Civiltà del Lavoro, n. 1/2016 - page 63

RITRATTI
CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2016
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mente dalla stessa parte e alla stessa altezza del padre.
Erano quelli gli anni in cui la cultura della elettronica era
nascosta nei laboratori universitari e in quelli della ricer-
ca militare e nessuno pensava che essa costituisse un
passaggio inevitabile, anche se costosissimo per una in-
dustria come la Olivetti che sulla meccanica di precisione
aveva basato la sua storia e la sua ricchezza. Ricordo an-
cora quando Roberto mi pregò di collaborare con lui per
creare ad Agrate Brianza, insieme alle società Telettra e
Fairchild, la “Società Generale Semiconduttori”. Sembrava
una piccola cosa, ma era il frutto di una grande intuizio-
ne scientifica, prima ancora che industriale. Ricordo anche
quando, prima di arrendersi alla vendita della divisione
elettronica alla General Electric, Roberto Olivetti fece, in
extremis, il giro di alcune grandi imprese europee, pro-
ponendo alla Siemens, alla Bull, alla Philips, di unirsi per
fondare una società elettronica europea. L’insuccesso di
quel tentativo ebbe conseguenze disastrose per il livello
della ricerca scientifica di tutta l’Europa. (...)
»
È vero che ognuno degli “olivettiani”, poi approdati nelle
attività più diverse della società italiana – dalla grande in-
dustria all’editoria, dalla letteratura alla finanza, dalla cat-
tedra al giornalismo – portò con sé la sua “immagine” di
Adriano, la sua “verità” su Adriano.
Ma ciò è naturale, in presenza di una figura così singola-
re e complessa: nacquero tante immagini e giudizi che,
giustapposti, possono anche dare un’impressione di con-
traddizione.
Ma se contraddizione ci fu in Adriano è perché nel suo
tentativo di trovare una composizione armoniosa alle ten-
sioni sociali, queste stesse contraddizioni entrarono in lui.
Proprio su questo aspetto l’esperienza olivettiana diviene
oggi, in un momento di gravissima crisi della società ita-
liana, più che mai attuale.
Ho conosciuto bene Roberto Olivetti e debbo dire che, an-
che se le idee del padre non furono sempre le sue, sul-
la necessità di affrontare il problema della conversione
dell’azienda dalla meccanica all’elettronica, egli fu certa-
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