CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2016
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FOCUS
E c’è anche un aspetto gestionale. A Santa Cecilia me-
tà del bilancio proviene da fonte privata, l’altra metà è
da fonte pubblica: esattamente “fifty-fifty”. All’interno di
quello che deriva dal privato abbiamo un’altra spaccatu-
ra: metà sono ricavi nostri, cioè biglietteria, abbonamenti,
tournee; l’altra parte invece sono donazioni, sono finan-
ziamenti dei soci fondatori, sono i mecenati.
Santa Cecilia sta lì da cinque secoli e spero che vi riman-
ga a lungo, ma il momento di massima espansione quan-
do si è avuto?
Si è avuto nella prima parte del Novecento quando c’era un
genio a fare il sovraintendente, cioè il Conte di San Mar-
tino, il quale ha pensato che Santa Cecilia dovesse avere
un ruolo egemone nel mondo della cultura e della socie-
tà, espandendo la sua influenza nel mondo del sapere.
Santa Cecilia – cosa che pochi sanno – ha fondato l’Acca-
demia di Arte Drammatica, ha fondato quella che poi è
stato il Centro Sperimentale di Cinematografia, ha fondato
il Conservatorio di Musica. Ha cercato cioè di espandere
la sua sfera di influenza in modo sempre più largo. Oggi
Santa Cecilia ha contribuito a costruire il Reparto di Tera-
pia intensiva di Pediatria dell’ospedale “Umberto I” racco-
gliendo fondi in concerti speciali. Stiamo attivando insieme
al professor Masetti e il Policlinico Gemelli e la Susan G.
Komen (un’organizzazione senza scopo di lucro per lotta
ai tumori al seno, ndr) una grande attività di prevenzione
del tumore al seno collegandoci all’attività del Maestro
Pappano, raccogliendo fondi con i nostri concerti; oppure
con treni e aeroporti accogliamo a Fiumicino i passeggeri
con un’offerta musicale nei gate, presso i quali abbiamo
collocato dei pianoforti dove si va a suonare.
E soprattutto insegniamo la musica a più di mille bambini.
Undici cori, quattro orchestre. Perché più si pratica l’arte e
più si fa, più si aiuta a costruire un mondo più efficiente.
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