Civiltà del Lavoro, n. 6/2015 - page 11

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2015
Luigi Roth
L’
IMPORTANZA
DELLA PROPRIA
IDENTITÀ
INIZIARE
a parlare di identità su Civiltà del Lavoro
credo sia molto importante, perché la realtà dei Cavalieri
è variegata e ricca di esperienze e opportunità. È ricca di
storie, di esperienze uniche, che premono per essere rac-
contate ed essere condivise. Proprio in queste pagine le
storie trovano voce e immagini, ma forse dobbiamo aiu-
tarle a uscire di più.
Oggi si parla molto di “storytelling”, della potenzialità che
hanno alcune storie tra tante: quelle che emergono, che
vengono ricordate sono le storie che sanno costruire l’i-
dentità dei propri protagonisti, riuscendo a passare dal-
la dimensione individuale, dell’io, a quella collettiva, dei
molti. Se la storia di uno diventa la storia di molti, può
essere condivisa, raccontata ancora, diventando emble-
matica e – spesso – formativa.
In che modo questo ci riguarda? I Cavalieri del Lavoro so-
no portatori di valori, una risorsa attiva per il Paese oggi
probabilmente non è valutata quanto dovrebbe. Dai gio-
vani, che sono le nostre eccellenze per il futuro, spesso ci
viene l’esigenza di avere un contatto maggiore con chi ha
una lunga esperienza di gestione, innovazione, impresa.
Sarebbe bello poter parlare con tutti, raccontare le pro-
prie esperienze e lasciarle diventare qualcos’altro, reinter-
pretato. Soprattutto, sarebbe bello trasmettere i valori che
abbiamo scelto di condividere noi per primi: sostenibilità,
innovazione, responsabilità, sviluppo.
Essi potrebbero essere maggiormente valorizzati e ge-
nerare opportunità per il Paese, in modo non individua-
le ma collettivo.
Ecco perché lo storytelling, la narrazione di quello che di
unico c’è in ciascuno con l’obiettivo di farlo diventare pa-
trimonio di molti, potrebbe essere un nostro modo di co-
municare non banale, non tradizionale forse, ma molto
identitario. È un’idea che nasce dal fatto che alcuni tra noi
evidenziano la necessità di comunicare di più e di essere
maggiormente identificati in attività a impatto sociale, che
creino valore oltre al profitto, come abbiamo detto ormai
molte volte. Abbiamo tutti identità diverse e che spesso
si intrecciano tra loro, come lo sono le differenti fasi pro-
fessionali, dell’esistenza, e le dinamiche dell’età. Il valore
di avere contemporaneamente membri attivi nel mondo
dell’impresa, della finanza, dei servizi; membri che han-
no fatto e fanno la storia del capitalismo italiano, e molti
che dedicano anche la loro esperienza e risorse a rendere
servizi alla comunità attraverso fondazioni, centri di forma-
zione, beneficenza di diverso tipo, sostegno alla cultura…
è immenso. E poco raccontato, quindi poco conosciuto.
In Lombardia, per esempio, in modi diversi e con proget-
ti diversi, stiamo cercando di costruire storie di successo,
imprese e università insieme, e anche stiamo ragionan-
do sulla nostra identità, come in un laboratorio i cui risul-
tati potranno essere trasmessi, condivisi e raccontati pro-
prio come storie che – da “uniche” – forse diventeranno
patrimonio di molti.
EDITORIALE
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