per decidere assieme possibili modifiche e assieme valutare il tema complessivo delle riforme. II secondo non crede alla buona fede e tiene duro. «Scriverò un WhatsApp di risposta a Salvini, gli dirò: siamo persone serie, andiamo in Parlamento e lì ci confronteremo, non mi sono mai sottratto al confronto, mi aspetto che chi parteciperà sia li non per affossare la legge ma per discutere del merito», dice Letta. E aggiunge: «La nostra tesi è che oggi c’è una grande occasione per potere approvare quella legge, la nostra linea è: andiamo avanti. Ascolteremo quello che diranno gli altri, ma le dichiarazioni della Lega sono per affossarlo».
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: I falsi amici della liberta’
Tema: Il Ddl Zan

Non si può discutere davvero di diritti senza mettere al centro del dibattito pubblico un diritto universale che mai dovrebbe essere schiacciato dagli altri: la libertà di espressione. Il numero domenicale del Guardian ha dedicato un formidabile editoriale al dibattito sul gender e ha offerto ai suoi lettori un elemento di riflessione per nulla scontato, considerando il fatto che il giornale in questione è lo stesso che meno di un anno fa costrinse una sua giornalista, Suzanne Moore, a lasciare il quotidiano per via di alcune opinioni sul gender ritenute offensive. Il Guardian, citando alcuni esempi di donne punite, censurate e persino aggredite fisicamente per le loro idee critiche sul gender, ha scelto di rompere gli indugi e di prendere una posizione forte e intelligente sul tema: qualunque sia la tua opinione sull’orientamento sessuale, e sul genere, non puoi dimenticarti che nessuna opinione può prescindere dal diritto assoluto di garantire all’altro la libertà di espressione: una democrazia sana, scrive il Guardian, non può prosperare se un cittadino si trova in una condizione tale da avere il timore di essere sanzionato, punito o censurato per ciò che si pensa. Il punto sollevato dal Guardian non riguarda solo il rischio culturale di essere squalificati a vita per aver espresso un’opinione critica su questi temi, ma riguarda indirettamente anche rischi diversi come possono essere quelli di trasformare leggi pensate per difendere alcune libertà in leggi destinate a offenderne altre (restringere il perimetro normativo delle libertà di pensiero, come potrebbe fare il ddl Zan, consentirebbe purtroppo di mettere nelle mani di un giudice ogni discrezionalità interpretativa e trasformare in un reato anche ciò che dovrebbe essere un diritto, ovvero il pensiero, una contraddizione mica da poco per chi vuole difendere le libertà).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Labate Tommaso 
Titolo: «Il centrodestra unito potrebbe chiamarsi Cdu» – «Il centrodestra sia unito Oggi i valori del Ppe sono vincenti in Europa»
Tema: Intervista a Silvio Berlusconi – Partito unico di centrodestra

Presidente Berlusconi, il partito unico del centrodestra, secondo lei, diverrà realtà prima della tine dell’anno? «Per la verità nessuno ha mai parlato della fine dell’anno. Come orizzonte temporale realistico ho indicato le elezioni del 2023. Nel frattempo, ovviamente, Forza Italia va avanti — fin dalle prossime amministrative — con il suo simbolo, con le sue bandiere, con le sue liste. I nostri ministri e i nostri parlamentari continuano l’ottimo lavoro che stanno svolgendo. E grazie all’apporto di idee di Forza Italia che il governo sta ottenendo i suoi migliori risultati. Il partito unico non è una “fusione fredda” imposta dall’alto, che si possa realizzare in poche settimane. Anzi, dobbiamo fare il contrario: un grande lavoro che coinvolga i militanti, gli eletti e soprattutto l’opinione pubblica di centrodestra, le categorie, donne e uomini della società civile vicini alle idee, ai valori e ai leggitimi interessi che noi rappresentiamo. Solo così, da un grande lavoro sulle idee, sui programmi e sulle regole, può nascere per gradi un’aggregazione nella quale le diverse soggettività siano esaltate, non annullate.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Carratelli Niccolò 
Titolo: “Noi i garanti della stabilità del governo dico no al partito unico del centrodestra”
Tema: Intervista a Matteo Salvini – Partito unico di  centrodestra

