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SINTESI IN PRIMO PIANO – 18 ottobre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– L’ultima trattativa con le Regioni. Pronto il nuovo decreto anti-Covid;
– I parlamentari positivi arrivano a quota 20. Alla Camera voti sospesi per tutta la settimana;
– Emergenza e crescita, pronti 39 miliardi. Il governo proroga la Cig anche nel 2021;
– Il grande allarme di Confcommercio: «Con nuovi lockdown il futuro sarà nero»;
– Record di votanti negli Usa. Corsa a votare Biden, Trump in crisi;
– Nuova Zelanda senza virus. Ardern stravince le elezioni;
– Omaggio dell’Eliseo al prof decapitato. Fermato il padre di una studentessa.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Il retroscena – Conte non vuole misure estreme – Conte frena i «rigoristi»: non siamo a marzo, servono misure ponderate
Tema: Covid-19, mini-stretta in arrivo

«Non siamo a marzo, dobbiamo adottare scelte proporzionate e ponderate», è il concetto che Giuseppe Conte ha declinato con tutti gli accenti possibili, nelle riunioni diurne e nei vertici notturni. Una mediazione faticosa e non ancora conclusa, destinata a terminare in giornata con la firma di un nuovo dpcm sull’emergenza Covid, a soli cinque giorni dal decimo e ultimo. E, vista l’emergenza, senza prima passare per il Parlamento. «I contagi aumenteranno ancora la prossima settimana, è una fase diversa e dobbiamo essere pronti a governarla – è il ragionamento che il premier ha condiviso con la squadra -. Siamo gli unici in Europa che hanno elaborato un vademecum, formulato dal ministero della Salute e condiviso con le Regioni, sulla cui base scientifica ci stiamo muovendo». Dei quattro scenari ipotizzati, l’Italia sta nel mezzo. Scenario 2, allarme moderato. «Ma per non passare a 3 dobbiamo stringere ancora un po’, per tutelare salute, lavoro, scuola ed economia», ha continuato Conte. Il premier non riteneva così urgente varare nuove regole, avrebbe preferito aspettare e monitorare la curva epidemiologica. Anche perché, come ha spiegato ai ministri, «la gente è stanca ed esasperata e c’è il rischio di disordini sociali». Ma il Pd ha scelto una linea interventista, il capo delegazione Dario Franceschini ha cominciato a incalzare e il resto lo ha fatto Roberto Speranza, che guarda ai 33 mila casi della Francia e preme per rallentare i motori del Paese: «Dobbiamo accelerare per evitare di arrivare ai quei drammatici numeri». E così oggi, dopo due giorni di confronto anche aspro, Conte spiegherà agli italiani la mini-stretta in arrivo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio 
Titolo: L’ultima trattativa con le Regioni Pronto il nuovo decreto anti Covid
Tema: Dpcm sull’emergenza Covid19

In soli cinque giorni i nuovi contagi in Italia hanno sfondato quota 10 mila, così il Dpcm sull’emergenza Covid19 firmato da Conte appena martedì scorso sarà superato già oggi da un ulteriore provvedimento del governo, una più forte stretta che sarà illustrata stasera in conferenza-stampa a Palazzo Chigi dal premier ed entrerà in vigore da domani. Questa mattina ci sarà l’ultimo incontro con le Regioni per trovare l’intesa definitiva sulle misure. Non sono pochi i nodi ancora da sciogliere: dalla chiusura anticipata alle 23 di bar e ristoranti, in chiave anti-movida, fino a un diverso regime per i mezzi pubblici per contrastare il rischio assembramenti. I governatori, dal canto loro, saranno chiamati a rispondere al commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, sui 1.600 ventilatori polmonari consegnati ma non ancora utilizzati per attivare le terapie intensive. Potrebbe esserci anche un confronto dell’ultimo minuto col ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, per trovare la sintesi sulla didattica a distanza. Di sicuro, per arrivare al nuovo Dpcm il parto è stato molto complicato. Nel summit ristretto di ieri, i governatori hanno trovato un punto d’incontro soprattutto sulla necessità di tenere separate (e aperte) le attività lavorative e produttive, considerate essenziali, da quelle che non lo sono. Per esempio la posizione della Lombardia (ma non solo) è quella di evitare lockdown generalizzati e di predispone comunque un ristoro per tutte le categorie penalizzate dalle nuove misure anti-Covid. Il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha firmato giusto ieri un’ordinanza per impedire la possibile ripresa delle attività di ristorazione e di somministrazione di alimenti dopo la mezzanotte o dopo le 21 in assenza di consumo al tavolo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bocci Michele – Ciriaco Tommaso 
Titolo: Virus, le nuove regole: palestre chiuse e smart working statali al 70% – Stop a palestre e più smart working È scontro sugli orari dei locali
Tema: Covid-19, mini-stretta in arrivo

Nuova stretta sull’orario di vendita degli alcolici da asporto, forse alle 18. Quanto ai ristoranti, a notte infuria ancora la battaglia: Conte li vuole aperti almeno fino alle 23, il Pd non oltre le 22, le Regioni più semplicemente preferiscono non decidere. Il Cts, invece, invita a cambiare prospettiva: se devono restare aperti, prevedete almeno un limite al numero di commensali. Il vero scontro, in questo ennesimo sabato di allerta e paura, coinvolge però il presidente del Consiglio e i governatori. Riunendo il suo governo, Conte ripete cento volte che i ristoranti aperti sono l’ultima trincea, abbandonata la quale c’è solo un piano inclinato verso lo stato emergenziale. Che un coprifuoco che limiti i movimenti dei cittadini è un’idea poco utile. Che per questa ragione sarebbe meglio lasciare aperti i locali fino alle 24 – e comunque almeno fino alle 23 – in modo da garantire il primo turno serale ai tavoli. Resta inteso che chi vorrà, nei territori in difficoltà, potrà varare ordinanze più restrittive. L’avvocato vuole insomma che siano i Presidenti di Regione, stavolta, ad assumersi la responsabilità di interventi mirati. Quelli che, però, i governatori preferiscono evitare prima di una stretta vera dell’esecutivo. Tentenna il lombardo Attilio Fontana, che chiede una mossa forte dell’esecutivo. Non il piemontese Alberto Cirio, che stronca subito la discussione: noi non chiuderemo comunque i ristoranti alle 22. E neanche il Lazio di Nicola Zingaretti, almeno così sembra, visto che trapela l’intenzione di non voler decidere in autonomia e di attendere un quadro chiaro da Palazzo Chigi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Intervista a Lucia Azzolina – Azzolina: “Fermerò l’assalto alla scuola” – Azzolina “Scuola sicura, non deve chiudere La Campania ci ripensi”
Tema: Intervista alla ministra dell’Istruzione

