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SINTESI IN PRIMO PIANO – 25 aprile 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Virus, fase 2: cadono i primi divieti. Verso l’addio ai moduli. E il 18 riaprono i musei;
– Il voto sugli aiuti Ue spacca il centrodestra. Ed è fronda nel M5S;
– Ok al Def: in 12 anni più deficit per 411 miliardi. Disoccupazione a 11,6%;
– Petrolio e virus, Putin costretto a combattere su due fronti;
– “Iniezioni di disinfettante contro il virus”. La gaffe di Trump scuote il mondo scientifico.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Virus, cadono i primi divieti – Verso l’addio ai moduli E il 18 riaprono i musei
Tema: Emergenza coronavirus, fase 2
Liberi dal 4 maggio di girare all’interno della propria Regione, senza più l’obbligo di compilare l’autocertificazione. Se confermata, sarà questa una delle novità più significative del decreto che il premier Giuseppe Conte, salvo slittamenti ancora possibili, illustrerà domani sera agli italiani. Il via libera alla «fase 2» dell’emergenza coronavirus è atteso per oggi, dopo la cabina di regia e la riunione con il Comitato tecnico-scientifico. Ci sono ancora discussioni tra i ministri sull’uso delle mascherine – che all’aperto non saranno obbligatorie -, la riapertura dei parchi pubblici e il calendario di negozi e ristoranti, ma raccordo sull’allentamento dei divieti è stato raggiunto. Con un’altra novità importante, perla quale molto si è battuto il ministro della Cultura, Dario Franceschini: la riapertura il 18 maggio di musei, biblioteche e archivi. Conte è orientato ad abolire l’autocertificazione, ma il fronte del rigore insiste per conservarla, anche in forma più blanda. Il dubbio sul modulo è legato alla dichiarazione su quarantena e positività, ma potrebbe essere superato dal fatto che chi è malato ed esce rischia la denuncia per procurata epidemia. II ministro Speranza è favorevole a consentire che i bambini possano tornare all’aperto, purché gli spazi verdi siano bene organizzati. Ma il Comitato tecnico-scientifico frena e nelle ultime riunioni più d’uno, anche tra ministri, ha suggerito di consentire piuttosto passeggiate al mare, in campagna o comunque in spazi più aperti: questo perché non tutti i giardini pubblici consentono di evitare assembramenti. La task force guidata da Vittorio Colao suggeriva di tenere gli anziani in casa ancora per qualche mese, ma questa linea non è passata anche per l’esplicita contrarietà di Conte. Nel Dpcm ci saranno però forti raccomandazioni per tutelare le persone più a rischio, per età o patologie.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso – Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Mascherine obbligatorie, limiti alle messe. Gualtieri: “155 miliardi per le imprese” – Fase 2, le novità dal 4 maggio Mascherine, si pensa all’obbligo ma non bastano per tutti
Tema: Emergenza coronavirus, fase 2

Serve tempo per riaprire. L’obiettivo, ufficialmente, è arrivare al nuovo dpcm del 4 maggio entro domenica. La verità è che difficilmente Conte potrà presentare agli italiani un testo prima di lunedì o martedì. Prima di aver tradotto le linee guida della commissione di Vittorio Colao e i protocolli dei ministeri. E condiviso tutto con gli enti locali e le parti sociali. Cosa riapre il 4 maggio? E cosa riapre invece il 27 aprile? Quasi nulla, ad eccezione di qualche azienda che produce macchinari per disabili, attrezzature agricole e per la silvicoltura. Il 4 maggio, invece, via libera al manifatturiero e alle costruzioni. il comitato scientifico continua a consigliare di attendere poi altre due settimane per un nuovo intervento, in modo da monitorare la curva del contagio. Probabile quindi che i negozi riaprano il 18 maggio. Più tardi ancora, a ridosso dell’avvio di giugno, il via libera ai servizi alla persona come parrucchieri ed estetisti. Dal 4 maggio ogni regione pubblicherà l’indice “R-0” (R con zero), che misura il livello di diffusione dell’epidemia. Deve restare sotto l’1. Se sale – e contestualmente aumentano i ricoverati in terapia intensiva e i positivi nelle strutture “civili” dedicate – scattano nuovi blocchi territoriali di attività, in base alla popolazione che “muovono” e alla gravità del contagio: chiusura del commercio al dettaglio, delle fabbriche, delle scuole, nuovo lockdown. Successivamente, anche l’app e gli screening estesi decideranno sui nuovi blocchi. Scuole e asili: è il punto dolente. Restano fuori dal decreto del 4 maggio. Non riapriranno per l’estate. E neanche è detto a settembre, al momento. Al ministero dell’Istruzione è partita la commissione che dovrà stilare le proposte. Il rebus è per la fascia 0.3 anni: impossibile distanziare questi bimbi, il blocco potrebbe durare tutto l’anno, prorogando il bonus baby sitter.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lessi Davide 
Titolo: “Riapro il Veneto Roma ci segua” Lo strappo di Zaia irrita l’esecutivo
Tema: Fase 2, scontro Regioni-governo