Matteo Salvini angelo custode di Mario Draghi. Lui y non arriva a definirsi in questi termini, ma poco ci manca. Di fronte alla crisi del Movimento 5 stelle, primo partito in Parlamento, “noi del centrodestra cerchiamo di dare stabilità al governo”, dice il leader della Lega, sempre più innamorato del premier: “Abbiamo caratteri diversi, ma ci accomunano la concretezza e la schiettezza”. E così la Lega di lotta può attendere, ora va benissimo quella di governo, “europeista, atlantista, perché libertà e democrazia fanno rima con Occidente”. Il partito unico del centrodestra è un progetto archiviato? «Non è all’ordine del giorno, come la vittoria della Champions da parte del Milan, dicerto non l’anno prossimo. Il partito unico non è una cosa che nasce a tavolino o in laboratorio. Partiamo dalla collaborazione sui temi, dalla giustizia al fisco. Proporrò a Berlusconi una carta dei valori condivisi, da sottoporre a chi ci sta: libertà d’impresa, famiglia, innovazione, ambiente».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tucci Claudio 
Titolo: Stop ai licenziamenti prorogato a ottobre solo per tessile e moda
Tema: Licenziamenti

Per i datori di lavoro delle industrie tessili-abbigliamento-pelletteria sono previste altre 17 settimane di cig gratuita (non sono dovuti i contributi addizionali) da fruire dal 1° luglio al 31 ottobre. Queste aziende, che ancora oggi sono in forte difficoltà, entrano così di fatto nella normativa prevista per le piccole imprese e per quelle del terziario (che rientrano nel campo d’azione di cig in deroga e Fis): ciò significa che fino al 31 ottobre, anche loro, manterranno un divieto generalizzato di licenziamento per motivi economici (tranne le eccezioni, già previste dalle regole vigenti: cessazione definitiva dell’attività, accordo collettivo aziendale di incentivo all’esodo, fallimento). L’intervento costa poco meno di 200 milioni.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mania Roberto – Petrini Roberto 
Titolo: Tessile, licenziamenti bloccati Sospeso il cashback di Stato
Tema: Licenziamenti

Sui licenziamenti passa nel governo la linea Draghi-Orlando per un nuovo intervento selettivo. Ma a sorpresa, ieri, la maggioranza ha deciso anche la sospensione del cashback, nonostante le resistenze dei Cinquestelle. Confermato, invece, il blocco per altri due mesi (fino al 31 agosto) dell’invio delle cartelle esattoriali e il rinvio al 20 luglio dei versamenti per le partite Iva (Isa e forfettari). E stata la cabina di regia, riunita a Palazzo Chigi, a dare il via libera al nuovo pacchetto di misure che dovrebbero essere contenute in un decreto legge che il Consiglio dei ministri varerà domani. Sui licenziamenti è stata decisa una proroga del blocco fino al 31 ottobre perla filiera del tessile (pelletteria e calzature, comprese), le cui aziende potranno ancora utilizzare la cassa integrazione gratuita. Nello stesso tempo saranno concesse altre 13 settimane di cassa straordinaria alle imprese (una novantina) in crisi che stanno negoziando ai tavoli del ministero dello Sviluppo i processi di riorganizzazione.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Ferrari Gilda 
Titolo:  “Ammortizzatori gratis per le imprese ora accordi tra aziende e lavoratori”
Tema: Intervista ad Andrea Orlando – Licenziamenti

La mediazione del premier Mario Draghi porta a un accordo sullo sblocco dei licenziamenti e il ministro del Lavoro Andrea Orlando, tornato a Roma per la cabina di regia dopo essere stato in visita allo stabilimento siderurgico di Genova, dice che «la discussione è andata nella direzione giusta: aumentare gli strumenti di protezione e rendere meno traumatico il superamento del blocco dei licenziamenti, offrendo strumenti alle imprese e ai lavoratori per gestire le crisi. È importante anche che le misure saranno sottoposte al confronto con le parti sociali». «Stiamo lavorando per proteggere i tavoli di crisi Mise, potenziati dagli strumenti che esistevano già del decreto Sostegni 2 — spiega il ministro a questo giornale — . Sostanzialmente è passata l’idea della selettività con un’attenzione alle situazioni che erano più in difficoltà, tutto il comparto moda per esempio».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni 
Titolo: Per 4,3 milioni di partite Iva rinviate al 20 luglio le tasse da versare
Tema: Fisco