«Pensavano fosse un rigore a porta vuota. Credevano di poter chiudere le scuole, vanificando l’immenso lavoro fatto quest’estate e gli stessi sacrifici dei ragazzi, senza che ci fosse alcuna reazione. Ma hanno trovato un’intera comunità fatta di docenti, personale scolastico, famiglie, studenti, pronta a parare». La ministra dell’Istruzione Luzia Azzolina è convinta che Vincenzo De Luca dovrà tornare sui suoi passi. E soprattutto, che le altre Regioni non potranno seguirlo: «Perché è il paradigma a dover cambiare: i giovani non possono venire sempre dopo tutto il resto». II governo sta per varare nuove restrizioni per affrontare l’emergenza Covid. Cosa accadrà alle scuole? «Le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado devono restare assolutamente e completamente aperte come lo sono oggi in quasi tutt’Italia. Per la secondaria di secondo grado, le superiori, può accadere quel che già sta accadendo: vorrei dare una notizia, la didattica a distanza è già utilizzata». Non abbastanza, secondo alcuni presidenti di Regione e parte del governo. «Ogni scuola si sta organizzando suddividendo le classi, ruotando, alternando. Questa cosa si fa già. Vogliamo implementarla? Benissimo. Ma non significa che possa essere generalizzata per intere classi e per tutto il tempo».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Casadio Giovanna 
Titolo: Si blocca la Camera dei contagiati – 18 positivi e 80 in quarantena Focolaio Camera, sospesi tutti i voti
Tema: Virus, emergenza in Parlamento

Il conteggio ufficioso dice: 18 deputati positivi. Circa 80 in quarantena. Risultato: sospese per una settimana tutte le votazioni in Aula. I capigruppo dell’opposizione, due dei quali positivi (il Fdi Francesco Lollobrigida e la forzista Mariastella Gelmini), hanno chiesto uno stop temporaneo. Obiettivo principale, annullare il previsto voto sulla legge Zan contro l’omofobia. Poi la presa di posizione della presidenza: la prossima settimana a Montecitorio, che sta diventando un focolaio, non si voterà nulla. Tutto rinviato. L’epicentro del contagio sembra essersi trasferito in queste ore in Forza Italia, dove la capogruppo Mariastella Gelmini è stata a sua volta contagiata. «Come è successo? Non lo so. Ancora giovedì ero negativa, ne sono certa. Avevo un filo di raffreddore, sono praticamente asintomatica, ho fatto il tampone quando ho capito di essere venuta in contatto con positivi», racconta. Nel gruppo di Forza Italia, positivi al Covid sono oggi Federica Zanella, Diego Sozzani, Maria Tripodi. Un altro capogruppo del centrodestra, il leghista Riccardo Molinari è in quarantena. Sempre nel centrodestra positivo è risultato Maurizio Lupi, l’ex ministro delle Infrastrutture, alla guida ora di Noi con l’Italia-Cambiamo-Sgarbi, sottogruppo del Misto. I capigruppo di centrodestra sono quindi fuorigioco: tre positivi e uno in quarantena. La “circostanza” del contagio – Ipotizzano- pub essere stata la riunione della destra che ha preceduto la capigruppo. Da 11, forse, è partito tutto. Anche il presidente dei deputati 5Stelle, Davide Crippa è positivo e asintomatico.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Zapperi Cesare 
Titolo: I parlamentari positivi arrivano a quota 20 Alla Camera voti sospesi per tutta la settimana
Tema: Virus, emergenza in Parlamento

Positivi al Covid 19. Cinque deputati in un giorno solo: Francesca Ermellino (ex M5S), Federica Zanella e Diego Sozzani (FI), Eugenio ZoffïIi (Lega) e l’ex ministro Maurizio Lupi («maledetta quella riunione dei capigruppo»). Giusto 24 ore prima era toccato ai capigruppo di M5S Davide.Crippa, di FI Mariastella Gelmini e di FdI Francesco Lollobrigida. Ormai, i casi conclamati sono diventati 17 alla Camera e 3 a1 Senato. Per ragioni di sicurezza e anche, o soprattutto, per evitare di bloccare l’attività del Parlamento (la prossima settimana a Montecitorio è sospeso il voto su tutti i provvedimenti, e non solo quello sulla legge Zan sull’omofobia come avrebbe voluto il centrodestra) sta crescendo la richiesta di fare ricorso al voto da remoto. Una sorta di smart working su misura per deputati e senatori. Il pd Stefano Ceccanti ha steso una proposta di modifica del regolamento della Camera per consentire questa possibilità ed ha già raccolto a suo sostegno 114 firme. Nei prossimi giorni la conferenza dei capigruppo di Montecitorio si riunirà per valutare come muoversi. Di fronte, va detto, c’è un ostacolo non indifferente. E’ l’articolo 64 della Costituzione: «Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento in seduta comune non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti…». Una norma per situazioni particolari (le sedute comuni) ma che prescrive la presenza dei parlamentari.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Frignani Rinaldo 
Titolo: Superato il muro dei 400 mila contagi
Tema: Emergenza Coronavirus: i dati

