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CIVILTÀ DEL LAVORO

VI - 2016

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ti. Da una parte, la capacità dei nostri imprenditori che,

pure attraverso anni di crisi così forte, hanno dimostra-

to di avere tenacia, vigore e capacità di innovazione rag-

giungendo risultati significativi. Gli ultimi dati sull’export

dimostrano che quelle imprese che hanno saputo rinno-

varsi e competere sui mercati internazionali sono riuscite

a contrastare la crisi. Dall’altra parte, abbiamo un patri-

monio artistico e culturale che rappresenta la più grande

risorsa del Paese. Oggi, però, non bastano talento e ric-

chezza per vincere le sfide dello sviluppo, dell’equità so-

ciale e della pace. In un mondo che non cresce, ognuno

cerca di conquistare nuove quote di mercato.

In questa sfida sono impegnate non solo le singole im-

prese ma ciascun sistema paese. Mai come oggi la com-

petizione si è fatta dura e spietata, facendo riemergere

spesso i più pericolosi egoismi nazionali. La sana con-

correnza per attrarre investimenti esteri sta degradando

sempre di più verso sentimenti come il nazionalismo, il

razzismo, la negazione dei valori fondamentali di solida-

rietà, la chiusura dei confini, il crescente senso di intolle-

ranza verso gli stranieri.

Per questo dobbiamo fare in modo che l’Italia torni a es-

sere competitiva facendo leva non solo sul suo patrimo-

nio e sulle sue capacità di lavoro e di impresa, ma anche

sui valori che rappresentano la parte più significativa del-

la nostra storia: la tolleranza, l’inclusione, le opportunità,

l’equità, la solidarietà.

Proprio in questo momento, in cui l’Europa vive la sua

crisi più profonda, tutti abbiamo bisogno di più Europa. Il

mondo ha bisogno di più Europa. Un’Europa che sappia

superare il suo smarrimento e recuperare la sua identità

politica e culturale, che sappia ridarsi una visione condi-

visa di lungo periodo e che risolva le sue inadeguatezze

istituzionali. L’Europa di cui abbiamo bisogno è un’Europa

in grado di riaffermare il proprio ruolo sullo scacchiere in-

ternazionale e sullo scenario economico globale. Un’Euro-

pa che sappia ridare forza e impulso agli ideali e ai valori

che sono alla radice stessa dell’Unione, gli unici in grado

di garantire pace e stabilità di lungo periodo.

Un’Europa che non sia solo il censore dei bilanci pubbli-

ci, ma sia in grado di attivare processi di crescita econo-

mica e sociale.

Il nostro Paese deve saper dare un contributo determi-

nante alla ricostruzione e al rilancio di questa nuova Eu-

ropa. E deve farlo con la forza della passione, con il peso

dei suoi valori e della sua storia e con la credibilità e la

coerenza delle sue azioni.

Signor Presidente, abbiamo piena fiducia nelle possibilità

e nelle opportunità dell’Italia. Perché conosciamo la ca-

pacità di intrapresa dei nostri imprenditori e la capacità

di lavoro delle nostre maestranze. E siamo convinti che

il patrimonio di cultura, di storia e di arte che ci ha reso

grandi nel mondo rappresenti un grande vantaggio com-

petitivo sul quale costruire un futuro all’altezza delle no-

stre possibilità. Per quanto dure siano le sfide che abbia-

mo davanti, noi siamo certi di poterle superare.

Ma dobbiamo tutti impegnarci a fondo, rimboccarci le ma-

niche e recuperare il coraggio del cambiamento.

Solo così potremo assicurare alle giovani generazioni un

futuro all’altezza del ruolo che compete a un grande Pae-

se come l’Italia.

SIAMO CONVINTI CHE

IL PATRIMONIO DI CULTURA

CHE CI HA RESO GRANDI

NEL MONDO RAPPRESENTI

UN GRANDE VANTAGGIO

COMPETITIVO SUL QUALE

COSTRUIRE UN FUTURO

ALL’ALTEZZA DELLE NOSTRE

POSSIBILITÀ