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CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2016
DOSSIER
È presidente di Maire Tecnimont, tra i principali
contractor su scala globale di impiantistica,
ingegneria e infrastrutture, in particolare per
i settori oil&gas e petrolchimico. Ha realizzato
oltre 390 impianti nel mondo per la produzione
chimica. Titolare di 1.000 brevetti, opera
in 30 paesi con 45 società e conta su 7.800
professionisti, con 2.000 ingegneri.
L'
IMPIANTISTICA
CHE PARLA
ITALIANO
In più occasioni ha parlato della grande scuola italiana
dell’ingegneria chimica. Quanto è riconosciuta all’este-
ro e con quali strumenti Maire Tecnimont la alimenta?
Ne parlo con grande orgoglio perché è uno dei brand ita-
liani più forti all’estero. Quando si parla di made in Italy
si pensa spesso al settore della moda o dell’alimentare,
ma un vero pilastro dell’italianità all’estero è senza dub-
bio la filiera dell’ingegneria che opera nel settore degli
idrocarburi, nonché per l’industria chimica e petrolchimica.
Maire Tecnimont, nel suo lavoro di progettare e realiz-
zare grandi impianti industriali multimiliardari, insieme
ai tantissimi fornitori di componentistica che lavorano al
progetto, contribuisce a creare forti opportunità di lavoro
e di crescita per il tessuto economico nazionale. Il nostro
Gruppo ha fatto la scelta di continuare a investire sulle
tecnologie e sulle competenze dei propri ingegneri, che
rappresentano il vero asset di qualità con cui essere rico-
nosciuti dalle “energy company” in tutto il mondo. In par-
ticolare, nella chimica applicata all’industria siamo eredi
di una grande tradizione di ricerca italiana, a partire dal
Nobel di Giulio Natta del ‘63 per aver inventato il polipro-
pilene, la “plastica italiana”: quello fu un successo che ri-
voluzionò il mondo dei materiali avanzati.
Come ai tempi di Natta, quando la Montecatini – da cui
Tecnimont discende – lavorava spalla a spalla con il Po-
litecnico di Milano, la Maire Tecnimont di oggi alimenta
la propria spinta all’innovazione grazie a collaborazioni
strategiche con le principali università e centri di ricerca
italiani ed esteri, anche attraverso investimenti mirati in
start-up tecnologiche.
Quali cambiamenti ha portato l’ingresso, nel 2013,
dell’Arab Development Company?
Ardeco è nostro partner da molti anni, una collaborazione
che è cresciuta di pari passo con il consolidamento del-
la presenza del Gruppo negli Emirati grazie ai tanti pro-
getti completati con successo nell’ultimo decennio. Con il
suo ingresso abbiamo potuto contare su un investitore di
Fabrizio Di Amato
Servizi di ingegneria – Roma