Lazio e Lombardia in cima alla classifica dei ricoveri in terapia intensiva – 98 e 96 -, ma anche il muro dei 400 mila contagi dall’inizio dell’emergenza sfondato al quinto record giornaliero di nuovi casi,il secondo consecutivo oltre quota 10 mila. La seconda ondata continua a dilagare su tutto il territorio nazionale, con 10.925 pazienti in più e l’ennesimo primato anche di tamponi effettuati, quasi 166 mila in 24 ore, con un’incidenza sulle persone positive che rimane comunque al 6,6% (10,6% se si calcolano solo quelle testate per la prima volta). In totale attualmente sono 705 i malati in terapia intensiva su un numero complessivo di ricoverati che si attesta a 6.617, con un aumento di 439 unità rispetto al giorno precedente. In isolamento domiciliare ci sono a tutt’oggi 109.613 persone, oltre 9 mila in più in appena un giorno, con 116.935 attualmente positivi (+9.623) e 249.127 fra guariti e dimessi dagli ospedali (+1.255). Con le 47 vittime registrate ieri, secondo i dati del ministero della Salute, il bilancio di decessi da febbraio a oggi sale così a 36.474. Roma e Milano continuano a essere pressate dal coronavirus: nella Capitale altri 494 contagi sui 994 del Lazio (con 28 mila tamponi effettuati), dove c’è però una positività del 3,6% (e bisogna tenere conto del fatto che nel conteggio sono comprese 200 notifiche ritardate). Nel capoluogo lombardo invece sono stati scoperti 634 nuovi casi, sui 1.388 della provincia di Milano e i 2.664 della regione, al comando della classifica nazionale ormai da cinque giorni. In questo caso l’incidenza dei positivi sui tamponi effettuati (oltre 29 mila) è salita dal 7,9% al 9,1%.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Casaleggio avverte Di Maio «Non abbiamo noi la cassa»
Tema: M5S

Tra le quattro (presunte) «fake news» denunciate sdegnosamente dall’Associazione Rousseau, improvvisamente molto attiva nella comunicazione, non c’è la voce, già uscita nei giorni scorsi e ieri ribadita da molti dirigenti del Movimento, che Davide Casaleggio abbia proposto al Movimento a fine settembre un contratto di servizio da 1,2 milioni di euro. Richiesta avanzata a Vito Crimi e seccamente respinta dal capo politico. «Mi stai prendendo in giro?», si racconta che abbia risposto, perché tra le altre cose prevederebbe il controllo di Casaleggio sul blog. I rapporti tra il figlio del fondatore e il Movimento stanno arrivando al punto di non ritorno. La guerra è diventata totale. O si troverà un’intesa all’ultimo minuto oppure i 5 Stelle molleranno al suo destino Rousseau e rischieranno, nel contempo, di finire invischiati in cause che si annunciano dolorose e complicate. Ma il dado sembra tratto, almeno a giudicare dalle ultime mosse. A cominciare da quella di due giorni fa di Luigi Di Maio. L’ex capo politico, alla trasmissione AccordieDisaccordi attacca diretto Casalegglo: «Agli attivisti e ai territori non arriva un euro. La cassa deve gestirla il Movimento». Di qui la risposta piccata dell’Associazione Rousseau. Che riassume così le quattro «fake news»: «1. Rousseau è la cassa del Movimento. Falso. 2. Agli attivisti non arriva un euro. Falso. 3. Casaleggio dichiara “usiamo la app per votare in Parlamento”. Falso. 4. Casaleggio propone le nomine dei dirigenti sul portale Talenti. Falso». Stando ai fatti, il Movimento non há la cassa. Il bilancio 2019, consultabile sul sito, riporta la voce zero sugli incassi.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Cartelle fiscali, stop ai pagamenti Cig Covid estesa fino a dicembre – Cartelle, alt ai pagamenti nel 2020
Tema: Verso la manovra 2021

Cresce il menu del decreto legge che accompagnerà la manovra 2021. II provvedimento d’urgenza, agirà su due fronti. Quello fiscale è il primo, per fermare pagamenti e azioni esecutive sulle cartelle, come chiesto da Italia Viva, insieme ai Cinque Stelle, che aveva bocciato una prima proposta di mediazione con lo stop limitato ai pignoramenti di stipendi e pensioni. Nel menu ci sono poi nuove misure per il contenimento dell’emergenza sanitaria. Fra queste, prima di tutto, si studia un possibile rafforzamento dello smart working nella Pubblica amministrazione. C’è poi l’allungamento fino al 31 dicembre delle coperture perla Cassa integrazione modello Covid attraverso una riprogrammazione dei fondi non spesi fin qui. Di fatto quindi il primo nucleo del decreto legge, in due articoli compresa l’entrata in vigore, rinvia dunque al prossimo anno il riavvio della macchina della riscossione. Il ministero dell’Economia aveva frenato fino all’ultimo su questa richiesta, anche per ragioni di coperture. Ma il riacutizzarsi dell’epidemia ha spinto a un supplemento di Lavoro. Sarà anche estesa a dicembre la cassa integrazione modello Covid attraverso una rimodulazione di risorse lavoro. E la soluzione anche finanziaria sembra essere stata trovata in circa 350 milioni di euro con la rimodulazione di altri fondi. Il rinvio al 31 dicembre, insomma, è generalizzato .E coinvolge anche i versamenti delle cartelle che sono già arrivate ai destinatari. Il blocco congela ulteriormente gli atti che erano pronti a essere spediti con la ripresa dell’attività, e che ora dovranno aspettare la fine dell’anno. Anche gli avvisi esecutivi vengono sospesi. E inoltre chi presenta la richiesta di rateizzazione dei propri debiti fiscali entro il 31 dicembre potrà beneficiare di regole più flessibili sulla decadenza dalla rateazione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Salvia Lorenzo 
Titolo: Nella manovra quattro miliardi per le imprese – Manovra, tensioni poila schiarita Per sanità e vaccini 3,8 miliardi
Tema: Fondo per l’emergenza Covid-19

