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Bernabè: elezioni del quattro marzo. Le cause di un risultato prevedibile

La generale sensazione originata dalla recente tornata elettorale è stato il senso di stupore con cui è stato accolto il risultato delle urne. Un responso peraltro abbastanza prevedibile se solo si fosse tenuto conto di quanto avvenuto di recente in Spagna, Francia e per ultimo in Germania, dove non ci sono forze politiche in grado di governare da sole e che quindi hanno dovuto fare un faticoso ricorso ad alleanze. Una analisi delle macrotendenze nel cuore dell’Europa avrebbe quindi fornito un comune denominatore che avrebbe reso meno sorprendente quanto avvenuto nel nostro paese.

E’ stata questa la prima valutazione emersa dall’intervento del Cavaliere del Lavoro Franco Bernabè, invitato dal presidente del Gruppo Centrale, Vittorio Di Paola, ad intrattenere i colleghi sull’esito elettorale nella riunione dell’8 marzo scorso a Roma.

Sono state sostanzialmente due le cause, ha detto Bernabè, che hanno portato a questa fase di confusione e di rifiuto. La principale è stata il rigetto, sempre più evidente, della globalizzazione, vista  da crescenti strati sociali come causa di molti dei problemi che viviamo. La seconda deriva dalla delusione e dal risentimento esplosi nella classe media per le speranze suscitate e le promesse non mantenute da una certo tipo di ideologia, soprattutto di ispirazione socialista,  secondo cui il mercato avrebbe potuto in qualche modo assicurare a crescenti strati sociali di poter beneficiare della straordinaria crescita dell’economia mondiale.

La sintesi della situazione attuale, sfrondata dai discorsi e delle polemiche di questi giorni, offre ancora scenari costellati da grandi incertezze, che fanno capo ai due gruppi, Lega e Cinque Stelle, che rivendicano la vittoria senza disporre però dei numeri sufficienti. La Lega, che rivendica la leadership del centro destra, al di là dei proclami punterebbe a non andare subito al governo, ma a restare in attesa, per vedere su quali tipi di alleanze orientarsi. Il Partito Democratico, intenderebbe metabolizzare la sconfitta rimanendo su posizioni attendiste, mentre i Cinque Stelle che a loro volta reclamano a gran voce un ruolo di primo piano, in realtà, anche per le incognite al loro interno, si limitano per ora ad alimentare l’illusione di approdare alla guida di Palazzo Chigi.

In questa fase di grande confusione l’unico elemento unificante sembra essere quello che nessuno dei tre schieramenti punta in realtà ad elezioni anticipate. Per cui non resta che tirare avanti il più a lungo possibile per poi arrivare, quando si potrà, ad una lista di ministri gradita dal Quirinale ed accettabile dai mercati, magari con un governo dei Cinque Stelle con un appoggio esterno del PD.

Passando alle fantasie scatenate dalle elezioni italiane, con interventi dei servizi segreti russi a favore di questa o quella parte politica, o di interventi della Gran Bretagna a favore dei partiti antieuropei italiani per alleggerire la complicata posizione britannica alle prese con i problemi della Brexit, il relatore di sé limitato a confinare tutto ciò nel limbo delle illazioni.

Sul quadro lumeggiato dall’ospite e sugli argomenti contingenti si è aperta, come era prevedibile, un vivace serie di considerazioni, che, a quanto puntualizzato dal presidente Di Paola, hanno reso quanto mai  attuale la scelta dell’argomento per l’incontro con i Cavalieri del Lavoro. Ha aperto, non senza una nota di pungente critica, il Cavaliere del Lavoro Aurelio De Laurentiis il quale ha lamentato come una parte di responsabilità per il quadro generale dovrebbero accollarsela in prima persona anche gli imprenditori che hanno invece preferito delegare rinunciando a quel compito di orientamento dell’opinione pubblica su temi così fondamentali e per il quale sarebbe stato giustificato anche un investimento diretto in termini di indagine e di ricerca.

Per il Cavaliere del Lavoro Francesco Casoli il rischio attuale è di trovarsi di fronte ad una classe dirigente italiana svuotata e demotivata. Il Cavaliere del Lavoro Fulvio Conti  ha ascritto le storture che hanno portato all’attuale situazione nel paese  e alla reazione di larghi strati all’opinione pubblica alle conseguenze di un eccesso di legislazione consumato in questi anni, aggravato dalle storture prodotte da una eccezionale frammentazione del potere pubblico e dalla carenze della pubblica amministrazione. Il Cavaliere del Lavoro Giampietro Nattino ha richiamato l’attenzione dei colleghi sulla loro responsabilità di individuare oggi obiettivi e metodi per fare uscire il paese da una pericolosa situazione di stallo. Altrettanto problematici gli interrogativi posti del Cavaliere del Lavoro Roberto Poli che si è chiesto come il coacervo di problemi esplosi con il voto del 4 marzo possa essere stato il frutto di una strategia ascrivibile unicamente alle fantasie di un ex comico genovese e  all’intuizione di un giovane venditore di bevande allo stadio San Paolo di Napoli.

In apertura della vivace riunione il presidente Di Paola, dopo aver rivolto a tutte le signore un caloroso saluto in occasione della Festa della donna, ha comunicato che nel Consiglio del Gruppo tenutosi nella stessa mattinata, il Direttivo ha deciso di portare da otto a sei il numero degli incontri mensili da programmare nell’arco dell’anno, per armonizzare gli appuntamenti con gli impegni dei colleghi e assicurare così un elevato ed adeguato  livello di adesione, in linea con gli obiettivi dell’iniziativa che ha nella partecipazione, nell’alto livello degli ospiti e nella qualità ed attualità dei temi prescelti, una nota qualificante per l’attività del Gruppo Centrale.

 

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