Civiltà del Lavoro, n. 2/2016 - page 17

Il saluto del sindaco di Perugia Andrea Romizi
NON SEPARARE FORMAZIONE
CLASSICA E TECNICA
SONO MOLTO LIETO
e davvero onorato che sia sta-
ta scelta la città di Perugia per il secondo Workshop sulla Cultu-
ra che segue quello di Firenze sulla gestione dei poli museali.
Quale luogo si presta meglio di questa sala, l’antica Sala dei No-
tari destinata in origine alle assemblee popolari del libero Co-
mune, per trattare il tema del ruolo che le istituzioni pubbliche
e i privati possono e devono svolgere per promuovere e ren-
dere più diffusa e adeguata l’educazione alla cultura e all’arte.
E tutti sappiamo, oggi più che mai, quanto davvero l’Italia neces-
siti di imprenditori che mettano in campo nuovi progetti e che
sappiano scommettere con rinnovato slancio sul futuro dell’Ita-
lia. Ma ancor abbiamo bisogno di esempi, di ispirazioni, di buo-
ne storie da raccontare.
Non è un caso che la fiction su Luisa Spagnoli abbia avuto così
tanti ascolti. Noi abbiamo bisogno di queste buone storie, ab-
biamo bisogno di ricordarci chi siamo, qual è il nostro poten-
ziale come Paese.
Sono rimasto favorevolmente colpito anche dal riferimento al-
la formazione classica. Io ho avuto un nonno grecista che è ve-
nuto a mancare a 99 anni e che, finché ha potuto, ha passato
il tempo sui libri.
So, quindi, quanto questo tipo di formazione sia stata importan-
te per lui e per tanti suoi allievi che poi hanno affrontato le più
diverse carriere e quindi mi piace e faccio mio l’invito a non li-
mitarsi, in maniera superficiale, ad una dicotomia tra formazio-
ne tecnico-scientifica e formazione umanistica.
Università e scuole sono state martoriate, tartassate, i bi-
lanci ridotti in maniera impressionante. Stanno chiuden-
do per decreto. La ragione è che il lavoro intellettuale non
viene considerato lavoro. Se studi, non esisti. Io quando
vedo uno studente che sta chiuso in una stanza a studia-
re sono felice. Sembra che non produca niente e invece
produce moltissimo per sé stesso e per il Paese.
Adesso mi sto occupando della cultura nella Regione Cam-
pania, esposta al conflitto permanente tra un’enorme ric-
chezza culturale, anche contemporanea (perché nel sound
e nel teatro Napoli è una delle prime città del mondo), e
una parallela miseria gestionale e organizzativa.
Per questo la prima delibera che ho predisposto dice: non
facciamo cose nuove, ma mettiamo a sistema, organizzia-
mo e comunichiamo meglio quello che c’è già.
E questo richiede la partecipazione del privato.
L’altra cosa che sto cercando di fare è dare priorità nei
bandi regionali alle iniziative miste pubblico-privato e
questo, insieme ovviamente all’art bonus, può contribuire.
Con i rettori delle sette università campane stiamo poi
studiando un programma audace di insegnamenti uma-
nistici nelle facoltà non umanistiche: lettere e filosofia a
ingegneria e medicina.
Ci vorrà tempo. Ma secondo me è indispensabile, quello
è il futuro della cultura.
Davanti a noi c’è una sfida enorme tra un nichilismo ram-
pante e un’idea di valore forte. Se guardate le statistiche
di quelli che stanno nell’Isis il 25% vengono dall’Europa.
E l’Islam non c’entra assolutamente nulla. Non sono teo-
logi, non conoscono la religione, sono ignoranti. Il collan-
te è il rifiuto del nichilismo.
È un mondo disperato, che ha bisogno di sfidare la morte
per accorgersi che esisti ha una sola risposta: il valore. E
dove lo troviamo il valore?
Secondo me il valore lo troviamo nell’educazione artisti-
ca, questa è l’unica speranza.
EMILIO IODICE
LA CULTURA SERVE
A CREARE LEADER
Alle parole che abbiamo sentito oggi, creatività, cultura,
arte vorrei aggiungere la parola leadership. In questa sala
siamo tutti leader. Come creare persone che hanno una ba-
se culturale, che credono che la cultura è veramente ciò di
cui abbiamo bisogno per prendere le grandi decisioni nel
settore privato o nel settore pubblico. Come facciamo
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