A un certo punto, se l’è lasciato scappare: «Fosse per me riaprirei tutto». Forte del trend in ritirata del contagio che ha portato sotto quota 10 mila il numero degli attuali positivi in Veneto, il governatore Luca Zaia ha emanato una nuova ordinanza per dare un’accelerata sulla riapertura delle attività economiche e commerciali. «Per noi il lockdown è finito – ribadisce il leghista – è ora che anche il governo vada nella direzione di aprire tutto ciò che si può aprire: ascolti le indicazioni delle Regioni». Un messaggio che corre da Nordest a Nordovest, con il presidente Giovanni Toti pronto ad allentare le misure restrittive in Liguria, secondo il “modello” approvato poche ore prima dal Veneto: da lunedì infatti saranno riaperti cimiteri e fiorai, via libera alla vendita da asporto per ristoranti, bar e gelaterie e ci saranno regole meno serve per chi fa sport da solo all’aperto. Il lombardo Attilio Fontana, questa volta, si smarca. «Serve una riapertura graduale», dice cauto. Stessa prudenza per Alberto Cirio in Piemonte. Ma lo strappo di Veneto e Liguria irrita Io stesso Palazzo Chigi mentre ancora si attende il piano ufficiale del governo per la fase 2. «Le Regioni stiano attente, c’è il rischio di un libera tutti», dice una fonte dell’esecutivo preoccupata dal fatto che ai cittadini passi il messaggio sbagliato. Se Veneto e Liguria buttano la palla in avanti, in attesa della cabina di regia (rinviata a domenica) con il governo, diverso è il caso Milano. Ieri il sindaco Giuseppe Sala e i suoi assessori hanno predisposto la fase 2, dal titolo “Milano 2020. Strategie di adattamento”. Un documento di 17 pagine in cui il Comune prova a ridisegnare la “nuova normalità” della città dal 4 maggio. Il piano incentiva gli spostamenti a piedi e in bici, mentre per le auto dispone un limite di velocità di 30 chilometri orari. E viene incontro alla richieste degli esercenti: bar e ristoranti avranno la possibilità di mettere più tavoli fuori dai locali.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Caruso Carmelo 
Titolo: Intervista a Sabino Cassese – «Giusto indagare ma ora basta con la Repubblica giudiziaria» – «Giusto indagare sulla Lombardia ma la Repubblica giudiziaria è finita»
Tema: Fase 2, scontro Regioni-governo

Indagare, ma senza fare ritorno alla «repubblica giudiziaria». Commissariare la Lombardia? «Una sproporzione». Cambiare premier? «Non si cambia equipaggio nelle traversate, ma si può avere qualche dubbio sulle capacità di chi è al timone». Indicato più volte come possibile presidente della Repubblica, giurista e presidente emerito della Corte Costituzionale, a parlare è Sabino Cassese. Caro professore, stiamo per uscire dalla  fase uno per entrare nell’età delle task force? «Sono di diverso avviso. Vedo con piacere il ricorso a esperti e forze sociali. Ricorda Einaudi? “Conoscere per deliberare”. Naturalmente, poi, occorre deliberare, e qui vedo qualche falla, molte contraddizioni, un procedere per continui aggiustamenti. Ma vogliamo anche aggiungere che la situazione è nuova, non eravamo preparati, gli uomini che ci governano sono a loro volta stati improvvisati come uomini di governo». Qual è lo stato di salute del governo Conte? «E lo stato di salute di un nocchiero di una nave nella tempesta. Marinai e viaggiatori si stringono a lui, anche se non sanno dove li porta, sperando solo che li conduca fuori dai marosi. L’equipaggio non si cambia durante traversate così difficili, anche se si può avere qualche dubbio sulla rotta e sulle capacità di chi è al timone». Vincenzo De Luca secessionista. Luca Zaia centralista. Ritorniamo agli Stati preunitari? «Ha toccato un punto davvero centrale: l’assenza di coesione delle istituzioni, tanto più visibile in quanto c’è stata tanta coesione nella società. Ero stato un sostenitore del presidenzialismo locale. Mi sto ravvedendo. Si sono creati potentati locali, a cui non si riesce a contrapporre un centro che sappia essere sia centro, sia simbolo di unità nazionale».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Di Caro Paola 
Titolo: Il voto sugli aiuti Ue spacca il centrodestra Ed è fronda nel M5S
Tema: Le spaccature nel governo
Mozione anti Mes di FdI e la Lega sfiducia Gualtieri. Ma Forza Italia si smarca: iniziative non concordate. Nei 5 Stelle 7 dissidenti votano col partito di Meloni. Poteva essere la giornata della spaccatura nella maggioranza, è stata quella in cui sono emerse le profonde divisioni dell’opposizione. Da una parte Lega e Fratelli d’Italia, impegnate in iniziative per mettere in difficoltà il governo – il partito di Salvini annuncia una mozione di sfiducia contro il ministro dell’Economia Gualtieri, quello della Meloni presenta alla Camera un ordine del giorno in cui si impegna l’esecutivo a non utilizzare mai il Mes -, dall’altra Forza Italia che, pur ribadendo «l’unità del centrodestra», prende le distanze da entrambe e rivendica i meriti per i risultati del vertice europeo. Ci sono ormai due opposizioni? «Chiedetelo a Berlusconi se esiste ancora il centrodestra. Secondo me è una via sbagliata quella di mettersi nelle mani della Germania e dell’Ue senza cambiare condizioni. Per ora le dichiarazioni di Berlusconi, Renzi e Prodi non fanno fare la spesa agli italiani», replica seccamente Salvini. Il tutto mentre la Lega «prende atto con rammarico che FI, sul Mes, sostiene le posizioni del governo Conte, le stesse che sono state di Prodi e di Monti» e chiede la sfiducia per Gualtieri, mossa «irresponsabile» secondo il capogruppo Pd Marcucci. In FI definiscono «iniziativa solo di partito» quella della Lega («si getterebbe il Paese ancora più nel caos», dice la capogruppo Gelmini), apprezzano l’accoglimento di un loro ordine del giorno per «l’introduzione di una nuova tipologia di Piani individuali di risparmio» a prima firma Giacomoni, e con Berlusconi assicurano che “la nostra coalizione tra partiti diversi rimane e rimarrà sempre unita. Il resto è fantasia. Noi continuiamo ad essere critici del governo e a sostenere che ci sarebbe bisogno di un esecutivo diverso: ma questo non è l’argomento di oggi”.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lopapa Carmelo 
Titolo: Gli strappi sul Mes
Tema: Le spaccature nel governo

