Civiltà del Lavoro, n. 6/2015 - page 13

Iniziamo da questo numero ad affrontare il tema della
riqualificazione delle aree urbane, una importante leva
non solo per migliorare la qualità della vita ma anche
per la crescita economica. Dopo gli interventi ospitati
nelle pagine seguenti proseguiremo nei prossimi nu-
meri con articoli e interviste su specifiche realtà italia-
ne e allargheremo lo sguardo a quanto si sta facendo
negli altri paesi europei.
In tutti i Paesi industrializzati i grandi sviluppi urbani –
dalla costruzione di nuovi quartieri alla riqualificazione
di porzioni degradate delle città – sono un fondamentale
motore di crescita economica e di evoluzione della crea-
tività perché molti edifici sono vere e proprie opere d’ar-
te. In Italia questo comparto stenta a partire, anche se ci
sono importanti eccezioni come i quartieri Porta Nuova e
Citylife a Milano.
Eppure le energie economiche, tecnologiche e creative
non mancano. Non mancano neppure le aree: dalle zone
industriali dismesse (come l’area ex Falk a Sesto San Gio-
vanni o l’area di Bagnoli a Napoli) alle aree liberate dalle
Ferrovie dello Stato (solo a Milano sette aree semicentrali
per più di un milione di metri quadrati, cui si aggiunge il
milione di metri quadrati dell’area ex Expo da riutilizzare).
Il problema sta piuttosto nella difficoltà di combinare i fat-
tori produttivi (territorio, finanza, destinazioni d’uso, nor-
mative) in una vera filiera che consenta di trasformare
gli interventi edilizi e urbanistici in veri e propri proget-
ti industriali con un loro business plan e un loro marke-
ting per attirare grandi clienti, per esempio le sedi del-
le multinazionali.
La sfida delle riqualificazioni urbane riguarda anche il futu-
ro dell’economia e della qualità della vita. Basta citare due
elementi: l’innovazione, che ormai si localizza prevalen-
temente nei centri urbani e richiede ambienti adeguati
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