Quasi sul filo di lana (come ogni anno) arriva l’annuncio della proroga con un comunicato del Mef. Lo schema è quello solito e riguarda 4,3 milioni dl partite Iva tra quelle soggette agli Isa o nel regime forfettario (ormai conosciuto più comunemente come la flat tax). Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) firmato dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, sposta di 20 giorni più avanti il termine per il versamento delle imposte sui redditi (Irpef o Ires per le società di capitali), Irap (per i contribuenti che non ne sono esonerati) o delle imposte sostitutive. Il nuovo calendario fiscale che si delinea con il rinvio prevede quindi che si vada a versare non più entro il 30 giugno ma bensì entro il 20 luglio. Con la possibilità eventualmente di avvalersi anche dei tempi supplementari: chi salderà il conto dell’F24 dal 21 luglio al 20 agosto, infatti, dovrà aggiungere la leggera maggiorazione dello 0,40 per cento. L’allungamento dei termini consente così di togliere unpo’ dipressione sui contribuenti interessati e sui professionisti che li assistono.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  M.Mo. – G.Par. 
Titolo: Riscossione, cartelle congelate al 31 agosto I pagamenti slittano al 30 settembre
Tema: Fisco
È atteso domani in Consiglio dei ministri íl nuovo decreto legge con cui il Governo, oltre a risolvere il nodo sul blocco dei licenziamenti per i settori in crisi (tessile, abbligliamento e pelli, si veda il servizio a pagina 3), punta a evitare che imprese, autonomi, professionisti e cittadini dal 1° luglio siano travolti dalla ripresa della riscossione coattiva. Sul tavolo dell’agente pubblico della riscossione ci sono qualcosa come 6o milioni di atti pronti ad essere notificati. Pur volendo dilazionarli nel tempo come prevede il primo decreto sostegni agenzia Entrate-Riscossione (Ader) sarebbe obbligata a inviare non meno di 2 milioni di atti al mese. Non solo. La ripresa della notifica delle cartelle trascina con sè anche la ripresa dei versamenti degli atti sospesi, e che secondo l’attuale calendario scatterebbe dal 31 luglio prossimo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Querzè Rita 
Titolo: Regina: si possono riqualificare subito 20 mila persone Più risorse ai fondi
Tema: I fondi interprofessionali

«È vero, la missione dei fondi interprofessionali come Fondimpresa è quella di formare e aggiornare i lavoratori dipendenti che hanno già un’occupazione. Questo in tempi normali. Ma oggi viviamo tempi straordinari, in cui dobbiamo prepararci alla madre di tutte le battaglie: combattere il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro e garantire a chi perde il posto competenze che valgano un’assunzione». A parlare è Aurelio Regina, presidente di Fondimpresa, il fondo interprofessionale di Confindustria con Cgil, Cisl e Uil. Sindacati e viale dell’Astronomia sono su fronti diversi quando si parla di sblocco dei licenziamenti. Ma tornano dalla stessa parte quando l’argomento diventa la formazione. Fondimpresa e 1 fondi interprofessionali si candidano ad avere un ruolo nelle politiche attive per aiutare chi ha perso il lavoro? «Sì. L’anno scorso abbiamo messo a bando 5 milioni di euro in via sperimentale per corsi promossi da imprese interessate ad assumere disoccupati, purché avessero una serie di competenze ben precise. Per la precisione, 3,5 milioni erano destinati a persone ín cassa integrazione e 1,5 a inoccupati. Abbiamo poi messo un vincolo: i rimborsi sarebbero andati alle imprese soltanto se almeno il 70% dei corsisti fosse stato assunto a tempo indeterminato». Come è finita? «Ha funzionato».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fotina Carmine 
Titolo: Sud, al via il riassetto del Fondo coesione: 79 miliardi in 12 obiettivi
Tema: Piano sviluppo e coesione

