Civiltà del Lavoro, n. 6/2015 - page 30

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2015
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Il mercato italiano vive un’apparente contraddizione: l’in-
dice di sviluppo abitativo è, negli ultimi due anni, il più
basso d’Europa, mentre lo stock di abitazioni ci vede in
testa. È il segno di uno squilibrio che si è creato negli an-
ni espansivi e che è necessario superare per innescare
una ripresa sostenibile. Il rilancio del settore immobilia-
re deve necessariamente tenere conto degli aspetti che
contribuiscono alla creazione di un tessuto sociale e am-
bientale di qualità.
Leggendo il recente rapporto BES, tre dati hanno attirato
la mia attenzione. Il primo è l’aumento del numero di co-
struzioni abusive rispetto all’anno precedente: da 15,2 a
17,6 ogni 100 autorizzate, nonostante la contrazione ge-
nerale delle costruzioni dovuta alla crisi. Le dimensioni di
questo fenomeno sono nettamente superiori rispetto alle
altre economie avanzate. Il secondo è la diminuzione del
15% del numero di edifici storici nell’ultimo decennio: un
dato che testimonia come la demolizione nei centri storici
sia ancora troppo elevata rispetto
all’attività di recupero e riqualifi-
cazione. Il terzo è l’avanzata del
cosiddetto “urban sprawl” pas-
sato in un decennio dal 20% al
22%: è la conferma del fenome-
no di allargamento delle perife-
rie nonché di erosione dello spa-
zio rurale. D’altro canto in Italia
negli ultimi anni sono stati svi-
luppati progetti di rango euro-
peo, recupero dei centri storici,
architetture moderne e in molti
casi le città sono riuscite a dar-
si un profilo internazionale. Da
un lato questo ha contribuito al
rafforzamento del prestigio del
Paese, dall’altro ha fatto riscopri-
re ai cittadini il senso di appar-
tenenza ai luoghi urbani.
LA RINASCITA
economica e civile di un paese pas-
sa anche dalla riqualificazione delle aree urbane. Maggiori
investimenti per l’ammodernamento urbanistico e per la
salvaguardia del territorio possono produrre benefici im-
portanti, coniugando innovazione e occupazione anche
al di fuori dei comparti più direttamente coinvolti. Il ruo-
lo del settore immobiliare nell’economia è centrale, ma
le sue dinamiche vanno anche oltre: un’ordinata crescita
del comparto gioca, infatti, un ruolo fondamentale nello
sviluppo sociale. E in questo ambito le banche possono
fare molto, a partire dai finanziamenti, come l’esperien-
za UniCredit testimonia.
Il mercato immobiliare italiano si differenzia da quello di
altri paesi europei per alcuni aspetti. In primo luogo, la
percentuale di residenti proprietari in Italia è molto alta
e rappresenta il 73%, contro il 66% negli Stati Uniti, e
gli immobili pesano per oltre il 60% della ricchezza to-
tale delle famiglie.
In secondo luogo, storicamente
la concessione dei mutui è av-
venuta con maggiore cautela e
in misura inferiore in rapporto ai
valori immobiliari, grazie anche
alla maggiore propensione al ri-
sparmio degli italiani.
In terza battuta, è molto ridotta
la pratica di accedere a linee di
credito monetizzando gli aumenti
di valore degli immobili. Queste
peculiarità lo hanno preservato
da una volatilità eccessiva dei
prezzi, ma ne hanno allontana-
to i tempi di ripresa, rallentando
l’incontro tra offerta e domanda.
Un ulteriore aggiustamento dei
valori e degli incrementi nelle
erogazioni dei mutui sono i due
fattori necessari a una ripartenza.
SOSTENERE
LA DOMANDA
Federico Ghizzoni, Presidente UniCredit
Le banche possano fare molto, a partire dai finanziamenti
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