Il blitz d’aula di Giorgia Meloni contro il Mes della discordia fallisce, alla Camera. Ma lascia sul campo altri pezzi in frantumi del M5S, ormai balcanizzato. È il centrodestra, tuttavia, a dover certificare apertamente una spaccatura al proprio interno che appare irreversibile. Silvio Berlusconi e ii suoi 158 parlamentari appaiono sempre più vicini a una “fase 2” della legislatura che li proietta quasi all’ombra dall’esecutivo Conte, a un passo dal sostegno esterno. Comunque pronti, con questo o con un altro premier, a una nuova esperienza all’insegna delle larghe intese. Il Cavaliere ripete che la coalizione «resterà unita». Fatto sta che nel giorno in cui Matteo Salvini presenta la mozione di sfiducia contro il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e in cui Giorgia Meloni spara bordate a Montecitorio contro il governo, il numero due di Fi, Antonio Tgjani, annuncia che il loro “orientamento è di votare lo scostamento di bilancio” la prossima settimana, anche se lamenta l’autonomia eccessiva di Conte.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Marco 
Titolo: Intervista a Matteo Salvini – «Il premier ora ascolti le nostre idee» – «Il governo ascolti il nostro piano O basta con la concordia nazionale»
Tema: Intervista a Salvini

Salvini, ma non doveva essere il momento della concordia? Perché avete presentato la sfiducia al ministro Gualtieri? «Qui siamo al giorno 45 di chiusura… Noi abbiamo esercitato per 40 giorni l’arte del dialogo, della pacatezza, del velluto. E abbiamo presentato 204 emendamenti costruttivi al decreto Cura Italia. Tutte cose concordate una per una con commercianti, agricoltori, medici, sindacati. Risultato: 203 emendamenti bocciati. E il Mes? Lo pagheremo con il sangue». Non esagera? Alla fine, la Commissione Ue presenterà bond a condizioni vantaggiose. Non era affatto scontato… «L’emissione di bond servirà a finanziare l’European recovery fund , su cui il Consiglio ha deciso di non decidere. Per valutarne i vantaggi bisognerà vedere quali eurotasse saranno introdotte per ripagarli. L’unica cosa certa per ora è quella che nessuno voleva: il ricorso ai fondi del Mes. Soldi prestati a scadenze troppo brevi e a precise condizioni, decise da Berlino. Ne riparleremo anche sul Corriere tra due o tre anni». L’alternativa era la Bce? «Ma certo. Le condizioni più vantaggiose, quelle a costo zero, sono i soldi della Banca centrale europea. Sono le risorse usate alla Mario Draghi, per intendersi… A qualunque costo, whatever it takes. La Bce, come le altre banche centrali, serve per stampare moneta e garantire soldi agli Stati. Da qui alla fine dell’anno, per l’Italia sono previsti 200 miliardi di emissioni. Potevano essere benissimo 300, o di più. Ma non si tratta solo di questo, ci prendono in giro»
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Testata:  Stampa
Autore:  Magri Ugo 
Titolo: Il 25 Aprile di Mattarella: come allora, insieme possiamo farcela – Mattarella: “Insieme possiamo farcela Oggi come nella lotta di liberazione
Tema: L’appello alla coesione di Mattarella

Neppure quando l’Italia è sotto schiaffo, in piena emergenza sanitaria, la politica sa frenare i suoi istinti. Non vi è traccia della concordia che Sergio Mattarella aveva più volte invocato. Il Presidente ne prende atto ma non si rassegna. E nel messaggio per il 25 aprile, festa della Liberazione, si appella alle forze politiche: se proprio non sono capaci di sospendere le polemiche, come sarebbe stato opportuno, perlomeno garantiscano un’unità sostanziale. Senza rinunciare a combattersi, mostrino unità e compattezza sulle scelte di fondo, evitando di farsi del male. «Nella nostra democrazia», ricorda il Capo dello Stato, «la dialettica e il contrasto delle opinioni non hanno mai, nei decenni, incrinato l’esigenza di unità del popolo italiano, divenuta essa stessa prerogativa della nostra identità». Pur con tutti i difetti, abbiamo sempre avuto «la consapevolezza di un comune destino» che si è manifestato tutte le volte in cui «eventi dolorosi hanno messo alla prova la capacità e la volontà di ripresa dei nostri territori». Caratteristica nazionale è sapersi tirare fuori dai guai e risorgere dalle macerie. Oggi il nemico è un virus, ma lo spirito collettivo deve rimanere lo stesso di settantacinque anni fa, nella lotta contro gli invasori. Proprio come allora, assicura Mattarella, sapremo venirne fuori: «Insieme possiamo farcela e lo stiamo dimostrando».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Conti Marco 
Titolo: Mattarella: l’Italia saprà ricominciare – Mattarella ricorda il 25 aprile: oggi come allora ce la faremo
Tema: L’appello alla coesione di Mattarella

«Uniti intorno al Tricolore», oggi come «nella primavera del 1945» quando «l’Europa vide la sconfitta del nazifascismo e dei suoi seguaci». Il messaggio del presidente della Repubblica per il 75′ anniversario della Liberazione, stavolta è scritto. L’obiettivo è valorizzare lo spirito di riscatto che, oggi come allora, «permetterà all’Italia di superare ostacoli che sembrano insormontabili». L’incipit è chiaro e supera ogni discussione e polemica su quali siano le radici della Repubblica e della Carta Costituzionale.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Fazzo Luca 
Titolo: Il virus «scarcera» boss Zagaria ai domiciliari – Zagaria malato: domiciliari È il virus «scarcera boss»
Tema:  Zagaria malato: scarcerato

L’ allarme lanciato da numerosi magistrati antimafia non sta, almeno per ora, fermando uno degli effetti collaterali più inattesi del coronavirus: la scarcerazione di boss della criminalità organizzata che nelle pieghe dell’emergenza trovano lo spiraglio per uscire dal carcere. E ieri si verifica una nuova liberazione che scatena scontro frontale tra giudici e ministero della Giustizia. A lasciare la cella con sette anni di anticipo sul previsto è un nome pesante delle cronache sulla camorra nella zona di Casal di Principe: Pasquale Zagaria, fratello di Michele, capo indiscusso del clan dei Casalesi. A differenza del fratello, Pasquale non ha condanne per reati di sangue, ma per la magistratura ha svolto comunque un ruolo di punta nella gestione del business principale della «famiglia», ovvero quello dei rifiuti. Nell’indagine sulla compravendita delle cave da adibire a discarica nella zona di Chiaiano, Zagaria junior era stato condannato a otto anni di carcere per estorsione, sequestro di persona e detenzione illegale di armi. Sarebbe tornato libero nel 2027. Il camorrista è malato di tumore, pare in stato assai avanzato. Il suo destino sarebbe stato quello di venire curato nella struttura ospedaliera di Sassari, vicino al carcere dove era rinchiuso al 41 bis. Ma l’ospedale di Sassari è stato riconvertito in struttura per i malati di coronavirus, dunque non può accogliere Zagaria per completare il nuovo ciclo di terapie. E così il giudice di sorveglianza ha disposto che Zagaria lasci il carcere e si trasferisca agli arresti domiciliari in Lombardia, dove abitano alcuni suoi familiari.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Ok al Def: in 12 anni più deficit per 411 miliardi Disoccupazione a 11,6% – Una seconda ondata di contagi abbatterebbe il Pil di un altro 2,8%
Tema: Def

