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FOCUS

CIVILTÀ DEL LAVORO

IV • V - 2016

cumentato che la diffusione

dell’equità e della meritocra-

zia porta benefici concreti a

livello sociale ed economico.

Per questo motivo, ad esem-

pio, nel Regno Unito dal 2011

esiste una commissione go-

vernativa, la Social Mobility

Commission, che monitoran-

do sistematicamente la mobi-

lità sociale, propone riforme

e politiche mirate. Le inizia-

tive cominciano nelle scuole

d’infanzia e seguono gli stu-

denti lungo tutto il percorso

scolastico, fino agli stage la-

vorativi. Inoltre, per permet-

tere l’accesso alle professio-

ni anche ai giovani che non

hanno una famiglia abbiente alle spalle, i datori di lavo-

ro sono incentivati a offrire stage retribuiti al di sopra del

salario minimo.Mi sembra, questo, un buon esempio di

ciò che si potrebbe fare per cercare di modificare radical-

mente alcuni comportamenti sedimentati nelle nostre so-

cietà. Naturalmente ci vorrà tempo prima che gli obiettivi

delle riforme siano raggiunti. Sarebbe perciò essenziale,

anche nel nostro Paese, cominciare ad attivarsi seriamen-

te intorno a questa problematica e che tutti – università,

aziende, istituzioni pubbliche – si impegnino a mettere a

disposizione il proprio contributo.Lo scorso agosto l’Euro-

stat, l’ufficio di statistica europea, ci ha fatto sapere che

l’Italia detiene il record negativo dei Neet (not in educa-

tion, employment or training, ndr): i giovani tra i 15 e i

29 anni che non vanno a scuola o all’università, che non

lavorano, né seguono corsi di formazione o aggiornamen-

UNA

GENERAZIONE

IN UN VICOLO CIECO

di Niccolò Branca di Romanico, Presidente e Amministratore Delegato Fratelli Branca Distillerie

Per la prima volta la fascia 25-40 anni non migliorerà la propria condizione sociale

PER GRAN PARTE

del

XX secolo la crescita econo-

mica e il maggiore accesso

all’istruzione superiore hanno

fatto sì che in Italia la mobili-

tà fosse generalmente ascen-

dente. La frenata è comincia-

ta negli ultimi decenni, con il

rallentamento dell’economia.

Oggi le persone che hanno

un’età tra i 25 e i 40 anni

rappresentano la prima del-

le generazioni nate nel No-

vecento impossibilitata a mi-

gliorare la propria posizione

sociale rispetto a quella dei

genitori. I dati più aggiornati

ci confermano che ormai ci

troviamo in una condizione

di mobilità discendente.

Credo esista ovunque una correlazione tra background fa-

migliare e livello di istruzione. Ma è indubbio che i nostri

laureati faticano più dei coetanei di altri paesi a inserirsi

nel mercato del lavoro e beneficiano meno della mobili-

tà sociale offerta da un più alto titolo di studio.

Il dopo-laurea è infatti il punto in cui la forbice sociale si

allarga a dismisura, discriminando in modo netto sulla

possibilità o meno della famiglia d’origine di mantene-

re i giovani durante lunghi praticantati, stage poco pagati

o scuole di specializzazione. La classe sociale di origine,

quindi, influenza inesorabilmente la condizione occupa-

zionale dei giovani. C’è il rischio di porre le basi per un

futuro fatto di contesti di lavoro socialmente sempre più

omogenei, che di sicuro si riveleranno problematici. Non

solo da un punto di vista etico, ma anche perché è ben do-