CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2016
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Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo economico
negli altri grandi paesi europei, osserviamo una profon-
dità e ampiezza delle ferite che non ha paragone. Dob-
biamo tenere bene a mente questo dato, anche quando
osserviamo, come sta avvenendo da due anni a questa
parte, i segni di una ripresa produttiva e occupazionale.
Siamo entrati nella crisi più fragili di altri paesi perché per
molti anni l’azione della politica è stata paralizzata da un
confronto ideologico che ha completamente ignorato il te-
ma della crescita e le sfide del cambiamento. Occorre dire
con chiarezza che abbiamo appena avviato l’opera di ricu-
citura di un tessuto economico e sociale profondamente
lacerato. E anche per questa ragione le iniziative del go-
verno, pur forti e incisive, a favore della crescita econo-
mica rappresentano l’inizio di un lavoro di ricostruzione
che richiederà ancora molto tempo e cura.
Rappresentare in maniera trasparente questo stato di co-
se è l’elemento fondamentale per rifondare un rapporto
di fiducia e credibilità con cittadini e imprese. È una mis-
sione che richiede un Paese unito intorno a un obiettivo
SIGNOR PRESIDENTE
della Repubblica, cari Ca-
valieri, illustri ospiti, permettetemi prima di tutto di rin-
graziare il Presidente Mattarella che, come ogni anno,
ci ospita per questa cerimonia in cui viene riconosciuta
la capacità, il merito e l’impegno di tante italiane e tan-
ti italiani. Voglio anche ringraziare la Federazione Nazio-
nale dei Cavalieri del Lavoro, e in particolare il suo Presi-
dente Antonio D’Amato, per l’impegno profuso a favore
del riconoscimento del ruolo primario dell’imprenditoria-
lità come chiave essenziale per la crescita economica e
civile del nostro Paese.
Stiamo uscendo da una fase molto critica: lo dico con fran-
chezza e senza mezzi termini. La crisi ha avuto per l’eco-
nomia e la società italiana gli effetti di una vera e propria
guerra a bassa intensità, che ha lasciato sul campo una
parte importante del nostro benessere: abbiamo perso
un quarto della nostra produzione industriale e più di un
milione di occupati. Se confrontiamo, prendendo un qual-
siasi indicatore, gli effetti della crisi con quanto accaduto
ABBIAMO
BISOGNO
DEL
VOSTRO CONTRIBUTO