Una maxi-manovra e un pacchetto di «Innovativi strumenti europei» sono indispensabili per affrontare la crisi senza precedenti innescata dal coronavirus: il Consiglio dei ministri ha approvato ieri il Def, sulla base del quale chiederà al Parlamento 41,5 miliardi di indebitamento aggiuntivo da qui al 2031 (55 miliardi solo quest’anno) che comporterà 50,9 miliardi di spesa aggiuntiva per interessi. I numero parlano chiaro: Pil -8% quest’anno (+4,7% il prossimo, grazie anche all’addio alle clausole Iva); il debito pubblico si attesta al 155,7%; la disoccupazione è stimata all’11,6%. Le elaborazioni Mef precisano che una seconda ondata di contagi con una replica autunnale del lockdown taglierebbe il Pil di un altro 2,8%. In ogni caso, avverte il Def, l’economia dovrà «operare in regime di distanziamento sociale per alcuni trimestri».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio 
Titolo: Fase due: mascherine a meno di un metro e orari differenziati – Fase 2, mascherine a meno di un metro e orari differenziati
Tema: Fase 2, le misure per il lavoro

Orari differenziati in azienda per favorire il distanziamento sociale. Con un ruolo centrale assegnato nella valutazione dei rischi e nella sorveglianza al medico competente che potrà suggerire l’adozione di mezzi diagnostici per contenere la diffusione del virus. E la costituzione in azienda di un comitato per l’applicazione e la verifica delle misure, con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali (o territoriali). Sono alcuni dei 13 punti del protocollo con le indicazioni da implementare a livello aziendale per contrastare la diffusione del coronavirus negli ambienti di lavoro. Le parti sociali, dopo una nottata di trattativa no stop, lo hanno condiviso ieri mattina, aggiornando l’accordo del 14 marzo in vista della “fase 2”. Il testo, elaborato in videocollegamento con i ministri Nunzia Catalfo (Lavoro) e Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) conferma che l’obiettivo è «coniugare la prosecuzione delle attività produttive con le condizioni di sicurezza», in mancanza di adeguati livelli di protezione «si può prevedere anche la riduzione o la sospensione temporanea delle attività». Continua, per il quinto giorno consecutivo, il calo dei malati di coronavirus in Italia. Sono 106.527 gli attualmente positivi. Tra le e novità, il nuovo testo prevede che se per prevenire l’attivazione di focolai epidemici, nelle aree più colpite dal virus, l’autorità sanitaria dispone misure come l’esecuzione del tampone per i lavoratori, «il datore di lavoro fornirà la massima collaborazione». E’ stata, dunque, alleggerita la previsione del ricorso al tampone per tutti i lavoratori delle aree più a rischio contenuto nella bozza iniziale. Altra novità: l’adozione di dispositivi di protezione individuale «è fondamentale» ma «legata alla disponibilità in commercio». Se bisogna lavorare ad una distanza interpersonale minore di un metro è «necessario l’uso delle mascherine, e altri dispositivi di protezione». Per tutti i lavoratori che condividono spazi comuni, è previsto l’utilizzo di una mascherina chirurgica
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Boccia: ora liquidità, ma nella fase 3 servono investimenti
Tema: Fase 2, le misure per il lavoro

«Non si possono mettere a rischio i sacrifici fatti dai nostri padri e nonni dal Dopoguerra ad oggi. La salute è prioritaria, ma dobbiamo puntare anche alla crescita come strumento per evitare problemi e tensioni sociali». Vincenzo Boccia guarda ai prossimi mesi, alla fase 2 e alla fase 3, che riguardano la ripartenza, convivendo con il Covid19. È urgente, nella fase 2, la liquidità da dare immediatamente alle imprese, per evitare che falliscano, ha sottolineato il presidente di Confindustria. Non solo: «Non bisogna consentire che in questa situazione capitali della mafia si inseriscano nell’economia sana, per riciclare e ripulire i soldi». E bisogna già progettare la fase 3, per bilanciare il crollo della domanda che si sta verificando e, in questa situazione incerta, non si sa quanto e come riprenderà: «Il calo va compensato con la domanda pubblica, quindi con investimenti in opere pubbliche, aprendo i cantieri, semplificando le regole», ha continuato Boccia. Tra il 27 aprile e il 4 maggio ci sarà la riapertura di molte attività, nel rispetto della sicurezza. E un compito importante sul territorio spetta ai prefetti, come previsto nell’accordo tra le parti sociali del 14 marzo. Ed è su iniziativa del Sinpref, il Sindacato prefettizi, che ieri si è tenuto un webinar sul ruolo del prefetto nella fase 2. Il presidente, Antonio Giannelli, ha esordito mettendolo in evidenza: «Nella riapertura delle aziende e l’accesso al credito – ha detto ieri – affrontiamo con tutte le nostre energie una sfida nell’interesse delle imprese, del territorio e della Nazione».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Perrone Manuela 
Titolo: Gentiloni sostiene Conte: fondi presto, non tra due anni
Tema: Verso il Recovery Fund