Sale a 4 miliardi il fondo per l’emergenza, che servirà ad aiutare le attività più colpite dalla crisi come il turismo e la ristorazione, con una nuova edizione del contributo a fondo perduto. Alle Regioni e ai Comuni vengono girati 350 milioni di euro per potenziare il trasporto scolastico, l’anello debole nella catena della ripartenza.  Altri 400 milioni vengono invece destinati all’acquisto di vaccini, parte dei 3,8 miliardi destinati alla sanità. Nelle ultime ore, dopo una serie infinita di vertici fino al consiglio dei ministri previsto in notturna, il disegno di legge di Bilancio ha preso sempre più il verso di una manovra d’emergenza. Quella che una volta si chiamava Finanziaria vale 39 miliardi di euro, secondo il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri rappresenta un «grande cambiamento di scenario». E viene accompagnata da un decreto legge che estende a fine anno la cassa integrazione per le aziende che l’hanno esaurita. Anche se sul punto resta lo scontro con i sindacati, che chiedono di prorogare il blocco dei licenziamenti almeno fino a marzo, mentre il governo offre una proroga solo selettiva: da gennaio non potrà più licenziare solo chi sta usando la cassa e non più, come adesso, chi potrebbe usarla perché ha ancora ore disponibili. Sindacati e governo si rivedranno mercoledì. E questo lasciare capire come, al di là del via libera in consiglio dei ministri, per vedere il testo vero e proprio della manovra aspetteremo ancora parecchi giorni. Anche perché dall’altra parte tira Confindustria: «Il blocco dei licenziamenti è il blocco delle assunzioni», dice il presidente Carlo Bonomi. E poi aggiunge, sarcastico: «Ho sentito dire che le imprese hanno preso 88 miliardi. Io non li ho visti. Forse mi sono distratto».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo 
Titolo: Il governo allunga, la Cig è scontro sul coprifuoco – Emergenza e crescita, pronti 39 miliardi Il governo proroga la Cig anche nel 2021
Tema: Verso la manovra 2021

Emergenza e crescita, il governo prepara una manovra da 39 miliardi. E per aiutare aziende e lavoratori proroga la cassa integrazione nel 2021. Ma in un’intervista a «La Stampa» Matteo Renzi, leader di Italia Viva chiede al governo di non mettere «l’Italia in coprifuoco». I contagi sfiorano quota 11mila e sui ricoveri è allarme dei medici: «Il sistema rischia di non reggere». Al centro della manovra, «che non prevede aumenti di imposte» fanno sapere dal Mef, ci sono ulteriori risorse per il rafforzamento della nostra Sanità, a cui vanno circa 4 miliardi aggiuntivi, e poi misure di sostegno per continuare a fronteggiare l’emergenza (altri 4 miliardi di ristori a bar, ristoranti, alberghi, commercianti ed artigiani e 5 per la proroga della Cig) e ancora il decollo dell’assegno unico, che nelle intenzioni del governo «rappresenta il primo tassello di una grande riforma del Fisco che sarà portata a compimento dal 2022»; quindi la messa a regime del taglio del cuneo fiscale e la fiscalità di vantaggio per il Sud e gli incentivi per le assunzioni degli under 35 su tutto il territorio nazionale oltre a fondi e gli investimenti destinati a scuola, università e cultura. Nelle intenzioni del governo «questa manovra delinea una strategia per perseguire allo stesso tempo un deciso aumento della crescita Buna riduzione graduale del debito, liberando in questo modo risorse importanti da utilizzare per lo sviluppo del Paese e l’inclusione sociale. È un grande cambiamento di scenario per l’Italia», viene rimarcato.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Bonomi: «La fiducia dell’Italia va ricostruita» – Bonomi: «Ricostruire la fiducia per rilanciare il Paese»
Tema: Confindustria

«Siamo in un’economia di guerra, dobbiamo ricostruire il paese, come hanno fatto i nostri padri creando quell’Italia che oggi insegna a tutto il mondo. Questa è la nostra tenace ambizione». Ma per riuscirci «occorre la fiducia, il filo rosso di questi due giorni di dibattito», occorre che il governo dialoghi con le imprese «c’è il primato della politica, ma ascoltateci, per guardare al futuro». Carlo Bonomi conclude il convegno dei Giovani imprenditori, che si è tenuto a Roma, a causa della pandemia. «Siamo ancora in emergenza, non ne siamo usciti. Si sapeva di una seconda ondata, ma che cosa è stato fatto? Due terzi dei 6 miliardi stanziati per la spesa sanitaria non sono stati utilizzati. Riconosco al governo che non poteva essere preparato, nessuno se lo aspettava. Ora bisogna ricostruire la fiducia dal basso, altrimenti di questi otto mesi non avremo capito nulla». La burocrazia è un ostacolo ad avere «un paese che funzioni. Ho ascoltato chi amministrala cosa pubblica lamentarsi della burocrazia. Sono due o tre generazioni che noi imprenditori sopportiamo tutto questo, lo denunciamo ma niente è cambiato». Ma «se abbiamo una Pa di cui non ci fidiamo è un problema», ci sono le risorse europee, i finanziamenti del Recovery Fund, «ma dobbiamo fare le riforme, avere un paese che funzioni». Covid, Europa, globalizzazione, istituzioni e Pa: sono questi per Bonomi iquattro grandi temi su cui va ricostruita la fiducia.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Tsunami Covid Distretti in rosso per 344 miliardi
Tema: Covid, le ricadute sull’economia

