Civiltà del Lavoro, n. 2/2016 - page 62

CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2016
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INCHIESTA
ROMPERE
L’
IMMOBILISMO
DEL SUD
di Ercole Pietro Pellicanò, Presidente Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito
Oggi si avverte qualche lieve segnale di ripresa anche se è insufficiente per far recuperare i ritardi
IL SETTIMANALE
“l’Espresso” del 10 settembre
2015 poneva in copertina l’immagine del Paese spacca-
to a Sud di Latina e raccoglieva, in una inchiesta interna,
una situazione al limite della disperazione. L’incipit dell’ar-
ticolo recitava: “È sparito il Sud. Crollo delle nascite. Città
abbandonate. Economia immobile. E nessuna strategia.
Un terzo del Paese è come dimenticato. Scomparso dalle
mappe. Per il Governo, la sfida più difficile. Sempre che
voglia davvero affrontarla”.
Se osserviamo i principali indicatori economici, non possia-
mo non affermare che la situazione sia veramente grave:
dal 2008 al 2014 il Pil si è ridotto dell’8,7% in Italia, nel
Mezzogiorno del 13,7%; il reddito pro capite nel 2014 era
di 26.585 euro per l’Italia e 16.976 euro per il Sud, con un
minimo, per la Calabria, di 15.807 euro rispetto al massi-
mo raggiunto in Trentino Alto Adige, pari a 37.665 euro.
Gli investimenti, sempre nel periodo dal 2008 al 2014,
sono scesi del 38,1% nel Mezzogiorno, contro il 27,1%
del Centro-Nord.
Il tasso di occupazione (35-64 anni) nel 2014 era del
50,4% al Sud, contro il 70,6% al Centro-Nord e una me-
dia Italia del 63,8%. L’Unione europea registrava una me-
dia del 70,3%.
I posti di lavoro persi, sempre in quell’arco di tempo, so-
no stati 557.577 nel Mezzogiorno, contro i 235.643 del
Centro-Nord; il tasso di occupazione giovanile (15–34 an-
ni), sempre nel 2014, era del 26,6% al Sud contro il 47%
al Centro-Nord, una media Italia del 39,1% e del 54,9%
della media Ue.
Questa dinamica economica, fortemente negativa per il
Sud, tanto da essere considerata peggiore di quella greca,
spinge a considerare inefficace l’azione dei governi succe-
dutisi negli ultimi decenni, con conseguente aumento del
gap tra territori. Oggi, anche in virtù di un leggero miglio-
ramento del ciclo economico generale, si avverte al Sud
qualche lieve segnale di ripresa.
Nel 2015 il Pil italiano dovrebbe essere cresciuto dello
0,8%, conseguenza di un incremento dell’1% al Centro-
Nord e di un timido 0,1% al Sud.
In questa situazione, secondo il rapporto 2015 della Svi-
mez, la crescita si rafforzerà nel 2016, quando il Pil ita-
liano dovrebbe aumentare dell’1,3% (+1,5% al Centro-
Nord, + 0,7% al Sud).
La spinta proverrà dai consumi interni, sollecitati da mag-
Ercole Pietro Pellicanò
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