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FOCUS

CIVILTÀ DEL LAVORO

IV • V - 2016

insegnanti; anche se fosse attuato subito, esso sortirebbe

effetti rilevabili solo nel lungo termine.

L’Italia cresce molto poco dal punto di vista demogra-

fico e sta diventando un paese sempre più anziano.

Anche questo trend influisce sulla mobilità sociale?

Senz’altro. Sottolineerei un aspetto spesso trascurato: non

solo ci sono relativamente pochi giovani rispetto al passa-

to e rispetto al profilo demografico complessivo del paese,

ma una quota crescente di tali giovani è di origine immi-

grata. Le cosiddette prime e seconde generazioni hanno

maggiori difficoltà scolastiche rispetto agli autoctoni, si ad-

densano nei percorsi formativi meno qualificanti e hanno

minori probabilità di proseguire gli studi a livello univer-

sitario. In altre parole, sta emergendo, ormai da tempo,

una forma di segregazione scolastica aggiuntiva rispetto

a quelle consolidate, con evidenti implicazioni per i de-

stini sociali delle persone interessate.

Negli anni scorsi ha approfondito la sua analisi occu-

pandosi dei candidati al Premio Alfieri del lavoro, pro-

mosso ogni dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri

del Lavoro. Quali elementi l’hanno colpita?

Premetto che la rilevazione promossa dalla Federazione

si incentra un collettivo che ogni anno comprende oltre

un migliaio di diplomati eccezionali, caratterizzati da per-

corsi scolastici di alto livello e voti di maturità pari a 100.

I risultati, raccolti un anno dopo il conseguimento del di-

ploma, restituiscono alcune sorprese.

Ad esempio, una quota, contenuta ma non trascurabile,

di diplomati meritevoli decide di rinunciare alla prose-

cuzione degli studi; alcuni studenti dotati si iscrivono sì

all’università, ma intendono non procedere oltre la lau-

rea triennale o addirittura abbandonare gli studi prima di

conseguire un titolo universitario.

Sentiti di nuovo dopo alcuni altri anni, molti studenti so-

no comunque in ritardo rispetto alla durata legale del loro

corso di studi e/o si pentono della scelta fatta.

I diplomati si distinguono per una certa variabilità delle

loro origini socio-familiari, il che è un bene, ma tali ori-

gini comunque influiscono sulle loro decisioni formative,

e in particolare le limitano quando le famiglie di prove-

nienza sono meno avvantaggiate.

Ancora, i candidati ad Alfiere percepiscono un’Italia net-

tamente non meritocratica, specie per quanto concerne

il sistema politico, la Pubblica amministrazione e il siste-

ma di imposizione fiscale; ma neppure il mercato del la-

voro ha un’immagine particolarmente positiva, in quanto

la maggior parte dei diplomati lo considera poco propen-

so a premiare i meritevoli.