Lo tsunami del Covid travolgerà l’economia italiana. Nel biennio 2020-2021 le imprese perderanno tra 509 e 671 miliardi di fatturato: la prima cifra più contenuta solo se non ci saranno nuove restrizioni severe, come il lockdown. Oltre 3,5 milioni di lavoratori sono a rischio, perché addetti nei settori più esposti. Tra 200 e 230 mila aziende sono a un passo dalla crisi di liquidità: per scongiurarla servirebbero tra 70 e 100 miliardi. Uno spaccato drammatico che travolge tanto le città metropolitane – Milano, Torino e Roma da sole cumulano due terzi delle perdite totali in entrambi gli scenari, soft e hard – che l’Italia dei distretti. L’impatto sulle 93 città medie – in base allo studio condotto da Cerved per l’Anci, anticipato a Repubblica 730 mila imprese e 1.600 settori produttivi monitorati – pesa quasi per metà del dato nazionale. Senza una seconda ondata Covid, le perdite di fatturato sul 2019 nel biennio ’20-21 sarebbero “limitate” a 262 miliardi. Ma con nuove azioni di contenimento della pandemia – pur senza arrivare alla chiusura del Paese – si volerebbe a 344 miliardi, 2 milioni di lavoratori nei settori più colpiti e 110 mila aziende in crisi di liquidità. In termini percentuali, parliamo di una contrazione del fatturato del 12-17% quest’anno (nei due scenari, base e pessimistico) con un rimbalzo del 10-16% nel 2021 non sufficiente però a recuperare il pre-Covid. Rispetto al 2019 le imprese difatti lascerebbero sul campo tra il 2,7 e il 3,9% dei ricavi. «Non si può dire che le città medie siano penalizzate più o meno di quelle metropolitane», riflette Guido Romano, capo ufficio studi di Cerved. «A pagare un prezzo maggiore sono i territori molto specializzati nei settori falcidiati dal Covid, a partire da turismo, trasporti e commercio internazionale».
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Testata:  Giornale 
Autore:  De Francesco Gian_Maria 
Titolo: Commercio in ansia: «Così non reggiamo» – Il grande allarme di Confcommercio: «Con nuovi lockdown il futuro sarà nero»
Tema: Covid, le ricadute sull’economia
“Incertezza” è la parola «chiave di questa fase difficile per l’economia italia. a ricordarlo è l’ufficio studi di Confcommercio nella Congiuntura di ottobre. Dopo un terzo trimestre caratterizzato da un forte recupero (+10,6% sul periodo aprile-giugno, stima inferiore a quella della Nadef), l’associazione guidata da Carlo Sangalli prevede per il mese in corso una crescita congiunturale del Pil, al netto dei fattori stagionali, dello 0,9% pari a una riduzione tendenziale del 5,1%. «Appare ormai evidente – sottolinea il documento – che uno specifico problema della congiuntura italiana sia la mancata diffusione della ripresa ad alcuni importanti settori, tra cui quello della convivialità e del turismo in senso lato». La nuova emergenza sanitaria, con coprifuochi e chiusure anticipate dei pubblici esercizi, «aumenta l’incertezza e mette a rischio decine di migliaia di imprese», ha ribadito Sangalli, secondo cui «sono prioritarie misure efficaci anti Covid e con una economia già in ginocchio va assolutamente evitato un secondo lockdown». Il governo, ha concluso, «deve sostenere con maggiori e più veloci indennizzi le imprese in difficoltà, altrimenti a fine anno rischieremo gravi, gravissime conseguenze per l’occupazione». Ed è proprio Fipe, la federazione dei pubblici esercizi aderente a Confcommercio ad aver calcolato che un provvedimento di chiusure forzate dalle 21-22 fino alle 6 del mattino, da un punto di vista meramente contabile, «manderebbe in fumo 44 milioni al giorno e 1,3 miliardi in un solo mese».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Zatterin Marco 
Titolo: Intervista a Jean-Claude Juncker – Junker: “I soldi del Mes possono aiutare l’Italia” – Juncker: “Il Mes può aiutare l’Italia Sul Covid l’Ue doveva essere più unita”
Tema:  Recovery Fund

“Un nuovo lockdown totale va evitato ogni modo: sarebbe pesante e pericoloso, per l’economia e i cittadini”. Jean-Claude Juncker pesa le parole mentre guarda avanti verso la nuova onda virale che si abbatte sull’Europa. Pensa che i governi avrebbero dovuto dare alla Commissione il potere intervento nel dominio sanitario. Invece nulla. Così, all’inizio della pandemia, «tutto è stato più difficile, non c’erano gli strumenti per agire e ne abbiamo pagato le conseguenze». Adesso dobbiamo attendere, ammette. Non c’è troppa scelta. Prima di tutto «dobbiamo avere cura di noi stessi e di chi incontriamo: è la nostra responsabilità». Juncker, applaude il Recovery Fund, chiede controlli puntuali sulle capitali e la loro spesa, boccia severamente i sovranisti e la Lega, promuove Conte e l’Italia. Ammette che son tempi duri. Il virus «ha generato un caos in cui solo lentamente la Commissione è riuscita a fare ordine». Si sono chiuse le frontiere, si è impedita la circolazione mentre si festeggiavano i quarant’anni di Schengen. «Un immenso passo indietro – lamenta -. Molti si sono comportati come fossero soli al mondo. È stato uno choc vedere Francia e Germania bloccare l’export di medicinali verso l’Italia. Poi, fortunatamente, le cose sono cambiate». Sono stati decisi i miliardi di NextGenerationUe. È la strada giusta? «È una risposta concreta. Mi rammarica però vedere che alcune proposte del Bilancio 21-27, a cui il Recovery Plan è legato, sono stato ridotte. Erasmus, Ricerca, Difesa. Noi le avevamo aumentate, adesso sono vittima dei cosiddetti “frugali”. Non va bene. Il bilancio è buono, ma non abbastanza». E il Recovery Plan? «Non si tratta di helicopter money, denaro a pioggia regalato. Va speso in modo virtuoso, impiegato in domini legati al futuro, dalla Salute alla Ricerca. I governi devono tenerlo a mente. La Commissione deve controllare che lo facciano e che spendano bene».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  G. Tr. 
Titolo: Italia record nell’aumento del debito ma terzultima per recupero del Pil
Tema: Pil

La crisi del Coronavirus ha prodotto in Italia il più imponente aumento del rapporto fra debito e Pil nell’Eurozona. Per la crescita, invece, la graduatoria si ribalta: perché secondo le previsioni ufficiali il nostro Paese arriverà a fine 2021 con un Prodotto interno lordo 3,5 punti sotto i livelli dei 2019, con una flessione inferiore solo a quella che si registrerà in Spagna e Portogallo. I numeri arrivano dal confronto fra i programmi. di bilancio che i Paesi dell’area euro hanno inviato alla commissione Ue entro la scadenza del 15 ottobre. Scadenza rispettata da tutti tranne che dall’Italia e da Cipro: nel caso italiano, quindi, le cifre sono quelle della Nota di aggiornamento al Def approvata a inizio ottobre, ora trasfuse nel Documento programmatico di bilancio esaminato nelle scorse ore dal consiglio dei ministri. La pandemia ha ovviamente colpito duro in quasi tutti i Paesi, con un picco in Spagna e Francia che sono gli unici a indicare nei documenti ufficiali una caduta del Pil a due cifre (-11,2% a Madrid, -10% a Parigi). L’Italia, con il suo -9% che punta a smentire le previsioni più nere di Fmi e Commissione Ue grazie al rimbalzo realizzato in estate, segna comunque la terza caduta più intensa dell’Eurozona.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Galvagni Laura 
Titolo: Atlantia, 49% di Telepass va a Partners Group – Cdp chiede più tempo per Aspi Telepass, il 49% a Partners Group
Tema: Dossier Autostrade

