Civiltà del Lavoro, n. 1/2016 - page 43

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FOCUS
CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2016
Tre decadi ci sono volute per ottenere questo risultato,
frutto dell’applicazione delle direttive nazionali e inter-
nazionali in modo attivo, con rigore e coerenza. Oggi la
Ruhr, grazie alle competenze acquisite specialmente nel
campo ambientale che costituiscono un valore di eleva-
ta competitività a livello internazionale, non nega la pro-
pria vocazione tecnologica-industriale, ma prende spun-
to dal proprio passato produttivo e spesso inquinato, per
un futuro altrettanto produttivo ma fondato su una nuo-
va industria 4.0, che non solo non inquina più ma rime-
dia e bonifica le disattenzioni del passato.
Con la realizzazione del Parco Regionale dell’Emscher
la Germania ha dunque dimostrato che è possibile ri-
qualificare anche zone industriali compromesse. Qua-
li condizioni – politiche, economiche, sociali – hanno
reso possibile l’intervento?
È proprio la visione complessiva di un possibile cambia-
mento all’interno di una continua trasformazione che ha
reso possibile la sfida e lo sviluppo della trasformazione:
un nuovo modo di agire, che oggi viene riconosciuto e
preso come esempio da tutto il mondo, là dove si deb-
bano affrontare simili situazioni.
Aver posizionato all’inizio del processo di riqualificazione
la metafora del parco – il parco paesaggistico dell’Emscher
– per lo più legato alla fogna a cielo aperto del fiume
Emscher, ha sicuramente contribuito al successo dell’in-
tera operazione sostenuta da tutte le parti politiche, dagli
stakeholder economici e dalle parti sociali maggiormente
colpite da una elevata disoccupazione dopo la chiusura di
tutti gli impianti di industria pesante.
Connettere la bonifica dei suoli ad una più ampia riqua-
lifica economica-sociale ha saputo creare nel vero senso
della parola nuovi paesaggi urbani.
Nell’ambito del progetto per la Ruhr, di cosa si è oc-
cupato?
Sono nato nel bacino industriale della Ruhr, ho studia-
to nella sua capitale Essen dove mi sono laureato in ar-
chitettura del paesaggio e ho intrapreso il mio viaggio in
Italia tanti anni fa.
La curiosità verso il bel paese “wo die Zitronenen blühen”
(dove i limoni fioriscono...) era tale da superare ogni osta-
colo nel cercare un lavoro da giovane neolaureato. Nul-
la da fare a Napoli, Roma, Firenze e Bologna ma grande
soddisfazione a Milano, dove il famoso progetto del Bo-
sco in Città di Italia Nostra sembrava proprio avere spazio
per un giovane speranzoso capace di piantare gli alberi.
Ed ecco da lì a poco la scoperta delle analogie tra il baci-
no industriale della Ruhr e i grandi comparti industriali di
Milano: la Falk, Pirelli, Alfa Romeo e i luoghi della produ-
zione Maserati oramai in dismissione davano sufficiente
ragione per un costruttivo gemellaggio tra due metropoli
industriali in forte stato di trasformazione.
Come consulente dell’Esposizione internazionale di archi-
tettura del paesaggio (IBA) Emscher Park 1989-’99, ho
avuto modo di intervenire su numerosi progetti a tutte le
scale. Specie nella città di Essen, dove il mio piano di ri-
qualificazione urbanistica-ambientale da più di 15 anni è
in crescente applicazione e sta dando i suoi frutti.
Essen, dopo aver conquistato nel 2010 il titolo di capita-
le europea della cultura per il 2017, si è conquistata il ti-
tolo di capitale europea del verde; e tutto ciò è iniziato
con un progetto dei raggi verdi, che attraverso le singole
progettualità realizzate sono diventate autentiche infra-
strutture verdi capaci di contribuire alla rigenerazione dei
tessuti urbani sofferenti.
Quello della Ruhr non è l’unico caso di riqualificazione
di ex aree industriali. Ci sono città come Pittsburgh e
Chattanooga negli Stati Uniti, Sheffield in Inghilterra o
Bilbao in Spagna. Una sua opinione su questi progetti?
I progetti citati sono ben noti e ciascuno per la propria
particolarità ha saputo dare un contributo alla rinascita del
bacino industriale della Ruhr. Specie a Bilbao, dove si è
applicato il famoso concetto del “gratis”, azione lungimi-
rante senza la quale il museo Guggenheim non sarebbe
mai approdato nella città, diventando presto un autentico
motore della più ampia riqualificazione socio-economica.
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