Civiltà del Lavoro, n. 2/2016 - page 80

INTERVISTA
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CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2016
del settore privato e non a seguito di intervento pubblico
specifico. Anche call center, che hanno gestito prevalen-
temente commesse di provenienza USA-BPO (Business
Service Outsourcing, ndr) e centri di contabilità, richiedo-
no un gran numero di lavoratori altamente specializzati.
Inoltre, l’India non ha mai avuto un elevato tasso di di-
soccupazione, e anche oggi il nostro Paese vanta la più
grande forza lavoro nel settore scientifico mondiale. For-
se si potrà osservare che essa non sia quella col numero
di componenti più altamente qualificati, o con un eleva-
to numero di pubblicazioni scientifiche, ma restiamo co-
munque ai vertici mondiali. Infine il nostro settore pub-
blico vanta ben duecento centri di eccellenza scientifica e
tecnologica. Dopo il boom dell’IT, in cui sono stati assor-
biti anche un gran numero di ingegneri, vi è stato quello
delle comunicazioni ed attualmente quello della telefo-
nia mobile. Pertanto, la causa prima della predominanza
degli studi scientifici su quelli umanistici è, in definitiva,
da individuarsi nella richiesta del mercato piuttosto che
da un interesse o indirizzo specifico degli studenti. L’arte
e la cultura attraggono ancora persone desiderose di stu-
diarne le varie discipline e molti riescono a trovare delle
occupazioni di nicchia.
La formazione di nuove generazioni di manager e lea-
der è un elemento fondamentale per il Paese. Quan-
to è importante il contributo degli studi umanistici
per tale fine?
Questa è un’ottima domanda che ben definisce l’attuale
dilemma che le nuove generazioni si trovano ad affron-
tare. Credo si debba tenere a mente che proprio a causa
della struttura della domanda di mercato favorevole alle
discipline scientifiche rispetto a quelle umanistiche, si è
registrato un certo disinteresse verso queste ultime. In ef-
fetti nel sentimento popolare, quando uno studente delle
superiori ottiene un diploma di matrice scientifica, si cre-
de che avrà dinanzi a sé un futuro brillante, al contrario
di un diplomato in discipline umanistiche, anche se alcu-
ni di questi troveranno comunque uno sbocco in posizio-
ni manageriali e non di rado perseguiranno un percorso
di formazione di tipo economico. Personalmente auspi-
cherei che un numero maggiore di studenti si dedicassero
al campo delle scienze sociali in India, poiché i cambia-
menti nella struttura demografica e sociale, le migrazioni
e gli effetti sulla popolazione del riscaldamento globale
avranno grande importanza per un Paese grande come il
nostro. Ad ogni modo credo che un certo equilibrio tra le
due tipologie di formazioni, scientifica ed umanistica, vada
sempre ricercato. In Italia c’è attualmente maggiore pro-
porzione rispetto all’India, con una maggior propensione
alle discipline classiche, ma ciò ritengo sia dovuto al fat-
to che l’India stia ancora attraversando una fase di rapida
crescita dove la formazione scientifica debba rivestire un
ruolo maggiore, ciò col tempo cambierà ed il peso delle
discipline classiche crescerà anche in India.
Secondo un recente studio Ocse nel 2030, quale risul-
tato di investimenti massicci a favore della cultura e
dello sviluppo economico, India e Cina avranno circa
il 50% dei talenti intellettuali del globo. Quali ritiene
siano le variabili chiave di questo successo?
Credo che questa sia una previsione abbastanza accurata,
ma ovviamente il suo avverarsi è sottoposto ad una serie
di variabili. La principale è rappresentata dalla necessità
di creare i giusti profili lavorativi ed assicurarne l’assor-
bimento da parte della nostra economia. Non ha senso
formare un gran numero di ingegneri o di medici se poi
non si ha la possibilità di impiegarli. Inoltre è necessario,
al fine di avere forza lavoro altamente qualificata, posse-
dere istituzioni educative di eccellenza. Va anche osser-
vato che un’economia di grandi dimensioni ed in rapida
crescita come la nostra, per poter continuare a sviluppar-
si in modo armonico, ha bisogno di generare ed occupa-
re anche risorse con livelli meno elevati di qualifiche, co-
me ad esempio operai e carpentieri. A tal fine l’India sta
aprendo un significativo numero di istituti politecnici che
andrà a crescere in prospettiva. Stiamo anche studiando
esempi e modelli di successo adottati da paesi stranieri
quali Germania e Singapore per verificarne l’applicabilità
nel nostro Paese, perché per soddisfare le richieste attua-
li e future dell’economia indiana è necessario formare un
gran numero di lavoratori. La seconda variabile da tene-
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