«Ha vinto la solidarietà. Qualche settimana fa un risultato del genere era impensabile». Il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, usa le stesse parole del premier Giuseppe Conte per salutare il mandato del Consiglio europeo a Ursula von der Leyen ad avanzare una proposta di Recovery Fund entro gli inizi di maggio. È un riconoscimento al lavoro svolto dall’Italia, che corre proprio lungo l’asse Conte-Gualtieri- Amendola-Gentiloni, al quale però segue anche un monito sulle prossime mosse. «C’è una risposta europea comune che si va delineando ma naturalmente il diavolo è nei dettagli», ha detto Gentiloni. «Altro che dettagli», ha aggiunto: «Ci sono tante questioni che la Commissione nei prossimi 10-12 giorni dovrà affrontare per formulare la proposta di questo Fondo di rinascita». Modi, tempi, ammontare. «Ho sempre parlato di 1.500 miliardi e quello sarà l’ordine di grandezza», dice Gentiloni, confermando la potenza di fuoco in termini di liquidità che Bruxelles è pronta a mettere sul piatto. «Ma non potranno essere solo prestiti, perché così aumenta il debito: una parte sarà costituita da erogazioni a fondo perduto», aggiunge il commissario, anche qui in linea con il Governo italiano, prefigurando in ogni caso finanziamenti non perpetui ma a lunga scadenza, 30-40 anni. Quanto alla tabella di marcia, Gentiloni ricorda che le risorse «non servono tra due anni, ma presto». Questo è forse il nodo principale da sciogliere in chiave interna. Perché finora l’unica certezza è che dal primo giugno saranno disponibili gli altri tre strumenti approvati dal Consiglio: Bei, Sure e soprattutto Mes. «Stiamo parlando di una linea di credito vantaggiosa per i Paesi che dovessero chiederla e con un’unica condizionalità, cioè che i soldi siano spesi per la sanità e la prevenzione sanitaria», sottolinea il commissario.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bresolin Marco 
Titolo: 90 miliardi
Tema: Emergenza virus, gli strumenti dall’Ue

E’ partito il pressing dei governi sulla Commissione per fare lobbying in vista del 6 maggio, giorno in cui l’esecutivo Ue dovrebbe presentare la proposta per il Recovery Fund. Dopodiché inizieranno i negoziati tra i 27, che nella migliore delle ipotesi si concluderanno entro giugno. Il fondo per la ripresa – che potrebbe mobilitare fino a 2.000 miliardi di euro – entrerà in vigore soltanto a gennaio con il nuovo bilancio Ue, ma l’Italia preme per far sì che gli anticipi possano essere erogati già da luglio. Nel frattempo, dal 1°giugno, saranno a disposizione i 540 miliardi del primo pacchetto economico già approvato. L’Italia potrebbe ottenere fino a 90 miliardi: 20 dallo strumento anti-disoccupazione «Sure», 34 dal fondo di emergenza della Bei e 36 dal Mes. Sempre che ne faccia richiesta. «Sure» prevede di erogare prestiti a condizioni favorevoli ai governi per un totale di 100 miliardi. Devono essere utilizzati per il sostegno all’occupazione: cassa integrazione o sussidi agli autonomi. C’è stata un po’ di resistenza dei nordici: Olanda e Danimarca chiedevano di estendere l’utilizzo anche alle spese sanitarie, mentre la Svezia non vuole che diventi un meccanismo permanente. Ma La Banca europea per gli investimenti metterà a disposizione circa 200 miliardi dopo il Consiglio europeo la strada sembra in discesa. Per attivare «Sure», i Paesi dovranno prima offrire garanzie per un totale di 25 miliardi. Per avere i prestiti, bisognerà fare richiesta alla Commissione, ma poi sarà il Consiglio (cioè i governi) ad autorizzarli. Definendo importo, scadenza e rateizzazione del finanziamento, che in casi estremi potrà essere anche rinnovato. I primi tre Paesi beneficiari (verosimilmente Italia, Spagna e Francia) non potranno superare il 60% dei finanziamenti totali. Si stima che all’Italia possano andare circa 20 miliardi di euro.
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Testata:  Milano Finanza 
Autore:  Leone Luisa 
Titolo: Arriva il fondo sovrano
Tema: Rischio scalate

Il governo mette a posto l’ultimo tassello della sua strategia a difesa dell’economia nazionale dalle mire straniere. E sfodera l’artiglieria pesante, con nuova iniziativa da 40 miliardi per le aziende alle prese con gli effetti nefasti del Coronavirus, che passerà per una sorta di fondo strategico nazionale con il compito di investire nel capitale delle società grandi e piccole. Una traccia dell’imminente mossa dell’esecutivo si trova nel comunicato stampa con cui ieri Palazzo Chigi ha annunciato il via libera al Documento di Economia e Finanza 2020-2021, dove si legge: «E’ inoltre indispensabile incrementare le risorse a sostegno della ripresa economica e produttiva e il recupero della competitività sui mercati internazionali, con interventi per la capitalizzazione delle imprese». Lo strumento per investire nell’equity delle aziende dovrebbe essere gestito da Cassa Depositi e Prestiti. L’idea, ancora non definita in tutti i suoi dettagli, sarebbe di dotare il braccio armato di circa 40 miliardi di euro di potenza di fuoco, che potrebbero essere forniti come un trasferimento di Btp dal ministero dell’Economia, magari con una provvista apposita. Non si tratterà comunque di un rafforzamento patrimoniale di Cassa, ma di uno strumento che sarà gestito dalla spa del Tesoro, per sfruttarne l’expertise nella gestione dell’equity. L’orizzonte temporale dell’investimento dovrebbe essere nell’ordine di quattro-cinque anni e la dimensione massima dell’iniezione di capitale tra i 100 e probabilmente i 250 milioni di euro. Molto dipenderà sotto questo profilo da come finiranno in Europa le negoziazioni sull’alleggerimento dei vincoli all’ingresso dello Stato nel capitale delle aziende, che permetteranno, entro un certo importo, di poter intervenire direttamente senza dover ottenere preventivamente il benestare dell’Antitrust europeo. Altra questione è quella delle caratteristiche che le società dovranno avere per poter essere considerate target del nuovo fondo. Al momento l’unica cosa certa è che non dovranno risultare essere in crisi prima dello scoppio della pandemia.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: S&P’s conferma il voto all’Italia. Il Pil? Crollo del 9,9%
Tema: Raiting – Le stime di S&P’s