Per oltre 79 miliardi di fondi di coesione cambiano le regole di gestione. È servito molto più tempo del previsto ma alla fine è stata portata a termine la ricognizione delle risorse che era stata fissata da un decreto legge del 2019 ed è finalmente arrivata in Gazzetta ufficiale la delibera del Cipess, il comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. Il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) ha il compito di finanziare, con risorse aggiuntive nazionali, interventi finalizzati al riequilibrio territoriale ed è destinato perl’80% al Mezzogiorno. Per cercare di migliorare performance di spesa drammatiche, che per il ciclo 20214-2020 fanno segnare appena un 7% di pagamenti rispetto alle risorse programmate, l’idea è incardinare presso ogni amministrazionetitolare di risorse – ministeri, regioni o città metropolitane – uno specifico «Piano sviluppo e coesione».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: II retroscena – Il «timore» che i fondi europei finiscano nelle tasche di Pechino
Tema: Recovery Plan

Ovviamente è la Cina che fa capolino continuamente negli incontri istituzionali di Antony Blinken con le autorità italiane. I punti sono svariati, e le minacce di cui si discute sono soprattutto commerciali. Certo la questione del rispetto dei diritti umani è fondamentale, in testa ad ogni approfondimento sulla relazione con Pechino, e il sottosegretario di Stato la affronta sia a Palazzo Chigi che al Quirinale, ma il grande spettro è quello delle relazioni economiche sbilanciate, di uno strapotere cinese, anche nella manifattura, che ormai mette sempre più a rischio le economie occidentali. Non è un caso che persino il Recovery plan ideato da Bruxelles, finanziato con emissioni di debito comune della Ue, piano centrale di rilancio dell’economia del Vecchio continente, ovviamente compresa e addirittura privilegiata l’Italia, abbia fatto capolino nelle conversazioni istituzionali del sottosegretario di Stato. Il rischio, ben chiaro agli americani come agii europei, è che parte delle centinaia di miliardi di euro del Recovery vadano a finire in Cina, piuttosto che alle aziende europee. Anche su questo Washington mette in guardia Roma, come ha già fatto con Parigi, e si dice pronta a collaborare perché ciò non accada.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fortis Marco 
Titolo: Il boom del made in Italy è figlio di Industria 4.0 e dei giovani imprenditori
Tema: La ripresa dell’export

Pochi se ne sono accorti, ma la vigorosa ripresa dell’export italiano nel primo quadrimestre del 2021 (+19,8%) non è solo il frutto di un semplice rimbalzo rispetto al primo quadrimestre dello scorso anno, che era stato gravemente pregiudicato dalla pandemia e dal lockdown. È invece il risultato di un processo di costante crescita delle nostre vendite all’estero e di rafforzamento della competitività delle imprese italiane che dura da oltre un quinquennio. Nei primi quattro mesi di quest’anno l’export del made in Italy è aumentato di più di quello della Germania (+11,4%) e della Francia (+10,8%). Ma, soprattutto, è cresciuto molto più di quello dei nostri maggiori concorrenti dell’area dell’euro in una prospettiva di lungo periodo. E le ragioni sono strutturali. Se compariamo le esportazioni in valore dei primi quattro mesi degli ultimi anni, costruendo dei numeri indice e prendendo come base il primo quadrimestre del 2015, osserviamo che l’export italiano era aumentato fino al primo quadrimestre 2018 (indice 111,4) più di quello francese (106,6) e all’incirca come quello tedesco (111,7), fatto già di per sé significativo, dato che la Germania è unanimemente ritenuta una nazione molto competitiva. Poi vi è stato anche il nostro “sorpasso” sulla Germania e l’indice dell’export italiano è salito nel primo quadrimestre 2019 a un livello più alto (indice 115,3) di quello tedesco (113,5), con la Francia in recupero, ma distaccata (112,3).
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pelosi Gerardo 
Titolo: Piena sintonia tra Draghi e Blinken su ripresa, clima, Europa e Libia
Tema: Intesa Draghi – Blinken

