Civiltà del Lavoro, n. 6/2015 - page 97

VITA
ASSOCIATIVA
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2015
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attorno a noi, anche se noi siamo ancora un’oasi di pace.
La parola terribile si chiama guerra, questa è una guerra
non dichiarata, non c’è più un nobile ambasciatore che
consegna una dichiarazione di guerra prima di iniziarla;
qui la guerra si è messa in moto ormai da un quindicen-
nio, dall’attentato alle Torri Gemelle, che ha ucciso miglia-
ia di inermi e incolpevoli lavoratori.
Poi, con una escalation che non dà segno di concludersi,
abbiamo un focolaio storico di tensioni che è la Palestina,
il Medio Oriente, questo focolaio è diventato un multiplo
di tensioni, gran parte dell’Africa è un luogo non più dei
sogni e delle primavere come vi erano qualche anno fa,
ma dei drammi, delle guerre civili o di regimi autoritari.
Tutto questo ci circonda nella parte sud del nostro essere
e ci condiziona fortemente.
Siamo reduci da una grande esperienza, quella di Expo
a Milano, con ben 21 milioni di visitatori, imprese e re-
alizzazioni di ogni parte del mondo presenti, nessun in-
cidente di alcun genere, quasi un miracolo. Un miracolo
che però ha già portato, anzitutto per merito degli orga-
nizzatori, dei risultati all’Italia.
Questa Expo riguardava l’alimentazione, quindi, il proces-
so agroalimentare; i prodotti agroalimentari nel mondo,
da quando si è aperta l’Expo, hanno avuto una impenna-
ta di esportazioni. Anche questa è stata un’occasione di
ripresa, non solo di flussi turistici, ma di attività dal mon-
do primario al mondo dell’industria di trasformazione.
Siamo alla vigilia del grande Giubileo straordinario, che
sarà un momento certamente di alta spiritualità, ma co-
niugherà dei rischi di sicurezza elevatissimi alle potenzia-
lità di mettere di nuovo in vetrina l’Italia di fronte al mon-
do. Se l’Italia riuscirà a superare brillantemente la prova
della sicurezza per il Giubileo straordinario, così come l’ha
superato in maniera molto brillante con l’Expo di Milano
dei mesi scorsi, a quel punto il nostro Paese avrà nuove
chance economiche, non solo di garanzia civile.
Ma l’Italia non è isolata, coloro che nell’Ottocento erano
i Borboni di Napoli, ritenevano di essere isolati da tutti i
flussi di novità perché erano circondati dall’acqua santa
o dall’acqua salata; ovverosia, l’acqua santa era il confine
con lo Stato Pontificio e l’acqua salata essere circondati tut-
ti dal Mediterraneo. Ma compirono un gesto di ingenuità
e noi non possiamo essere ingenui a pensare di poter re-
alizzare la sicurezza in un solo paese. Pensare che possa-
no essere sconfitte le sfide del terrorismo solo in Italia e
avere la coscienza a posto.
Questo è il contorno di una fase molto complessa, che as-
somma queste nuove sfide a quelle che già c’erano di
»
IN QUESTI GIORNI IL MONDO È MOLTO CAMBIATO. VI È UN
CUMULO DI TENSIONI CHE CONDIZIONANO IL NOSTRO
VIVERE CIVILE E ANCHE LE CONDIZIONI PER LA RIPRESA
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