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CIVILTÀ DEL LAVORO

IV•V - 2016

Luigi Roth

VERSO UN NUOVO

CONCETTO

DI

VALORE

SIAMO TROPPO FOCALIZZATI

al business e poco al miglioramento della società? I gio-

vani talenti possono esprimere il loro meglio, nel mondo del lavoro? Le metriche tradizionali del suc-

cesso sono ancora valide? Una recente indagine condotta da Deloitte sui “millennials”, la generazione

dei giovani nati tra gli anni Ottanta e il 2000 (Mind the gaps - The 2015 Deloitte Millennial survey) ci

racconta l’opinione di un significativo gruppo di intervistati che non si sente a proprio agio nel rap-

porto tra lavoro e società. In pochi, solo il 28%, ritengono che le aziende usino bene le loro com-

petenze. Il 50% di loro sarebbe disposto ad accettare una diminuzione dello stipendio pur di fare

un lavoro più coerente con il proprio sistema valoriale. Spesso quindi i “millennials” sono alla ricer-

ca di nuove opportunità, cambiano spesso organizzazione e non sviluppano senso di appartenenza,

engagement, relazione con la propria azienda. Sono meno sensibili al successo materiale, agli ele-

menti distintivi del successo, ma attenti a dare un senso alla loro vita, che vedono più rivolta ai va-

lori espressi dalla comunità, dal valore condiviso, dalla sostenibilità.

Probabilmente questi ragazzi si troveranno a metà o alla fine della loro carriera a fare dei lavori che

oggi non esistono nemmeno e ogni cinque anni circa dovranno riprogettare non solo i propri obiet-

tivi, ma acquisire nuove competenze, per non essere “esclusi” da un mondo del lavoro sempre più

specializzato e selettivo.

È una generazione a me molto distante ed è difficile percepire il loro modo di rapportarsi al tema

del rapporto tra vita e lavoro: non ricordo di essermi fatto spesso questa domanda, almeno all’inizio

della mia carriera, perché mi sembrava di avere chiaro il “modello” cui ispirarmi e l’idea di “succes-

so” personale e professionale era quasi un tutt’uno con una visione della società. La contraddizione

che vedo è quella tra la velocità del cambiamento, la costante ricerca di nuove opportunità, la ra-

pida obsolescenza delle conoscenze e la lentezza delle organizzazioni, la loro fatica ad affrontare il

cambiamento, la resistenza a fare propri dei valori e a perseguirli. Una differenza così marcata tra

obiettivi individuali e comportamento delle organizzazioni non è certamente un bene, non “produ-

ce valore”, né tantomeno genera valore condiviso.

Il contesto attorno a noi cambia rapidamente e – credo – generando opportunità straordinarie. I Ca-

valieri del Lavoro sono persone altrettanto straordinarie, sensibili al cambiamento, e – malgrado il

poco tempo a disposizione – lieti di sviluppare iniziative innovative, anche all’interno di un’orga-

nizzazione “tradizionale” come la nostra. Vi chiedo: quale esempio possiamo dare, quali temi pos-

siamo sviluppare per connettere i talenti, i giovani che oggi si trovano in un mondo del lavoro fat-

to su misura per altre generazioni e creare dei momenti di condivisione progettuale? Possiamo noi

per primi lavorare insieme, trasferire e “restituire” le nostre esperienze e trovare una connessione -

proprio sul tema dei valori, che da sempre ci caratterizza – con iniziative concrete rivolte ai giovani,

e a coloro che, ancora più giovani, stanno preparandosi al futuro nelle scuole e nelle università?

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