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Felce azzurra green. Paglieri alla svolta della sostenibilità

08.03.2021

Il profumo del bucato, la bottiglietta dal colore unico che si riconosce da lontano negli scaffali dei supermercati e delle docce degli italiani, la pubblicità di Carosello con Mina, lo sport di Loredana Bertè. Sembra che esista da sempre e, in effetti, quest’anno festeggia il compleanno numero 145. La storia della Paglieri sembra una favola da piccolo mondo antico, la provincia, l’Ottocento, la conduzione familiare generazione dopo generazione. Tutto troppo romantico per essere anche economicamente sostenibile nel terzo millennio, all’epoca delle multinazionali e delle delocalizzazioni. Le prime attività della famiglia Paglieri risalgono all’epoca di Napoleone, si dice con orgoglio dalle parti di Alessandria, dove ha sede l’azienda e dove si produce tutto ciò che porta il marchio dell’azienda, dalla a alla zeta. La tradizione e una storia a tre cifre, però, da sole non bastano. Per rimanere nel mercato bisogna migliorare, avere idee nuove, vivere nel presente, scegliere su cosa investire e che cosa abbandonare, per esempio la schiuma da barba.

Nel 2018 il marchio fondato nel 1876 dal figlio di un profumiere, ha scelto di puntare sul futuro e dunque sulla linea bio, oggi infatti Felce Azzurra, viene prodotta usando il 98,8 per cento di ingredienti di origine naturale e, dalla fine del 2020, per tutte le confezioni viene utilizzata plastica riciclata, totalmente ecologica. Tra le nuove scelte green c’è stata anche la decisione di internalizzare tutto ciò che un tempo veniva gestito da risorse esterne. «Un tempo gli ammorbidenti venivano prodotti fuori», spiega Andrea Bastoni, direttore di Paglieri. «Nel 2017 c’è stato un notevole investimento legato all’industria 4.o, all’intelligenza aumentata e alla digital transformation per cui si è scelto di portare dentro tutta la produzione, così facendo si ha un controllo della qualità totale perché è possibile la massima tracciabilità, ma anche minor inquinamento ambientale, visto che abbiamo tolto dal traffico su strada almeno 2.000 camion all’anno». Da cinque anni, tutto ciò che c’è all’interno di detersivi, saponi, deodoranti, talco, candele profumate è dunque made in Alessandria, dove ogni anno si producono settanta milioni di pezzi, esportati in cinquanta Paesi del mondo, tra cui Germania, Libia, Corea, Giappone. L’intenzione è quella di espandersi sempre di più e di portare le essenze legate alla mediterraneità in tutti i continenti. A giudicare dagli ultimi bilanci sembra che l’espansione stia già avvenendo, almeno per quanto riguarda il fatturato. I12019 e stato l’anno dei record per la Paglieri, il 2020 l’ha superato, diventando il migliore di tutta la storia. Altro che provincia della provincia e altro che Fogazzaro, il piccolo mondo antico in realtà è ancora avanguardia. Intanto perché continua ad essere la capitale italiana dell’home care e del body care e poi perché al vertice dell’azienda ci sono due donne. La governance di Paglieri è infatti tutta al femminile, la presidente del consiglio di amministrazione è Barbara Paglieri, mentre l’amministratrice delegata è sua cugina Debora Paglieri, Cavaliere del Lavoro. «Siamo un’azienda al femminile, lo si può constatare non soltanto nelle posizioni apicali, ma in tutte le altre. Basti considerare che delle 135 persone che lavorano le ultime assunte dell’azienda sono donne». Senza retorica, quote rose, uguaglianza di facciata, da queste parti il merito e la qualità del lavoro sono un dato di fatto, non un diritto da rivendicare. Provincia operosa, e all’avanguardia.

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