Civiltà del Lavoro, n. 1/2016 - page 48

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FOCUS
CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2016
Riqualificare le città recuperando edifici dismessi e
valorizzando aree abbandonate è un tema di grande
attualità, che si riallaccia al “rammendo delle perife-
rie” auspicato dall’architetto Renzo Piano. Perché, se-
condo lei, c’è questo interesse?
Perché abbiamo bisogno di un modello di metropoli in-
telligente, inclusiva ed ecologica. Solo così riusciremo a
rimettere in piedi le economie di tanti territori che negli
anni sono stati “massacrati” dai tanti errori fatti. Le no-
stre periferie, infatti, sono sì degradate ma anche cariche
di energia vitale, e noi da questo dobbiamo ripartire, co-
niugando sviluppo e occupazione con la qualità della vita.
In questo senso già nel 2004, insieme a The European
House Ambrosetti, portammo avanti uno studio su cinque
città – Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo – intitolato
“Le città dei creativi”, nel quale si affermava il ruolo fon-
damentale della rigenerazione in materia di politiche ur-
bane. Un tema irrinunciabile per le sfide legate alla soste-
nibilità, alla sussidiarietà e alla coesione sociale.
Da allora sono passati dodici anni e il tema è anco-
ra presente nel dibattito pubblico. Segno che si è fat-
to poco?
Purtroppo si è fatto molto poco in termini pratici; al con-
trario, a livello di studi, si è fatto molto e la normativa
sulle città metropolitane lo dimostra. L’Italia è prima nel
porre le questioni, ma ultima nel risolverle. Il nostro pro-
blema è fare, attuare.
Qual è l’impegno dell’Unione Industriali di Napoli in
questo senso?
Nel 2009 abbiamo lavorato a un importante masterplan
che prevedeva progetti finanziati da privati del calibro di
Eni, Q8 e altre società quotate in Borsa. Partendo dal bas-
so, con altri imprenditori, abbiamo studiato la rigenerazio-
ne urbana forse più importante d’Europa – quella di Na-
poli infatti è una fra le aree metropolitane più grandi con
circa 4 milioni di abitanti – proponendo un concept inno-
vativo ed ecologico, che mettesse insieme più progetti te-
nendo conto di tutte le funzioni da sviluppare: servizi, at-
tività direzionali, artigianato, residenze, leisure e così via.
Per centrare l’obiettivo della rigenerazione, infatti, non
basta un unico progetto fatto da un archistar, ma occor-
re far dialogare tutti gli attori in campo: pubblico, privato,
società civile. È nato così un comitato promotore, che in-
cludeva anche l’area archeologica vesuviana, e dal primo
lancio avvenuto nel 2010 il piano si è arricchito negli an-
ni di ulteriori dettagli.
Pubblico e privato hanno dunque collaborato?
Assolutamente sì. Nell’ambito dell’area archeologica vesu-
viana, all’interno del “Comitato Naplest et Pompei” sono
IL MOMENTO
DI
DECIDERE
Con Ambrogio Prezioso, presidente Unione degli Industriali di Napoli, approfondiamo
il destino di Bagnoli e di Pompei a vent’anni dallo stop dell’Italsider e partendo dal tema
della rigenerazione urbana, vero leitmotiv delle politiche locali.
Ambrogio Prezioso
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