L’agenzia di rating Standard & Poor’s ieri sera ha lasciato invariato il rating dell’Italia a «BBB» con outlook negativo: ci separano due gradini dal livello «spazzatura». Ma ha anche avvertito che potrebbe abbassare i rating «se il rapporto debito/Pil non riuscisse a spostarsi su un percorso discendente chiaramente discernibile nei prossimi tre anni» oppure se l’Italia non avrà adeguato sostegno dalle politiche dell’Eurozona . Mentre per alzare l’outlook a stabile è necessario che le performance economiche migliorino rispetto alle previsioni. Le stime dell’agenzia americana per il 2020 si discostano in parte dai numeri contenuti nel Def del governo: il Pil crolla del 9,9% rispetto all’8% di Roma, il deficit scende al 6,3% del Pil contro il 10,4% e il debito vicino al 153% rispetto al 155,7%. Per S&P «la maggior parte del nuovo debito creato quest’anno come conseguenza della pandemia sarà acquistato dalla Bce nell’ambito di iniziative esistenti e di nuova creazione». S&P si è mossa sulla stessa linea di Moody’s, che però si pronuncerà a giugno, e che giovedì scorso aveva detto che la pandemia causerà un «severo choc economico quest’anno» ma «la solidità creditizia dell’Italia dovrebbe restare pressoché invariata data la natura temporanea del rallentamento», purché l’economia si riprenda, i costi di finanziamento restino bassi e il governo nel medio termine presenti un piano di bilancio per ridurre il debito nei prossimi anni. Per Moody’s però il rating dell’Italia è un gradino appena sopra la «spazzatura». In uno scenario in peggioramento, la Bce ha agito in modo preventivo, annunciando mercoledì scorso che fino a settembre 2021 avrebbe accettato anche i titoli di Stato con rating «junk» (spazzatura) a garanzia della liquidità che fornisce alle banche. «E un momento molto difficile -ha ammesso il governatore della Banca d’Italia Vincenzo Visco – . Ci spettiamo effetti economici di impatto rispetto alle misure di contenimento. E’ un momento di emergenza».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Scott Antonella 
Titolo: Petrolio e virus, Putin costretto a combattere su due fronti
Tema: La crisi in Russia

Parata e referendum sono stati rinviati: il coronavirus ha stravolto i piani anche al presidente russo. Putin è scuro in volto: il doppio colpo che si è abbattuto sulla Russia – l’epidemia coronavirus in contemporanea con il crollo dei prezzi del petrolio – potrebbe costargli caro. Grazie a una gestione prudente delle risorse accumulate negli ultimi anni, il Cremlino si sentiva al sicuro: con riserve in valuta per 570 miliardi di dollari, le quarte al mondo, e all’interno di queste un Fondo di riserva dotato di 170 miliardi, la Russia era pronta ad affrontare una crisi. «Abbiamo riserve sufficienti a coprire il calo dei guadagni del petrolio, con prezzi a 25/30 dollari il barile, per 6/10 anni», diceva in marzo Anton Siluanov, il ministro delle Finanze. Ma in un mese è cambiato tutto: chi poteva immaginare che le crisi sarebbero state due? La diffusione del virus che si era creduto di poter fermare ai confini russi prosegue implacabile, apparentemente ancora in fase di accelerazione. E con il Paese più grande del mondo costretto al lockdown, il bilancio pubblico è chiamato a farsi carico di un’economia destinata alla recessione proprio mentre il petrolio che lo alimentava in caduta libera. «Non usiamo termini apocalittici», insiste Dmitrij Peskov, il portavoce di Putin. Ma intanto Siluanov ha dovuto cambiare tono: a questi ritmi, ha ammesso nei giorni scorsi, metà dei soldi custoditi nel Fondo sovrano verranno bruciati entro l’anno. «Con l’aiuto di Dio, andrà tutto bene», ha assicurato Putin rivolgendosi ai russi in occasione della Pasqua ortodossa. Sembra aver smarrito la presa sul Paese: le sue parole non possono tranquillizzare chi ha davanti il baratro della rovina economica.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Santevecchi Guido 
Titolo: Nord Corea, mistero su Kim «E’ morto». «No, è in spiaggia»
Tema: Nord Corea

fino al giorno in cui la tv di Pyongyang non inviterà il suo popolo e il mondo a piangere, nessuno potrà affermare con ragionevole certezza che Kim Jong-un non sia ancora vivo. Però, da dieci giorni esatti, la salute del Rispettato Maresciallo ha dato molto più lavoro del solito ad analisti, politologi, spie, tv e giornali all’inseguimento di breaking news. II 21 aprile NK News, sito specializzato in vicende nordcoreane con base a Seul, ha sostenuto che Kim era stato operato al cuore il 12 aprile e, dimesso dall’ospedale, era stato trasferito in una delle sue molte ville. NK News ammetteva di basarsi su «una singola fonte». Però la Cnn rilanciava: «L’intelligence Usa segue la situazione… Kim sembra in gravi condizioni». Seul e Pechino hanno subito espresso dubbi sull’attendibilita delle voci. Ma Pyongyang ha taciuto. Proprio la segretezza maniacale del regime nordista alimenta le speculazioni. E forse si tratta anche di una strategia per indurre in errore l’avversario (tutto il mondo esterno) e poi smentirlo.  Anche Donald Trump giovedì sera ha smentito le voci sulle condizioni critiche di Kim: «Penso che la notizia non sia corretta. Ho sentito che hanno usato vecchi documenti. Spero che Kim stia bene». Se il presidente americano «spera», evidentemente non sa. Non ha notizie da Pyongyang, a dispetto della sua dichiarata amicizia per il dittatore nucleare.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lombardi Anna 
Titolo: Bufera sulla cura anti-virus di Trump “Iniezioni di disinfettante? Scherzavo”
Tema: Usa