Un dialogo, quello tra Italia e Stati Uniti, che non si è mai del tutto interrotto ma che ora ritrova slancio e molti punti di consonanza. Il capo della diplomazia Usa, Antony Blinken, esce più che soddisfatto dagli incontri avuti a Roma a margine della coalizione anti Isis e prima di partecipare al G20 con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e soprattutto dopo le visite di cortesia a Palazzo Chigi con il premier, Mario Draghi e al Quirinale con il presidente Sergio Mattarella. Blinken ha mostrato soprattutto di apprezzare l’impegno italiano nell’Alleanza Atlantica che siè tradotta in un notevole contributo alle missioni internazionali come quella in Kosovo e in Iraq, che il nostro Paese dovrebbe guidare dal prossimo anno. Identità di vedute sui temi globali come clima e lotta alla pandemia e sulle grandi crisi internazionali. Washington ha piena fiducia nel ruolo dell’Italia come capofila in Europa dei Paesi che stanno lavorando per la stabilizzazione della Libia.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Molinari Maurizio 
Titolo: Blinken “Patto Usa-Italia per rafforzare le democrazie contro gli autocrati”
Tema: Intervista ad Antony Blinken

Neanche una parola è lasciata al caso perché l’America di Joe Biden si affida a lui per rafforzare le alleanze con cui rispondere alle sfide di Russia e Cina. Il Segretario di Stato Antony Blinken parla con Repubblica a Villa Taverna poco dopo l’incontro al Quirinale e i messaggi vertono sulla necessità di rilanciare le democrazie: dall’interno rispondendo assieme a pandemia, cambiamenti climatici e diseguaglianze e dall’esterno affrontando Mosca e Cina. Nella conversazione che segue Blinken alza il velo su alcuni dettagli di questi duelli globali: con Pechino il terreno sono le «nuove regole per la tecnologia» e a Putin «abbiamo chiesto di bloccare gli hacker che ci attaccano». Mentre dalla Libia «presto vedremo l’inizio del ritiro delle truppe russe e turche». È il ritorno dell’America sulla scena internazionale, con due partner che Blinken considera strategici, anche se per ragioni diverse: Italia e Santa Sede.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lombardi Anna 
Titolo: Dal vertice anti Isis agli incontri con il Papa, Mattarella e Draghi
Tema: La giornata romana di Blinken

L’incontro col Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’udienza con Papa Francesco, il colloquio col premier Mario Draghi e la riunione ministeriale della Coalizione Globale anti Daesh co-presieduta col capo della Farnesina Luigi Di Maio. È stata davvero una giornata fittissima quella del Segretario di Stato americano Antony Blinken, in Italia dopo aver visitato Francia e Germania, per partecipare al G20 dei ministri degli Esteri. Al Quirinale, dove si è parlato di collaborazione Atlantica e Libia, il presidente Mattarella si è raccomandato: «Unione Europea e Stati Uniti assumano la guida nella lotta alla pandemia e offrano in maniera disinteressata strumenti validi alla comunità internazionale a tutela della salute dei popoli». In Vaticano, invece, Francesco ha rassicurato il capo della diplomazia Usa; il temuto documento invocato da alcuni vescovi americani, sull’irricevibilità dell’eucaristia per i politici favorevoli all’aborto come Joe Biden non ci sarà. Il Papa ha incassato il sostegno statunitense al negoziato della Santa Sede col Venezuela, affinché quel paese torni alla democrazia.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Sorrentino Riccardo 
Titolo: Francia, le regionali aprono i giochi sul voto per le presidenziali
Tema: Elezioni regionali in Francia

