Civiltà del Lavoro, n. 6/2015 - page 9

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2015
LO
SCALATORE
ITALIA
RALLENTAMENTO
della crescita mondiale, so-
prattutto in Cina e Brasile; crollo dei prezzi del petrolio;
recrudescenza del terrorismo islamista e dei conflitti in
Medio Oriente; turbolenza delle Borse: il 2016 si è aper-
to in uno scenario di forte instabilità. Nel nostro Paese, in
più, si è aperto un “problema banche” dopo il sostanzia-
le fallimento e il salvataggio delle quattro banche locali
(Etruria, Ferrara, Marche, Chieti) che ha colpito per la pri-
ma volta, in base alle nuove regole europee anticipate
dal governo, anche 10 mila possessori di obbligazioni su-
bordinate. Questo evento ha diffuso un clima di sospet-
to sulla solidità del nostro sistema bancario, oberato da
200 miliardi di crediti in sofferenza, anche perché non si
è ancora riusciti a varare quella bad bank che dovrebbe
farsi carico dei crediti inesigibili accumulati in sette an-
ni di crisi. Sulla bad bank è in corso da mesi una faticosa
trattativa a Bruxelles, che sembrerebbe alle battute finali.
Anche per questo Renzi ha ingaggiato nelle ultime setti-
mane una battaglia polemica con l’Unione europea cui ha
risposto con toni duri e risentiti, da lui definiti “maschi e
virili”, il presidente della Commissione Juncker. Sullo sfon-
do c’è forse il timore di Renzi che l’Unione europea possa
bocciare la Legge di Stabilità per il 2016 che per stimola-
re la crescita e varare gli interventi per la sicurezza dopo
la strage di Parigi, ha elevato il deficit pubblico dall’1,4
previsto al 2,4% senza aver preventivamente ottenuto le
autorizzazioni europee. Ma sullo sfondo c’è un problema
ben più sostanziale.
Il vero rischio è che l’instabilità geopolitica e finanziaria
mondiale influisca negativamente sulla crescita del 2016,
che il governo ha indicato nell’1,6% del pil, circa il dop-
pio rispetto alla crescita prevista per il 2015, che dovreb-
be arrivare allo 0.8%. Se la crescita di quest’anno doves-
se rivelarsi più bassa, il governo potrebbe non riuscire a
mantenere gli impegni assunti in Europa, soprattutto l’av-
vio della riduzione del rapporto debito-pil, che è la vera
spina nel fianco del nostro Paese, come continuano a ri-
petere i commissari europei. Se ciò avvenisse, potrebbe-
ro saltare le promesse di Renzi di ridurre sensibilmente
le tasse nel 2017 e nel 2018 e potrebbero anzi scattare
le “clausole di salvaguardia” da 17 miliardi di aumenti di
Iva e accise rinviate dal 2016 al 2017. Per questo il vero
obbiettivo di Renzi è probabilmente quello di ridiscutere
e rendere più elastico il “fiscal compact”, l’accordo euro-
peo che prevede un percorso stringente di riduzione dei
debiti pubblici che eccedono il 60% del pil: nel nostro ca-
so, si tratterebbe di far calare il debito di 40-50 miliardi
l’anno per i prossimi vent’anni. Nel frattempo, il gover-
no sta procedendo con le riforme: a metà aprile sarà de-
finitivamente approvata dal Parlamento la riforma costi-
tuzionale che in ottobre verrà sottoposta al referendum
popolare confermativo; sono stati varati i primi dieci de-
creti di attuazione della riforma della pubblica amministra-
zione, con norme sulla semplificazione burocratica per le
imprese, sui licenziamenti dei dipendenti infedeli e sulla
riduzione delle società pubbliche nazionali e soprattutto
locali; è stata varata la nuova legge sugli appalti che do-
vrebbe velocizzare e rendere più trasparenti i lavori pub-
blici. Parallelamente, prosegue l’azione di promozione del
nostro Paese sui mercati mondiali per evitare che il ral-
lentamento della crescita mondiale abbia effetti troppo
negativi sulle nostre esportazioni e sull’attrazione di in-
vestimenti dall’estero, che nel 2015 sono raddoppiati ri-
spetto all’anno precedente, raggiungendo i 30 miliardi. In
questo quadro, è dunque fondamentale che il mercato in-
terno aumenti il proprio contributo alla crescita del 2016:
e questo significa più consumi da parte dei consumato-
ri e più investimenti da parte delle imprese, che devono
scommettere, come hanno saputo fare in passato, sulla
ripresa dell’Italia. Siamo come uno scalatore che in pros-
simità della vetta viene flagellato da una tempesta: de-
ve stringere i denti e andare avanti.
EDITORIALE
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