Prosegue il riassetto del gruppo Atlantia, che ieri ha ceduto il 49% di Telepass al private equity Partners Group per 1,056 miliardi di euro. Mantenendo il controllo, l’obiettivo è avere un partner per favorire la crescita della società. Quanto ad Autostrade per l’Italia, Cdp ha chiesto qualche giorno in più per presentare al gruppo l’offerta per rilevare l’88% della concessionaria: i fondi esteri (Blackstone e Macquarie) devono infatti completare passaggi tecnici e sciogliere il nodo governance.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fabbrini Sergio 
Titolo: Dal voto in Usa una lezione per la Ue – Dal voto negli Usa una lezione per l’Europa
Tema: Presidenziali USA

Se è difficile prevedere cosa avverrà il prossimo 3 novembre in America, è altrettanto difficile spiegare perché le opinioni degli elettori siano così stabili. Qualsiasi cosa facciano o dicano i due candidati alla presidenza (Donald Trump e Joe Biden), gli spostamenti sembrano essere limitati. Più del 50% degli elettori continua a dichiarare di votare per Biden, più del 40% continua a dichiarare che voterà per Trump (è bene ricordare che in America l’elezione presidenziale non è diretta, quindi tale differenza non implica necessariamente la vittoria del primo e la sconfitta del secondo). In particolare, ciò riguarda Trump. Come ha scritto il New York Times, il suo elettorato lo sostiene «a prescindere».  La fedeltà nei confronti di Trump è dovuta a ragioni economiche, in quanto settori di ceti popolari lo percepiscono come la difesa dalle minacce della globalizzazione. È dovuta anche a ragioni religiose, in quanto comunità del mondo dell’evangelicalismo lo percepiscono come la barriera per fermare la secolarizzazione. Eppure, queste ragioni non riescono a spiegare perché individui vicini alla povertà continuino a riconoscersi in un miliardario evasore fiscale o uomini e donne di fede in un miscredente evasore morale. C’è dunque una ragione più profonda, definibile come identitaria. Trump rappresenta l’America che si sente sfidata dall’accresciuto carattere multietnico della società e dalla impetuosa evoluzione liberale della politica.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lombardi Anna 
Titolo: Corsa a votare Biden Già in 25 milioni alle urne in anticipo
Tema: Presidenziali USA

A 16 giorni dalle presidenziali, in America è corsa alle urne. Negli Stati dov’è già possibile, ieri avevano votato, di persona o via posta, oltre 25 milioni di elettori: pari al 18,6% del totale 2016. Lo conferma l’United States Elections Project dell’Università della Florida, che aggrega i dati provenienti dai diversi territori. Numeri da record se si pensa che in questo stesso periodo, quattro anni fa, i voti depositati in anticipo erano meno di 6 milioni. Oggi, invece, 11 Stati – compresi alcuni indecisi come Minnesota, Wisconsin e Pennsylvania – hanno già superato il tetto del voto anticipato 2016. Pur di esprimere la propria preferenza, in luoghi come Texas e Georgia dove le leggi sono particolarmente restrittive, gli elettori stanno affrontando file sterminate e lunghe attese: addirittura di 10 ore, come accaduto ad Atlanta il 13 ottobre. Altrove, c’è chi vota senza scendere dall’auto: sfruttando urne speciali nei parcheggi. È soprattutto l’emergenza Covid e il timore di affrontare il 3 novembre assembramenti ben peggiori delle attuali file, a spingere così tanti cittadini ad usufruire della possibilità di votare anticipatamente.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  B. L. 
Titolo: Record di votanti negli Usa Stati chiave, Trump in crisi
Tema: Presidenziali USA

Trump non si ferma. Davanti ai sondaggi che lo danno in svantaggio rispetto allo sfidante democratico Joe Biden, il presidente ha voluto accelerare gli impegni elettorali. In 5 giorni sta visitando sette diversi Stati, con il chiaro intento di assicurarsi una massiccia copertura su tutti i media e così controbattere al fuoco di fila della pubblicità del rivale. I sondaggi non sembrano scoraggiarlo, memore del fatto che anche nel 2016 lo davano perdente. A differenza di 4 anni fa tuttavia, il vantaggio di Biden è maggiore di quello che aveva Hillary Clinton, e non è stato altalenante come successe con la ex segretaria di Stato. Oramai da settimane Joe Biden vanta un vantaggio nazionale di oltre dieci punti, mentre ha conquistato posizioni abbastanza solide anche negli Stati in bilico che Trump si era aggiudicato nel 2016, come il Wisconsin, Michigan, Pennsylvania. A tutto ieri il numero di americani che ha già espresso il voto è arrivato a 26 milioni, il che vuol dire che a 16 giorni dalla data del voto alle urne, oltre il 12 per cento del totale di quanti votarono nel 2016 ha già votato. Se questi ritmi saranno mantenuti, le elezioni del 2020 saranno un record storico di affluenza alle urne.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Il prof che insegnava il dialogo Parigi sotto choc per l’omicidio – «Cercava il dialogo, non provocava» Il dolore della Francia per il prof Paty
Tema: L’omicidio di Samuel Paty

«Un insegnante gentile, attento, rispettoso, che cercava di spiegare tutto ai ragazzi ma senza ferirli. Per questo, solo per gentilezza, quel giorno ha chiesto agli allievi musulmani se preferivano uscire dalla classe prima della lezione sulla libertà di espressione e su Charlie Hebdo. Lo ha fatto per premura, non per provocazione. Me lo ripete mio figlio 13enne che adesso è disperato. Non ci può credere, il signor Paty non meritava un orrore simile». A raccontarlo è un genitore musulmano, Nordine Chaouadi. Come decine di altri padri e madri, allievi e insegnanti, ieri quell’uomo era davanti alla scuola media Bois d’Aulne di Conflans-Sainte-Honorine per ricordare Samuel Paty, 47 anni, sposato con un figlio, professore di Storia, Geografia, Educazione civica e morale, decapitato poco prima delle 17 di venerdì da Abdoullakh Abouyezidvitch, un iì18enne rifugiato ceceno che abita a ioo chilometri di distanza, non ha alcun legame con la scuola e anzi per capire chi fosse il suo bersaglio se lo è fatto indicare dai ragazzi, all’uscita dalle classi, ignari della tragedia che stava per consumarsi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ginori Anais 
Titolo: Intervista a François Hollande – Hollande “Sulla laicità non cederemo” – Hollande “Francia nel mirino perché simbolo della laicità Ma non cederemo mai al terrore
Tema: L’omicidio di Samuel Paty