È il ritorno della politica tradizionale. O, più probabilmente, un deciso scollamento tra la politica locale, ancora dominata dai partiti storici, e quella nazionale, dove Emmanuel Macron e Marine Le Pen monopolizzano l’opinione pubblica. È innegabile però che le elezioni regionali, le quali domenica al ballottaggio hanno confermato nelle grandi linee i risultati del primo turno, abbiano suscitato il desiderio di rompere l’alternativa bloccata tra il tecnocratico presidente “né di destra né di sinistra” (o forse “radicale di centro”) e la leader populista e sovranista. «I francesi non vogliono quel faccia a faccia che si vuole imporre loro», ha detto il presidente dei Républicains al Senato Bruno Retailleau. La fortissima astensione – ha votato solo il 34% – consiglia in realtà prudenza, sia nell’analisi sia nell’elaborazione delle politiche: nel 2022 gli astensionisti di ieri potrebbero stravolgere i risultati.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ginori Anais 
Titolo: La rinascita dei neogollisti
Tema: Elezioni regionali in Francia
Dopo tanto parlare di nuovo mondo post-Covid, le elezioni regionali in Francia hanno appena resuscitato la politica d’antan, ridando vita al classico bipolarismo tra sinistra e destra, confermate in tutte le loro roccaforti, lasciando macronisti e lepenisti a mani vuote. Il ritorno in forze più clamoroso è quello dei neogollisti che sembravano ormai fuorigioco dopo due presidenziali perse, nel 2012 con l’ex campione Nicolas Sarkozy battuto dal socialista François Hollande, e nel 2017 con l’esclusione per la prima volta nella Quinta Repubblica dal ballottaggio dove si era imposto l’outsider Emmanuel Macron contro Marine Le Pen. Si può anche ridurre la portata simbolica del voto. Come dice il politologo Jérôme Fourquet, dopo un anno sfiancante, i francesi «contano i giorni per andare in vacanza a fare i barbecue con gli amici», erano quindi poco interessati da uno scrutinio locale, reso meno comprensibile dalla riforma che ha accorpato diverse regioni.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Polito Antonio 
Titolo: Populisti senza brio – Il vuoto delle urne e della politica
Tema: Il Populismo frena

Si era detto: dopo la pandemia niente sarà come prima. Ma forse lo si diceva senza crederci troppo. Senza capire fino in fondo che ci troviamo di fronte a un vero e proprio cambio di paradigma della politica europea, di proporzioni non dissimili dal terremoto che portò sulla scena le forze populiste, ma di segno inverso. Anzi, è oggi proprio la «nuova politica», quella che era nata per riempire il vuoto di credibilità della «vecchia», a conoscere in Francia la sua sconfitta più bruciante. E non solo Marine Le Pen, regina dei sondaggi rimasta per l’ennesima volta con un pugno di mosche in mano. Ma anche Macron, col suo movimento nato dal nulla proprio per sbarrarle la strada dell’Eliseo, ha fatto flop. A sorpresa, così, sono stati i «vecchi partiti», gollisti e socialisti, con le loro coalizioni d’antan, a tornare sulla scena. Si sarebbe tentati di trarne una conclusione apparentemente logica: stanchi di tutta la retorica del «nuovo», gli elettori tornano all’usato sicuro. Ma sarebbe un errore. Più probabile che siano in movimento, in cerca di qualcosa di più adatto all’era di ricostruzione economica e sociale che ci aspetta, e che per ora si dividano tra l’assenteismo e ciò che passa il convento. Potrebbe cioè trattarsi solo di una fase di transizione, di stallo, foriera però di nuovi equilibri, ansiosa di novità.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Ventura Marco 
Titolo: Quaranta ministri degli Esteri a Roma per la guerra all’Isis: Italia in prima linea nel Sahel
Tema: Coalizione globale anti-Daesh

Una sfida globale a una minaccia globale. E il nuovo fronte è l’Africa, mentre se ne prepara un altro, nuovo e insieme già visto, in Afghanistan dopo il disimpegno militare americano. L’Isis è tutt’altro che morto. Per dirla col ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che interviene al fianco del segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, al summit ieri a Roma della Coalizione globale anti-Daesh presieduta da Italia e Stati Uniti, lo Stato Islamico «è stato sconfitto sul piano territoriale nel marzo 2019 ma non è stato sradicato, continua a rappresentare una minaccia sia in Siria e Iraq, sia affacciandosi su nuovi territori». 11 fenomeno desta allarme soprattutto nel continente africano, nel Sahel ma anche in aree dell’Africa orientale come il Nord del Mozambico e il Corno d’Africa. Gli affiliati all’sis hanno compensato il crollo in Medio Oriente con una significativa avanzata e un maggiore controllo nelle ultime settimane in Nigeria, Sahel, Mozambico e Repubblica Democratica del Congo. Per questo l’Italia, avverte Di Maio, torna «protagonista», proponendo l’istituzione di un Gruppo di Lavoro ad hoc sull’Africa per «identificare e fermare le minacce terroristiche e mettere a punto contromisure da definire in coordinamento coi partner locali».
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