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REFERENDUM

CIVILTÀ DEL LAVORO

IV • V - 2016

15

FARE

LE LEGGI

SARÀ

PIÙ

COMPLICATO

Francesco Pallante, docente di diritto costituzionale all’Università di Torino e autore

con il professor Gustavo Zagrebelsky del libro “Loro diranno, noi diciamo – Vademecum

sulle riforme istituzionali”, spiega perché il nuovo procedimento legislativo, se approvato,

rischia di produrre maggiore incertezza di quella attuale.

Perché gli italiani dovrebbero votare “no” al referen-

dum sulla riforma costituzionale?

Per due ordini di ragioni. In primo luogo perché la rifor-

ma proposta persegue l’obiettivo, non condivisibile, di

spostare definitivamente a favore dell’esecutivo gli equi-

libri costituzionali. Ciò, in particolare, grazie al voto sulle

leggi a data fissa, che consente al governo di dettare l’a-

genda parlamentare imponendo al Parlamento di votare

una sua proposta entro 70 giorni senza che sia modifica-

bile se non marginalmente, e grazie alla clausola di su-

premazia statale nei confronti delle regioni, che consen-

tirà allo Stato di legiferare nelle materie di competenza

regionale su decisione del governo e non, come avrebbe

dovuto essere, del Parlamento.

In secondo luogo perché la riforma è pensata e scritta co-

sì dilettantisticamente (contiene persino errori di sintas-

si), che produrrà obiettivi contrari a quelli perseguiti dai

suoi fautori, complicando, anziché semplificando, il siste-

ma costituzionale.

Non pensa che pur con alcuni difetti, questa riforma

introdurrebbe comunque elementi di semplificazione

nel sistema politico-istituzionale?

Per esempio, l’Italia è uno dei pochissimi paesi democra-

tici che ha il bicameralismo paritario e diversi padri costi-

tuenti non erano d’accordo con questa scelta. La riforma

promette inoltre di mettere ordine nella confusione del-

le competenze nazionali e regionali.

No, non lo penso. La riforma, al contrario, renderà il siste-

ma politico-istituzionale italiano più complicato. Due que-

stioni emergono su tutte: la prima è l’impossibile compo-

sizione del Senato, dato che la nuova Costituzione darebbe

indicazioni tra di loro contraddittorie. Chi elegge il nuovo

Senato: i consigli regionali o gli elettori? E come si riparti-

scono i senatori all’interno dei consigli regionali: in base

ai voti ricevuti dai partiti o alla composizione dei gruppi

consiliari regionali? A tacer d’altro.

La seconda questione è l’assurda complicazione del proce-

dimento legislativo, che si polverizza in una decina di pro-

cedimenti distinti a seconda della materia su cui legiferare.

E se, come sempre accade, una legge disciplina più ma-

terie, quale procedimento seguire? Decideranno i presenti

delle due Camere di comune accordo, ma se non si accor-

deranno occorrerà fare ricorso alla Corte costituzionale.

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