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CIVILTÀ DEL LAVORO

VI - 2016

REAGIRE

ALL’

INSTABILITÀ

ERA FACILE

prevedere che con la sonora bocciatu-

ra della riforma costituzionale, la “madre di tutte le rifor-

me”, il Paese sarebbe ripiombato nell’instabilità politica

e finanziaria. Anche se non avesse “personalizzato” il re-

ferendum, ben difficilmente Matteo Renzi sarebbe potuto

rimanere a Palazzo Chigi dopo che gli elettori hanno rifiu-

tato col 60% dei No (sul 68% dei votanti), non solo la se-

rie di modifiche della Costituzione che aveva proposto, ma

l’intero progetto renziano di modernizzazione del Paese.

Moltissimi elettori che non conoscevano neppure il conte-

nuto della riforma costituzionale hanno espresso un “No”

del tutto politico, votando contro il presidente del Consi-

glio e la sua politica.

Va dato merito al presidente Sergio Mattarella di aver ri-

solto in pochi giorni, con l’incarico al nuovo premier Pao-

lo Gentiloni, la crisi di governo aperta dalle dimissioni di

Renzi, per assicurare la governabilità istituzionale.

Ma resta la contraddizione politica di un governo espres-

sione del “fronte del Sì” bocciato dai cittadini, con il “fron-

te del No” sulle barricate e a manifestare nelle piazze.

Gli scandali che stanno paralizzando le due capitali, Ro-

ma e Milano, non fanno che aggravare il quadro, mentre

si cercano ancora soluzioni alle crisi bancarie esplose nei

mesi scorsi; gli Stati Uniti hanno avviato l’aumento dei

tassi d’interesse che peserà sulla nostra finanza pubblica

oberata dal debito e a marzo la Commissione europea si

pronuncerà sulla legge di Bilancio su cui ha già espres-

so alcune riserve e potrebbe chiedere dolorosi correttivi.

Se fossimo un Paese un po’ meno anormale, in queste

condizioni bisognerebbe andare rapidamente alle elezioni.

Ma purtroppo la transizione renziana bruscamente in-

terrotta ci ha privati di una legge elettorale funzionante:

l’“Italicum”, maggioritario, è vigente per la sola Camera,

mentre il “Consultellum”, proporzionale, vigente per il Se-

nato rimasto in vita, non consentirebbe alcuna maggioran-

za nel nostro sistema politico ormai “tripolare” dove Pd,

Cinquestelle e Centrodestra grosso modo si equivalgono.

Per questo Mattarella è stato categorico nell’affermare che

senza una legge elettorale omogenea per i due rami del

Parlamento non scioglierà le Camere e non ci manderà

a votare. I partiti sono ovviamente in fibrillazione, l’uno

contro l’altro armati e lacerati al proprio interno e dunque

non è prevedibile un rapido accordo su una legge eletto-

rale omogenea e condivisa.

In questa palude d’instabilità rischiano di rimanere im-

pantanati progetti importanti come Industria 4.0 per da-

re una spinta d’innovazione al nostro sistema produttivo

o “Casa Italia” per ristrutturare il Paese dal punto di vista

sismico, idrogeologico, energetico, ambientale e culturale.

Nonostante tutto, la legge di Bilancio approvata d’urgen-

za prima delle dimissioni del governo Renzi destina im-

portanti risorse a questi progetti, sotto forma di superam-

mortamenti, incentivi diretti agli investimenti innovativi e

piani straordinari per sostenere il made in Italy all’estero.

Sta ora alle imprese utilizzare al meglio queste risorse e

questi incentivi, continuando a investire, innovare e inter-

nazionalizzarsi, senza farsi intimorire dai segnali d’insta-

bilità interni e internazionali, comprese le politiche pro-

tezionistiche minacciate dal nuovo presidente americano

Donald Trump. Nel 1992-93 il sistema produttivo seppe

reagire alla gravissima crisi morale, istituzionale ed eco-

nomica di “Tangentopoli”, con gli accordi sulla politica dei

redditi e sul superamento della scala mobile per combat-

tere il cancro dell’inflazione. Oggi occorre fare appello al-

la stessa energia e determinazione per far uscire l’Italia

da questa nuova fase di difficoltà.

EDITORIALE

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