Civiltà del Lavoro, n. 2/2016 - page 25

CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2016
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FOCUS
RINGRAZIO
il Presidente D’Amato per questo invito
e sono felice di essere di nuovo a Perugia nella Sala dei
Notari, una sede non casuale né occasionale, per parlare
di un tema che mi sta molto a cuore, come pure al Gover-
no, e che credo stia a cuore a tutti coloro che si trovano
in questa sala gremita: parlo dell’importanza dell’educa-
zione alla cultura e delle politiche educative.
Mi collego, e non solo per ragioni di sequenza cronologi-
ca, al brillante e affascinante intervento di Paola Santarel-
li. C’è una dimensione stori-
co-culturale nel nostro Paese
che parla da sola; ha biso-
gno semplicemente non so-
lo di non essere dispersa, ma
di essere continuamente ali-
mentata e valorizzata.
Vorrei partire dalla cronaca
di oggi: i giornali italiani ed
europei si sono aperti con la
notizia della cattura di Salah
Abdeslam a Bruxelles, nel
quartiere di Molenbeek, av-
venuta ieri pomeriggio dopo
una ricerca affannosa e com-
plicata di oltre quattro mesi.
Cattura che ha portato l’Occi-
dente a battere un colpo, sin-
tetizzerei giornalisticamente,
di fronte alla strage del 13 novembre del Bataclan, a Pari-
gi, e agli attacchi che il terrorismo islamico di matrice Isis
aveva portato nel corso dello scorso anno.
Erano stati indicati due domini di attacco diretto, il primo,
quello di Parigi, cito il Bataclan, ma poi erano stati altre le
sedi di attacco e anche di vittime mietute. Nel teatro della
strage abbiamo avuto purtroppo la nostra ricercatrice Va-
DIFENDERE
E
VALORIZZARE
LA NOSTRA
IDENTITÀ
Intervento di Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
leria Solesin. Non a caso l’abbiamo ricordata con un pro-
gramma di borse di studio a lei intitolato recentemente.
Il primo attacco è stato frutto di un terrorismo endogeno,
prodotto dalla civiltà occidentale, alimentato nelle sue pe-
riferie e portato fisicamente da persone e da giovani che
si sono alfabetizzati nelle scuole europee e sono cresciu-
ti, sia pure ai margini in qualche modo ma non sempre,
della nostra società occidentale.
Il secondo attacco, sempre del 2015, non in Europa ma
forse ancora più direttamen-
te rivolto alla cultura e alla ci-
viltà occidentale, è stato fat-
to a Palmira. Prendo due casi
emblematici, paradigmatici,
con la distruzione dell’Arco di
Trionfo, quasi completamente
dissolto, a simbolo di una ci-
viltà occidentale, sia pure in
area siriaca, che rappresenta
un collegamento indiretto con
l’Occidente di oggi.
Sicuramente abbattere uno
dei siti archeologici più im-
portanti del Medio Oriente
non significa colpire l’identi-
tà Seleucide di Palmira – sfi-
do nell’Europa di oggi, su 450
milioni di abitanti, quanti pu-
re alfabetizzati e scolarizzati siano in grado di identifica-
re Palmira – ma per ciò che essa rappresenta nella storia
antica e quindi nella storia orientale che poi ha prodotto
la cultura greco-latina alla quale apparteniamo. Un sim-
bolo evidente e molto concreto.
Qualche mese prima, il 15 aprile 2015, ricordiamo l’attacco
all’Università keniota di Garissa, nel quale 150 ragazzi e
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Stefania Giannini
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