«Samuel Paty incarnava la République e per questo è stato attaccato». L’ex leader socialista François Hollande ha guidato la Francia nella stagione più cruenta degli attentati islamici, cominciata proprio con l’attacco a Charlie Hebdo del gennaio 2015. «Sapevamo che la minaccia era ancora presente, ne abbiamo purtroppo avuto conferma», dice l’ex presidente che ci riceve nei suoi uffici parigini. In molti pensano che stia meditando un ritorno in politica. O forse, sentendolo rispondere e argomentare, si capisce che non se n’è mai andato. «Non è il momento di parlarne», glissa Hollande. La decapitazione di un insegnante ci fa precipitare ancora più in basso nell’orrore? «Il terrorismo islamico provoca sempre orrore. Non ci sono gradazioni diverse quando colpisce giovani in una sala concerto, giornalisti in una redazione, ebrei che vanno a fare la spesa, bambini che guardano fuochi di artificio. Samuel Paty stava facendo il suo dovere di educatore, cercava di far riflettere i suoi alunni su quello che si può o non può fare in una Repubblica laica come la nostra».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Pierantozzi Francesca 
Titolo: Omaggio dell’Eliseo al prof decapitato Fermato il padre di una studentessa
Tema: L’omicidio di Samuel Paty

La Francia scenderà di nuovo in strada oggi, come l’11 gennaio del 2015, nella stessa piazza, la République, con lo stesso grido: «per la libertà, no al terrore». Il terrore è tornato di nuovo, l’altro ieri davanti alla scuola media Bois d’Aulne di Conflans Saint-Honorine come il 7 gennaio 2015 alla redazione di Charlie Hebdo. Allora fecero strage di giornalisti e disegnatori, venerdì Samuel Paty, professore di storia, è stato decapitato da un diciottenne russo di origine cecena. La “colpa”: aver svolto come da programma il corso di educazione civica sulla libertà di espressione mostrando le caricature di Charlie. «Non dividiamoci», ha detto Macron, come disse allora Hollande. La paura rischia di spaccare il Paese, nonostante la difesa della libertà di opinione, il diritto di blasfemia, la laicità, restino il cuore della vita della République. I sindacati degli insegnanti hanno assicurato che oggi ci saranno tutti alla République. Ma hanno paura. Da tempo denunciano che nelle scuole dei quartieri “più difficili” fare lezione su alcuni temi è impossibile: la shoah, la libertà di opinione, anche, e soprattutto, quando riguarda le religioni. La crisi sanitaria, il Covid, gli oltre 20 mila casi positivi al giorno, il coprifuoco sanitario in vigore da ieri sera, sembrano essere passati in secondo piano.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Valentini Paolo 
Titolo: Appello di Merkel: vi prego, state a casa
Tema: Emergenza Covid-19

«Rimanete a casa – dice Angela Merkel ai tedeschi – rinunciate a ogni viaggio e a ogni festa a meno che non siano assolutamente necessari». Nel giorno in cui il numero dei nuovi contagi da Covid-19 in Germania sfiora quota 8 mila, la cancelliera lancia un appello accorato e drammatico ai suoi connazionali. Dall’inizio della scorsa settimana, Merkel non nasconde la sua preoccupazione e insoddisfazione per quello che considera un approccio troppo superficiale dei Laender federali, cui spetta ogni decisone anche nell’emergenza, di fronte alla seconda ondata della pandemia. «Quello che facciamo non è abbastanza per tenere lontano il male», aveva detto mercoledì scorso ai premier regionali, nel vertice straordinario da lei convocato a Berlino. Ma ieri Merkel ha scelto di rivolgersi direttamente ai cittadini: «Dobbiamo fare di tutto per evitare che il virus si diffonda in modo incontrollato», ha dichiarato la cancelliera nel suo podcast settimanale.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Coccia Massimiliano 
Titolo: Lady Vaticano tra Londra e Dubai Gli strani viaggi raccontati sui social
Tema: Vaticano

Comprendere i segreti e operare in silenzio senza lasciare tracce sono da sempre i postulati degli operatori di intelligence. Ma è difficile riuscirci, nell’era dei social: quando non si ha un’adeguata preparazione alle spalle, come nel caso di Cecilia Marogna, la consulente dell’ex cardinale Angelo Becciu per le relazioni esterne e l’intelligence, si rischia di lasciare troppe tracce che, unite a evidenze, creano certezze. Uno dei profili Facebook della 39enne, detenuta a San Vittore in virtù di un mandato di cattura internazionale spiccato dai promotori di giustizia vaticani con l’accusa di peculato, dopo un’attenta analisi è una miniera di informazioni sulle attività svolte da Marogna per conto dell’ex porporato. La donna documenta in prima persona i suoi spostamenti, che si incrociano con appuntamenti che si ritrovano nelle carte dell’inchiesta sulle finanze della Segreteria di Stato. La pubblicazione compulsiva dei luoghi visitati si accompagna a un’attività di pubbliche relazioni che Marogna svolgeva interloquendo con molti giornalisti presenti tra i suoi contatti, chiedendo delucidazioni su articoli relativi alla Santa Sede, proponendo aperitivi o caffè, presentandosi come un’analista strategica in servizio presso la diplomazia vaticana. Ma dalla Santa Sede fanno sapere che Marogna non è mai figurata in alcun ruolo ufficiale, non ha mai partecipato come membro di delegazione di alcun dicastero o ufficio, che non è usanza incaricare terzi senza connessione con la Gendarmeria e l’intelligence per la risoluzione o la semplice interlocuzione in ambasciate o consolati
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Testata:  Stampa 
Autore:  Nuzzi Gianluigi 
Titolo: Il retroscena – I misteri di lady Becciu e un fiume di soldi spariti – Quel fiume di soldi dal Vaticano alla Slovenia I misteri di lady Becciu e le ombre su Peña Parra
Tema: Vaticano

