INTERVISTA
CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2016
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la pena ricordare la mostra di Domon Ken all’Ara Pacis, la
mostra sulla Scultura Buddista alle Scuderie del Quirinale
a Roma e quella Ukyo a Palazzo Reale a Milano. In Giap-
pone abbiamo organizzato mostre su Leonardo, Botticel-
li e Caravaggio, altrettanto interamente sponsorizzate da
aziende giapponesi, che hanno riscosso un grande suc-
cesso. Come ho accennato prima, dobbiamo continuare a
creare sempre nuove opportunità di conoscenza recipro-
ca e spero che un maggior flusso di turisti italiani possa
facilitare questo processo.
Il Giappone è un paese molto antico, con un sistema
sociale considerate molto stabile. È possibile afferma-
re che la globalizzazione sta avendo un impatto sull’e-
conomia e generando tensioni nel futuro prossimo?
In una certa misura, la risposta è affermativa. Special-
mente nei settori finanziario e in quello dell’occupazione.
Ciononostante, poiché la globalizzazione è un fenomeno
inevitabile, è necessario accettarlo e conviverci, e quin-
di il Giappone sta provando ad adattarsi a questo scena-
rio ponendo in essere misure di stabilizzazione dell’eco-
nomia, del sistema finanziario e di apertura agli scambi
commerciali. Con l’adesione ai trattati TPP e altri accordi
di tipo commerciale, il Giappone sta ottenendo accesso
ad una grande area commerciale integrata. Sotto la guida
del Governatore della Banca Centrale Haruhiko Kuroda e
con l’implementazione dei princìpi e degli strumenti del-
la Abenomics, sono state adottate una serie di misure a
supporto di tutti i settori dell’economia, offrendo così al-
le nuove generazioni opportunità di competere sul nuo-
vo scenario globale. Il Giappone non sarà così più isolato
nel futuro, bensì parte integrante dell’area Asia-Pacifico e
della comunità economica mondiale.
Entrambi i nostri paesi registrano una diminuzione del-
la popolazione nativa e un incremento dell’età me-
dia. I cittadini più avanti in età necessitano di stimoli
culturali e supporti differenti. Come si sta preparan-
do il Giappone per affrontare queste sfide e sfruttare
queste opportunità?
La società dai capelli grigi è una realtà, ma essa è il risul-
tato dei successi ottenuti nel miglioramento della quali-
tà della vita e della salute: se guardiamo ai sessanten-
ni e settantenni moderni è evidente che sono più sani e
attivi rispetto ai loro coetanei delle epoche precedenti.
L’obiettivo, dunque, è quello di come sfruttare e indirizza-
re al meglio le energie intellettuali, la conoscenza e l’e-
sperienza di queste persone.
Il Governo giapponese, secondo le direttive dell’ “Abeno-
mics”, il programma di stimoli e misure a favore dell’e-
conomia messo a punto dal Primo Ministro Shinzo Abe
sta ponendo in essere una serie di misure vote a garanti-
re una migliore qualità della vita e dell’assistenza sanita-
ria agli anziani attraverso l’uso di soluzioni tecnologiche
avanzate e delle intelligenze artificiali.
Va tenuto presente che i cittadini senior rappresentano
un insieme di consumatori che in Giappone vale circa 26
triliardi di Yen. Essi hanno capacità di spesa, gusto e com-
petenza nelle scelte di acquisto.
Made in Japan and made in Italy. Entrambi i brand
sono il frutto di culture molto antiche, valori sociali
e stile di vita. Come potrebbero coesistere meglio e
generare sinergie?
Se teniamo a mente che il Giappone è la terza econo-
mia al mondo e l’Italia l’ottava, e al contempo guardia-
mo al livello di interscambio, ci rendiamo conto che c’è
molto spazio per progredire. Infatti, di recente, si è as-
sistito ad una serie di operazioni di m&a di grande rile-
vanza, quali Ansaldo Sts/Mitsubishi, Birra Peroni/Asahi,
Mitsubishi/Delclima.
Se poi ricordiamo la figura di Yuzo Yagi, il mecenate giap-
ponese della Piramide Cestia, un uomo di affari che ha
fatto la sua fortuna dopo esser venuto in Italia alla ricerca
di prodotti che potessero incontrare il gusto della cliente-
la giapponese, ci rendiamo conto che anche dal lato ita-
liano si potrebbe fare altrettanto.
E così come Yagi e altri imprenditori nipponici sono stati
in grado di far superare ai prodotti italiani quelli francesi
di alta gamma che dominavano il mercato giapponese,
è evidente che con una maggiore interazione bilaterale
e integrazione delle catene del valore entrambi i nostri
paesi ne trarrebbero vantaggio.
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Fabio Lancellotti