I più allarmati sono i medici dei Pronto Soccorsi. «Perfino i bambini sanno di non dover toccare la candeggina. Anche solo respirarla fa male ai polmoni», twltta John Balmes, pneumologo dell’ospedale Zuckerberg di San Francisco, fra i primi a reagire sui social all’estemporanea idea espressa da Donald Trump, giovedì, durante la conferenza stampa quotidiana, di combattere il virus iniettando disinfettante nel corpo dei malati. «Sulle superfici certi prodotti uccidono il virus in un lampo. Iniettati nei polmoni, avrebbero un impatto enorme». Perfino la solitamente impassibile Deborah Birx, coordinatrice della task force della Casa Bianca e icona della lotta all’Aids, è inorridita a favor di telecamere. Si, perché nell’America dove i contagi sono oltre 900mila e i morti almeno 50mila, il timore è che negli ospedali già sotto pressione arrivino ora pure persone avvelenatesi da sé: abbagliate dalla bislacca ipotesi dell’improvvisato “Doctor-in-chief’. Non sarebbe la prima volta: in marzo, in Arizona, un uomo è morto per aver ingerito il fosfato di clorochina usato per pulire gli acquari, scambiandolo per clorochina anti-malarica (stesso principio attivo, diversa formulazione) ritenuta da Trump “miracolosa” contro il virus. Perfino Reckitt Benckiser, produttore dei disinfettanti Dettol e Lysol, ha messo le mani avanti: invitando dal sito a «non ingerire i suoi prodotti».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: “Iniezioni di disinfettante contro il virus” La gaffe di Trump scuote il mondo scientifico
Tema: Usa

Iniettare varechina nel corpo dei malati di coronavirus, oppure esporli ai raggi ultravioletti. Grosso modo sono le terapie suggerite giovedì da Trump, che hanno provocato una reazione così dura da parte della comunità scientifica e dei produttori di disinfettanti, da costringerlo ieri ad un imbarazzante dietrofront: «Erano dichiarazioni sarcastiche». Poco dopo, intervistato dalla Cnn, il commissario della Food and Drug Administration Stephen Hahn, nominato dal presidente, ha ammesso che non è una cura attendibile. A stretto giro la multinazionale britannica Reckitt Benckiser, produttrice di Lysol e Dettol, ha messo in guardia i suoi clienti con questo comunicato: «Come leader globale dei prodotti per la salute e l’igiene, noi dobbiamo chiarire che i nostri disinfettanti non devono essere somministrati nel corpo umano in alcuna circostanza (attraverso iniezione, ingestione, e qualunque altra via)». Davanti a tante reazioni, ieri mattina Trump è stato costretto a riscrivere la storia: «Era una dichiarazione sarcastica». Il problema è che negli Usa l’epidemia ha superato i 50.000 morti, e 26 milioni di americani hanno chiesto i sussidi di disoccupazione. Secondo la Gallup la popolarità di Trump è scesa dal 49 al 43%, e il timore che questa crisi gli costi la rielezione a novembre lo sta spingendo ad accelerare le soluzioni, come la pericolosa riapertura ieri della Georgia o le terapie non confermate.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cotroneo Rocco 
Titolo: Indagini sui figli di Bolsonaro, lascia il ministro
Tema: Brasile

Vuol mettere le mani sulla Polizia federale per bloccare indagini che lo toccano da vicino e insiste per ottenere dossier riservati. Le più pesanti accuse mai formulate contro il presidente brasiliano Jair Bolsonaro non arrivano dall’opposizione, ma dal suo (ex) più fedele alleato. Sergio Moro, ministro della Giustizia, si è infine dimesso dall’incarico sparando ad alzo zero. «E’ da tempo che Bolsonaro mi chiede di cambiare il numero uno della Polizia federale, rivela Moro nella conferenza stampa di addio. E l’intenzione di togliere di mezzo altri dirigenti negli Stati. E una interferenza politica inaccettabile. Nemmeno durante le mie indagini sulla Petrobras, il presidente dell’epoca (Dilma Rousseff, ndr), nonostante le accuse contro la sua parte politica, aveva osato interferire». Una rivelazione devastante, e che potrebbe spalancare per Bolsonaro le porte di un impeachment. Ma quali sono le indagini e i reati inconfessabili che Bolsonaro vuole insabbiare? Sono almeno tre filoni, e tutti riguardano i suoi figli, presenza ingombrante ormai. Tra questi, il secondogenito Carlos sotto inchiesta per il meccanismo di controllo dei social che sostengono il consenso del padre..
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Testata:  Stampa 
Autore:  Guanella Emiliano 
Titolo: Bolsonaro sempre più solo Si dimette ministro simbolo
Tema: Brasile

ll ministro della giustizia Sergio Moro ha abbandonato il governo di Jair Bolsonaro, lasciando il presidente brasiliano ancora più isolato, mentre il Paese è nel mezzo dell’emergenza coronavirus. Moro non è un ministro qualsiasi e la sua uscita è un vero terremoto politico che fa scricchiolare la tenuta stessa del governo. Ex giudice, è considerato il padre della maxi operazione giudiziaria Lavajato, la Mani Pulite brasiliana; è stato lui a condannare in prima istanza l’ex presidente Lula Da Silva e per questo è diventato un simbolo della lotta alla corruzione dilagante nella politica brasiliana. Secondo fonti giornalistiche la rottura c’è stata sulla decisione di Bolsonaro di rimuovere il capo della Polizia Mauricio Veleixo, dopo che quest’ultimo si è rifiutato di fornire al presidente alcuni documenti relativi alle indagini che riguardano i suoi figli, coinvolti in un caso di corruzione. Il primogenito Flavio Bolsonaro è nell’occhio del cidone anche per la sua amicizia con il presunto mandante dell’omicidio della consigliera comunale di Rio de Janeiro Marielle Franco, uccisa due anni fa. Casi scottanti e particolarmente delicati sui quali Bolsonaro avrebbe voluto avere voce in capitolo. Moro non ha usato mezze parole per spiegare il suo addio. «Diventando ministro ho giurato che avrei difeso a spada tratta l’indipendenza della magistratura e della policia federal». Bolsonaro, ora, è sempre più isolato; persino l’ala militare del suo governo inizia a dubitare sulla sua capacità di gestire la crisi politica e l’emergenza sanitaria legata al coronavirus, che sta mietendo anche in Brasile centinaia di vittime ogni giorno
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Marconi Cristina 
Titolo: Johnson torna al lavoro lunedì. E già litiga sulla Brexit
Tema: Brexit