Detenuta a san Vittore, la Marogna è accusata di aver incassato «in concorso con ignoti», senza titolo, mezzo milione di euro dalla sezione amministrativa della segreteria di Stato. La Marogna è stata dipinta come «dama del cardinale», «lady Becciu». La vulgata la indica ora amante, ora nipote del potente ex sostituto caduto in disgrazia, ma se superiamo la pruriginosa cortina fumogena, dilatata ad arte da chi ha interesse a spostare l’attenzione mediatici dai forzieri del papa, appaiono altre storie con protagonisti in ombra. Storie dove le date sono importanti. Il primo dato emerge dalla contabilità della Logisic, humantarne dejavnosti, d.o.o., la società che la donna aveva aperto il 19 dicembre del 2018 a Lubiana, in via Dunajska 51, e che è servita per ricevere come «contributo per missione umanitaria» i soldi benedetti. Oltre 400 mila euro in gran parte spesi in beni di lusso e non per opere di bene, mandati dalla sezione amministrativa della segreteria di Stato, che faceva capo a monsignor Perlasca e che a sua volta riferiva al sostituto dell’epoca, l’allora monsignore Angelo Becciu. Stando però alla contabilità appena mostrata in un servizio dalle Iene di Davide Parenti, si evince che gli emolumenti inquisiti siano partiti dallo stesso dicembre 2018 e quindi sei mesi dopo che Becciu aveva lasciato gli uffici di palazzo Apostolico, elevato cardinale e al vertice della congregazione per i santi e i beati. In pratica, il flusso di denaro dal vaticano alla Slovenia, alla protetta o presunta tale di Becciu, sarebbe iniziato e proseguito quando a capo dell’ufficio che sborsava non c’era Becciu ma il suo successore, uno dei religiosi oggi più vicini al papa: Edgar Pena  Parra.
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Testata:  Messaggero 
Titolo: La donna che sconfigge il Covid e poi fa il pieno alle urne – Nuova Zelanda senza virus Ardern stravince le elezioni
Tema: Elezioni in Nuova Zelanda

Cinque anni fa, ancora solo una deputata non conosciuta al grande pubblico, Jacinda Ardern fu invitata a una tavola rotonda sullo stato traballante del partito laburista. La giovane politica che solo due anni dopo sarebbe diventata primo ministro, non fece un discorso memorabile, eccetto che per un’idea su cui insistette molto, e cioé che il partito doveva abbracciare il concetto di «love», di «amore». La proposta fece ridacchiare i veterani, ma è stata il trampolino che ha portato Jacinda a diventare nel 2017 la più giovane premier del mondo, e l’ha confermata alla guida della Nuova Zelanda ieri con una netta maggioranza. L’ex traballante partito laburista si porta a casa grazie a lei quasi il 50% dei voti, e per la prima volta in più di 40 anni potrà governare da solo, con 64 seggi su 120. Jacinda riesce cioè là dove non era riuscita nel 2017, quando si era dovuta accontentare di un governo di coalizione con il partito conservatore New Zealand First e con i Verdi. Ora è tutto nelle sue mani. E qui la leader che ha affrontato le prove più ardue sempre con dolcezza e umanità dovrà dimostrare di avere il polso per realizzare le impegnative promesse elettorali. Promesse non facili da realizzare, come quella di risollevare il Paese dal crollo economico dovuto al covid, e di farlo «andando avanti tutti insieme».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ricci Sargentini Monica 
Titolo: Un plebiscito nelle urne per la rivoluzione gentile (ma decisa) di Ardern
Tema: Elezioni in Nuova Zelanda

Non sono stati tre anni facili per la Nuova Zelanda. L’attentato anti-islamico di Christchurch, l’eruzione del vulcano di White island, la storica sfida della pandemia che ha portato alla recessione più grave dalla Grande depressione. Eppure Jacinda Ardere, 40 anni, ne è uscita tanto rafforzata da essere rieletta ieri con il 49% dei voti, un risultato che il Labour party non otteneva da decenni e che le consentirà di formare, se lo vorrà, un governo monocolore, cosa che in Nuova Zelanda non accadeva dal 1993. E’ stato proprio il piglio tranquillo ma fermo della premier nel gestire le crisi del Paese che ha conquistato i cittadini: «E nei momenti duri che diamo il meglio di noi. Siamo stati in grado di saltare ostacoli giganteschi e affrontare enormi sfide perché siamo quelli che siamo e perché avevamo un piano» ha detto lei qualche mese fa. L’ultimo successo Ardern l’ha raccolto nella battaglia contro il coronavirus che ha combattuto insieme alla popolazione: «Noi siamo una squadra» ha sempre detto. Il suo approccio è stato drastico: eliminare il virus e non limitarsi a contenerlo. I risultati sono stati strabilianti: la Nuova Zelanda ha avuto 1.883 infetti e 25 morti su una popolazione di 5 milioni. E oggi si è tornati alla vita di sempre anche se i confini sono ancora chiusi e la crisi economica incalza anche a causa della drastica flessione del turismo.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Olivo Francesco 
Titolo: Il Cile tra piazza e urne “Cambiamo la costituzione”
Tema: Elezioni in Cile

Le piazze e le urne. È una settimana cruciale per il futuro del Cile. Si inizia oggi con l’anniversario delle manifestazioni che diedero vita all’«estallido social», la mobilitazione che per mesi ha sconvolto il Paese più stabile del Sudamerica. Si finisce domenica prossima nei seggi del referendum che darà il via alla riforma costituzionale, superando quella voluta dal regime di Augusto Pinochet nel 1980. I due momenti, la piazza e le urne, sono legati. L’annuncio del referendum, inizialmente previsto per lo scorso aprile, poi rimandato per la pandemia, è stato accolto come un successo dai movimenti e la spinta dei giovani di «Chile despertó» (il Cile si è svegliato) oggi tornerà forte (con grande allarme degli epidemiologi). Con la carica politica, nella grandissima parte pacifica, potrebbe tornare anche quella deriva violenta, vissuta lo scorso anno e la repressione delle forze dell’ordine oggetto in questi giorni delle denunce di Amnesty Internatational. Il generale Ricardo Yáñez, direttore dell’Ordine e della Sicurezza dei Carabineros, è preoccupato, dichiara di voler schierare 40 mila agenti. Il governo di Sebastián Piñera chiede calma, per evitare scontri e possibilmente anche contagi, visto che il Cile, con l’arrivo della primavera, vive una fase di riaperture dopo i mesi del confinamento.
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