Civiltà del Lavoro, n. 2/2016 - page 6

CIVILTÀ DEL LAVORO
II- 2016
INVESTIRE
IN CULTURA E SUD
“TUTELARE E VALORIZZARE
il patrimonio ar-
tistico italiano è un dovere. Pompei è emblematico del
nostro patrimonio culturale e della possibilità che esso of-
fre non solo alla qualità della vita, ma anche allo svilup-
po economico del Paese, soprattutto nel Mezzogiorno” ha
detto il Presidente Mattarella il 14 maggio visitando l’area
archeologica campana.
È un’autorevole conferma del fatto che mobilitarsi, come
stanno facendo i Cavalieri del Lavoro, per la valorizzazio-
ne del patrimonio culturale non è un hobby, ma un impe-
gno fondamentale per un futuro di crescita civile ed eco-
nomica, anche per rafforzare la nostra identità, premessa
indispensabile per dialogare con le altre identità culturali
e religiose, come è emerso dal seminario sulla formazio-
ne culturale che la Federazione ha organizzato a Perugia,
seconda tappa di un percorso che culminerà a settembre
nel Convegno nazionale di Firenze.
Il valore anche economico della cultura è stato ribadito dal
recente provvedimento del Governo: un miliardo per in-
terventi di valorizzazione in una trentina di musei e aree
archeologiche, dalla Grande Brera a Milano al Museo Ar-
cheologico di Reggio Calabria, casa dei Bronzi di Riace,
recentemente riaperto dal presidente del Consiglio Renzi
dopo una profonda ristrutturazione.
Questi “investimenti in cultura” contribuiranno alla ripre-
sa del Paese, che il 18 maggio ha ottenuto la sospirata
promozione dei conti pubblici. La Commissione europea
ha infatti approvato il bilancio 2016, compresi i 14 miliar-
di di euro (0,85% del Pil) di maggiore spesa, la cosiddet-
ta “flessibilità”, a condizione che il Governo si impegni a
mantenere il rapporto deficit-Pil del 2017 all’1,8%.
La Commissione ha sottolineato che ci è stata concessa
una flessibilità che non ha precedenti per nessun altro Pa-
ese. Inoltre, Bruxelles ha chiesto all’Italia di mantenere la
clausola di salvaguardia, ovvero l’aumento dell’Iva auto-
matico in caso di sforamento dei conti. Questo vuol dire
che se nel 2017 vorremo evitare l’aumento dell’Iva, che
vale circa otto miliardi, dovremo varare una Legge di Sta-
bilità che contenga tagli per un importo analogo. Se poi
vorremo finanziare l’uscita anticipata dal lavoro o il super
bonus bebè per contrastare il calo della natalità, dovre-
mo tagliare molto di più.
E poi c’è il solito problema del debito, che ci siamo impe-
gnati a ridurre da quest’anno e per il quale la Commissio-
ne europea ci ha “rimandati a novembre” per un esame
più approfondito sulla base della Legge di Stabilità 2017.
Purtroppo il calo del Pil rispetto all’originaria previsione
dell’1,6%, e soprattutto la deflazione a -0,5% nei primi
mesi dell’anno, mettono a rischio l’avvio del calo del de-
bito. Poiché quest’anno il deficit sarà del 2,3%, per far
calare il debito dovremmo raggiungere un Pil nominale
(crescita reale più inflazione) almeno del 2,4%, traguar-
do non facile.
Per fortuna gli ultimi dati Istat sull’andamento dell’econo-
mia sono più ottimistici delle stime: la crescita è in acce-
lerazione all’1,1%, pur restando inferiore alla media Ue; i
consumi sono in recupero all’1,4%; finalmente anche gli
investimenti stanno tornando ad aumentare (+2,7%) e
nella seconda metà dell’anno anche l’inflazione dovreb-
be rialzare la testa.
Nei prossimi mesi dovrebbero partire gli investimenti pre-
visti dal Masterplan per il Sud, di cui parliamo in questo
numero di “Civiltà del Lavoro”. E il ministro Padoan sta ela-
borando un pacchetto di nuove misure per convogliare ver-
so le Pmi una parte dell’enorme risparmio delle famiglie.
L’estate si annuncia infine particolarmente incoraggiante
per il turismo, perché le coste italiane sono più sicure di
molte mete esotiche. E anche questo dovrebbe contribu-
ire a spingere un po’ di più il Pil.
Altrimenti, se non riuscissimo a far scendere il debito, au-
menteranno le difficoltà, come hanno già fatto capire il
ministro delle finanze tedesco Schauble e il presidente
della Bundesbank Weidman, che hanno proposto, sinora
per fortuna senza successo, di penalizzare i titoli di Stato
detenuti dalle banche. E sarebbe un’ulteriore mazzata sul
nostro sistema creditizio.
Dobbiamo ancora lavorare duro, senza illuderci che le dif-
ficoltà siano finite, perché stiamo muovendo solo i primi
passi nel lungo cammino per uscire dalle crisi e stabiliz-
zare la ripresa.
EDITORIALE
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