Dopo più di tre settimane di assenza dalla scena pubblica causa malattia, il premier Boris Johnson potrebbe tornare a lavorare lunedì prossimo. Presto, se si pensa al ricovero in terapia intensiva per il coronavirus che l’ha colpito in modo molto virulento, ma tardi visto lo stato del suo governo, spaccato tra falchi che vorrebbero riaprire il paese il prima possibile e colombe che temono una seconda ondata di contagi. Una situazione che la supplenza debole del ministro degli Esteri Dominic Raab non sta aiutando a superare e che necessita dell’intervento del premier. Ieri sono stati registrati 684 nuovi decessi per un totale di 19.501, appena al di sotto di quella soglia indicativa di 20mila vittime che secondo il capo del servizio sanitario inglese, Stephen Powis, avrebbe rappresentato un esito dignitoso per un governo ancora alle prese con uno scandalo sulla mancata fornitura di equipaggiamento protettivo ai medici dell’Nhs. Ma non c’è solo il Covid-19 sul tavolo del premier risanato. La Brexit richiede decisioni urgenti. Londra continua a dire che il periodo di transizione «non verrà esteso» e che «la Ue deve smettere di insistere sull’imposizione di regole che non si trovano in altri accordi commerciali europei e che non tengono conto del fatto che abbiamo lasciato la Ue come stato indipendente».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bresolin Marco 
Titolo: Brexit in stallo Quattro punti tengono distanti la Ue e Londra
Tema: Brexit

La distanza tra la posizione dell’Ue e quella del Regno Unito per definirei termini della futura partnership è ancora abissale. Il periodo transitorio scade alla fine di quest’anno: uno scivolo concordato al momento dell’uscita il 31 gennaio scorso per negoziare il dopo. È possibile estendere questa fase di uno o due anni, ma una decisione va presa entro il 30 giugno. E Londra continua a dire che non intende chiedere la proroga. Senza intesa, però, c’è il rischio che il 31 dicembre si verifichi il temuto «no deal»,ml’uscita senza accordo. «Prendiamo atto della loro scelta», dice Barrier, capo-negoziatore per conto della Commissione. Che però lancia un allarme molto chiaro: «Il Regno Unito non si è voluto impegnare in modo sostanziale sui punti che sono previsti dalla dichiarazione politica. Una decisione che deploro e che mi inquieta». È così partito uno scambio di accuse incrociate, con la risposta britannica che non si è fatta attendere: Oltremanica accusano Bruxelles di aver fatto un’offerta sulle relazioni commerciali «ben al di sotto di quanto concordato nei recenti trattati di libero scambio con altri Paesi». Un atteggiamento che, secondo Downing Street, «riduce considerevolmente le possibilità di un’intesa a zero dazi». Mancano solo due round negoziali da qui a fine giugno, ma al momento i progressi non si vedono.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ansaldo Marco 
Titolo: “Istanbul come Wuhan” Il sindaco sfida Erdogan: coprifuoco permanente
Tema: Emergenza coronavirus in Turchia

La Turchia è blindata, chiusa a chiave nei suoi confini. Nessuno è escluso dal coprifuoco, nemmeno la fascia d’età compresa fra i 20 e i 65 anni, fino all’altro giorno libera di andare a lavorare. «Istanbul è diventata la Wuhan della Turchia», dichiara il fisico messo da Erdogan alla guida del ministero della Salute, il dottor Fahrettin Koca. Già oltrepassata la soglia dei 100 mila contagiati. Superati i 2.500 morti. Distanziata la Cina per numero di casi: adesso la Turchia è il i Paese al mondo più colpito dal coronavirus. «Istanbul ha 16 milioni di abitanti – osserva il nuovo sindaco, il laico Ekrem Imamoglu che con coraggio cerca di opporsi al dominio del partito conservatore fondato da Recep Tayyfp Erdogan – con una popolazione anche più grande di molti Paesi. Più della metà dei 100 mila casi di contagio in Turchia sono qui. Abbiamo chiesto al governo un coprifuoco permanente, ma la richiesta è stata ignorata». Media e opposizione escono allo scoperto, accusano il governo di nascondere le stime reali e parlano di vittime nascoste. Già a marzo le statistiche sui decessi registrati nella metropoli si mostravano, rispetto al 2019, più alte della media storica, segno che la pandemia era arrivata nonostante le autorità la negassero. Il capo dello Stato ha ormai mostrato le sue priorità. Non estenderà il coprifuoco perché teme di fermare l’economia. Adesso ammette che la crisi economica «è la più grave dalla Seconda guerra mondiale», augurandosi che si possa «passare alla normalità alla fine del Ramadan».
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Testata:  Stampa 
Titolo: Misure più leggere in Turchia per il primo Ramadan blindato
Tema: Emergenza coronavirus in Turchia

Ieri primo giorno del Ramadan più blindato della storia islamica. La celebrazione è iniziata ieri anche in Turchia, dove il rituale digiuno previsto dal Corano sarà celebrato con modalità e regole del tutto particolari, in linea con la pandemia in corso. Da ieri le 31 più popolose province del Paese stanno infatti osservando un lockdown più lieve, in un difficile equilibrio con l’obbligo di non bere, mangiare, fumare fino alla preghiera della sera e alla rottura del digiuno. Il ministero degli Interni ha vietato le tradizionali tende dove consumare l’abbondante pasto serale e aggregamenti per il canto serale del muezzin nelle aree verdi delle città, dove da sempre si radunano numerosissime famiglie. Le tradizionali aree di ritrovo, parchi, piazzali dinanzi le moschee e lungomare, saranno controllati a discrezione delle prefetture.
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