CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2016
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INTERVISTA
Il Giappone è uno dei tre paesi più avanzati dal pun-
to di vista tecnologico. Quanto importante è nella Sua
opinione, il contributo degli studi e delle discipline
umanistiche in sé, o associate ad aree scientifiche e
tecniche, per tale formazione?
Tutte le aziende giapponesi adottano una prospettiva di
profitto di lungo periodo e tendono a dare più importan-
za alla valorizzazione delle risorse umane e al manteni-
mento di buoni rapporti con il più ampio contesto socia-
le in cui operano.
Esse tendono ad apprezzare la capacità di lavorare in
squadra in maniera superiore rispetto alle singole quali-
tà dell’individuo, come anche a porre una grande impor-
tanza sulla diffusione, adozione e osservanza di codici e
standard etici definiti ai massimi livelli. Ciò in aggiunta al-
le specifiche competenze tecniche delle risorse umane.
Perciò i nostri vertici aziendali e i nostri leader, in gene-
rale, devono dimostrare di possedere un bagaglio cultu-
rale molto vasto e una altrettanto ampia bussola morale,
oltre a una preparazione specifica.
Pensa sia possibile affermare che queste discipline for-
niscano un grande contributo per la creazione di una
bussola morale, necessaria per supportare le prossi-
me generazioni di leader e manager nelle loro scel-
te future?
Ovviamente le dinamiche della globalizzazione stanno
incidendo sulla formazione dei profili delle nuove clas-
si dirigenti, tuttavia possiamo dire che in Giappone gli
aspetti sopra citati hanno ancora e avranno in futuro mol-
ta importanza. Gli imprenditori e gli amministratori dele-
gati di alcune delle aziende di maggiore successo, come
Matsushita, Sony, Honda, hanno iniziato la loro ascesa con
una laurea in ingegneria, ma hanno posto estrema atten-
zione nell’erudirsi in tutti gli aspetti della cultura umana.
Come diceva un uomo d’affari giapponese del XIX secolo
“Negli affari è importante l’osservanza delle virtù morali
nel competere con gli altri”. Questo è vero ancora oggi, le
aziende giapponesi pongono la massima attenzione nel
costruire un rapporto di fiducia durevole nel tempo con
partner, clienti e il pubblico della società civile. Un tale
rapporto di fiducia può essere costruito solo di pari passo
con una buona reputazione. Ecco perché le nostre aziende
cercano sempre di comportarsi secondo gli standard etici,
morali e sociali migliori ovunque esse operino.
Quanto è forte lo scambio culturale tra i nostri due pa-
esi e come potrebbe essere reso più forte?
Nonostante le numerose differenze tra i nostri due popo-
li, uno appartenente alla sfera culturale orientale, l’altro a
quella occidentale, ci sono altrettanto numerosi punti in
comune: entrambi i nostri paesi godono di una natura e
panorami meravigliosi, sono circondati dal mare e hanno
un clima mite con quattro stagioni ben definite. Entrambi
hanno altresì una lunga storia e tradizione di amore per
l’arte e la cultura. Su queste basi comuni si consolida la
nostra amicizia.
In particolare, quando il Giappone decise in passato di
aprirsi al mondo esterno ai suoi confini, il popolo giap-
ponese ha cominciato a studiare e introdurre, sistemi so-
ciopolitici e culture di paesi stranieri, tra cui l’Italia. Que-
sto sforzo ha generato comprensione e apprezzamento
per paesi stranieri come l’Italia. Sarebbe bello se anche
sempre più italiani potessero dedicare del tempo a visi-
tare da turisti e da studiosi il mio paese. E se le iniziati-
ve di mecenatismo delle imprese italiane verso l’arte e
la cultura del Giappone aumentassero, ciò contribuirebbe
a rafforzare i nostri legami.
Vorrei comunque ricordare che quest’anno si celebrano
i centocinquanta anni di amicizia e relazioni diplomati-
che amichevoli tra i nostri due paesi. Abbiamo dato vita
a molte iniziative di interesse culturale, tra cui varrebbe